Recensione: One Way Ticket to Hell… and Back

Di Paolo Beretta - 12 Dicembre 2005 - 0:00
One Way Ticket to Hell… and Back
Band: The Darkness
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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77

INTRODUZIONE:

35 minuti suddivisi in 10 tracce. 0 suite e 0 brani di non immediata assimilazione per un prodotto dalla semplicissima struttura. Ciononostante sono ben conscio di aver appena cominciato a scrivere la mia recensione più difficile da quando collaboro per questo sito. I motivi vanno ricercati nell’astio diffuso che molti metallari provano nei confronti dei britannici capitanati dai fratelli Hawkins. Il sound che propongono è ben lungi dal poter essere catalogato come Heavy metal e l’improvviso successo televisivo (Mtv) non è stato ben accolto. L’accusa? Commerciali! Ironici ed assolutamente spassosi nei loro video i fratelli Hawkins in Permission To Land hanno ridicolizzato gli atteggiamenti da super star di molti colleghi. Forse è vero che i britannici non sono un gruppo straordinario, è sicuro che hanno avuto la fortuna di cavalcare l’onda (il ritorno del glam-rock nella fattispecie) al momento giusto ed è altrettanto probabile che diverse formazioni più talentuose resteranno nell’anonimato: niente di nuovo sotto il sole! Ciò non toglie che i The Darkness abbiano qualche merito. In Permission To Land hanno risvegliato lo spirito del glam (come già accennato) con classe ed ironia senza inventarsi nulla. I rockers inglesi a distanza di 2 anni, dopo aver cambiato bassista ed essere usciti da una crisi sfociata nella droga (leggersi il testo della title track), sono pronti a tornare con il fiammante One Way Ticket To Hell…And Back. La copertina rosso fuoco, la quale vede un treno dirigersi a velocità folle verso inferno, oltre ad essere meno riuscita rispetto a quella del debutto, non rispecchia a mio parere il sound molto melodico del disco.

LE DIFFERENZE CON L’ESORDIO:

Inutile negare che non vi siano delle differenze tra Permission To Land e One Way Ticket To Hell…And Back. Se vi è piaciuto l’esordio non comprate a scatola chiusa il secondo capitolo. Questo nuovo prodotto è meno Glam e Rockettaro. I riff, che spesso nel debutto spesso ammiccavano ad AC/DC, WASP et similia, sono di numero estremamente ridotto. Stesso discorso per i lunghi solos; il risultato è un cd meno diretto e potente, più raffinato e studiato. Tolto il singolo-title track mi riesce difficile trovare Hit alla Black Shuck, Holdin My Own, I Believe In A Thing Called Love ecc… Se Permission To Land era un cd da festa, tanta era l’immediata forza del suo Rock ignorante, genuino e mattacchione, One Way Ticket To Hell…And Back è un lavoro che, sebbene scorra con piacere e sia divertente, bisognerebbe assaporare con maggiore calma.

LE SOMIGLIANZE:

Il falsetto innanzitutto rimane l’elemento fondamentale del sound della band. Sono davvero poche le song nelle quali Justin non dà spettacolo. Consiglio ai detrattori di tale tecnica canora di tenersi ben alla larga dal suddetto cd. Inoltre i nostri non hanno perso quella voglia di prendersi in giro. In questo senso consiglio a tutti di guardarsi il video di One Ticket To Hell nel quale i The Darkness, ironicamente, si considerano i salvatori del Rock e riescono nell’impresa di scongelare l’inferno, ghiacciatosi per la mancanza di band di talento!

SOUNDS LIKE:

Nell’esordio il sound, (come giustamente sottolineato nella recensione presente sul sito), era più orientato verso l’Hard Rock a stelle e strisce. In One Ticket To Hell…And Back i nostri, forti di una produzione griffata Thomas Baker, richiamano in particolare i Queen. Nello specifico la ballad orchestrale, fragile e delicata Blind Man chiude il cd come meglio non era possibile fare. Le backing vocals alla Bohemien Rhapsody mi hanno lasciato a bocca aperta mentre English Country Garden è una marcetta deliziosa. Piano, chitarra in pieno stile Brian May, accelerazioni e assolo rendono questo pezzo la Hit migliore del disco.

LA TRACKLIST:

Oltre a questi due gioiellini finali One Way Ticket To Hell…And Back offre l’immediata, e già citata, Title Track con le sue melodie barocche unite ad un bel riff prima di sfociare in un refrain che risulta essere una scommessa vinta in partenza. In Girlfriend tra archi, trombe e tempi allegri il falsetto di Justin si sfoga in un mid tempo che tutto è tranne Hard Rock. La Skip song del prodotto è a mio parere Hazel Eyes. Il taglio orientale delle linee melodiche non convince completamente al pari del chorus troppo studiato. Comunque un brano ben lungi dall’essere inascoltabile. Il lato più massiccio trova il suo spazio in Is It Just Me? Traccia nella quale Justin non esagera con il suo cantato e bei riff si mettono, così facendo, in evidenza per una song compatta e perfetta per la sede Live. Giro di basso del novello Edwards e Knockers ci ha già conquistato con un sound di chitarre che mi ha mandato alla mente gli Aerosmith. Il chorus “I Love What You’ve Done With Your Hair” è da applausi. In Bald troviamo atmosfere cupe. Un arpeggio delicato è lasciato volutamente in sospeso per essere spezzato da un riff che puntualmente arriva, secco e deciso. Sound lento e pesante in geniale contrapposizione con il testo/preghiera incentrato sulle calvizie. Estremamente piacevole la fragilissima ballad Seemed Like A God Idea At The Time mentre Dinner Lady Arms è un mid tempo leggero che piace con una buon mix di melodie e chitarre. Io lo userei come secondo singolo ed è indiscutibile che scorra come un meccanismo ben oliato.

CONCLUSIONE:

Mossa coraggiosa quella dei The Darkness. Era facile immaginare un cd sulla stessa scia sonora vincente dell’esordio ed invece così non è stato; i nostri si sono dimostrati essere una band in evoluzione. Se vi piace la musica che va dall’Heavy Metal…all’Heavy Metal, e se Permission To Land non vi aveva convinto appieno allora lasciate che Vi dica che queste 10 canzoni, brevi e semplici, piene di falsetto, orchestrazioni, avare di riff e potenza non fanno per voi. Discorso ben diverso per chi apprezza più generi, ama le melodie in generale, e magari è cresciuto come il sottoscritto a pane e Queen. In questo caso One Way Ticket To Hell…And Back risulta essere un buon lavoro che vi potrà regalare mezz’ora abbondante di musica (ben suonata, cantata e prodotta) d’ascoltare tutta d’un fiato senza pretese di salvare il Rock o sconvolgere la scena.

Top Songs: Dinner Lady Arms, Blind Man, English Country Garden
Skip Song: Hazel Eyes.

Paolo “FIVIC” Beretta

TRACKLIST:

1. One Way Ticket
2. Knockers
3. Is It Just Me?
4. Dinner Lady Arms
5. Seemed Like A God Idea At The Time
6. Hazel Eyes
7. Bald
8. Girlfriend
9. English Country Garden
10. Blind Man.

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