Recensione: Only to Rise

Di Francesco Maraglino - 25 Gennaio 2015 - 6:00
Only to Rise
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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82

A quanto pare, l’idea di affiancare in un unico progetto la voce/chitarra dei christian rockers Stryper, Michael Sweet, e la sei-corde dell’axeman dei Lynch Mob, George Lynch (ex Dokken, come tutti sanno), sia nata, tanto per cambiare, nella mente del patron della Frontiers Music, Serafino Perugino.
Un’idea dal risultato più che intrigante, giacché “Only To Rise”, il disco partorito dai due celebri artisti hard rock, con l’aiuto di Brian Tichy (ex Whitesnake, tra l’altro) dietro i tamburi e James Lomenzo (White Lion) al basso, si staglia sicuramente sopra tanti effimeri progetti melodic rock, brillando di una luminosità degna del parto di una vera e propria band.
La chimica tra i due rockers sembra, dunque, aver funzionato egregiamente, creando un album credibile e coerente.
Difficile trovare un solo filler, infatti, nel platter degli Sweet & Lynch. Pressoché tutte le canzoni sono, infatti, ispirate e curate nella scrittura, negli arrangiamenti e nell’interpretazione, e sembrano pervase dal sacro fuoco di una grinta e di un’energia che fa venir voglia di ascoltarle al più presto dal vivo.

Il rock pesante, seppure sempre carico di melodia, prevale, naturalmente, in Only To Rise: ecco, infatti, che l’ascoltatore è accolto, in apertura, da The Wish, brano cadenzato e melodico non privo di un afflato di epicità, per proseguire con Like A Dying Rose, in cui chitarre taglienti e armoniose tratteggiano una traccia nervosa e stuzzicante che si apre in un chorus assai melodioso.
Più in là Time Will Tell predilige i toni di un rock “tosto” e ad alto tasso di musicalità, ed ancora più heavy si palesa l’emozionante Recover, un uptempo incalzante ed arioso nel quale la voce di Sweet esegue una performance celestiale pur dovendosi far largo tra le pugnalate delle taglienti chitarre. Ancora, se Hero-Zero (sinuoso hard rock), ed Only To Rise (ficcante metal) si muovono, in fondo, sui rassicuranti territori di un sound consueto e “già sentito”, ci pensa la magnifica September a distinguersi per ispirazione, in mezzo alle altre tracce. Si tratta, difatti, di un hard rock melodico e groovy con un hook particolarmente accattivante.
Non solo. Su Rescue Me prevale la componente dura degli energici riff, ma altrove si respirano profumi differenti ed affascinanti: Love Stays, ad esempio, è una power ballad scandita introdotta da un arpeggio elettrico ed impreziosita da un ritornello grandioso ed affascinante.  Me Without You, ancora, incanta per il suo mood  dolcissimo e magico e per il suono in parte sospeso ed arpeggiato, sebbene sempre elettrico.
Divine è pure un brano ricco di suggestioni emotive, spruzzate qui con un pizzico di psichedelia acida e di frammenti beatlesiani. Ed anche l’affascinante Strength In Numbers si contraddistingue grazie all’esibizione di speziati influssi mediorientali e world.

Only to Rise, in conclusione, offre, come nelle aspettative, grandi chitarre ed una voce siderale, e l’ovvio ed atteso mix di influenze di Stryper, Dokken e Lynch Mob. Riesce vieppiù a sorprendere per la presenza  di tante e variegate sfumature sonore e si caratterizza, così, rispetto alla pletora di uscite discografiche omologate e fin troppo canoniche.

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