Recensione: Onnipotenza III

Di Daniele Balestrieri - 20 Luglio 2006 - 0:00
Onnipotenza III
Band: Tre
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2005
Nazione:
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61

Riecco Sua Santità Rosario Badalamenti, e riecco un altro parto della truce Mediterranean Scene che grazie alla Inch Production continua a sfornare progetti tanto distruttivi quanto limitati – spesso per volontà degli stessi artisti – a un numero limitato di copie o di uscite.

Questo è il caso dei 3, one-man band a tutti gli effetti, che doveva avere nella propria storia solo tre demo di cui questo, Onnipotenza III, è l’ultimo.
Ancora una volta il prodotto tiene fede alla singolare filosofia della band: disco breve e tremendamente incisivo, l’album trae ispirazione dalla blasfemia più assoluta di cui sia il libretto che la copertina sono pregni fino a gocciolare sangue. Chi ha sentito il precedente 666 Knives to the Son’s Heart troverà in Onnipotenza III un prodotto abbastanza simile, per quanto leggermente più variegato. Due tracce in particolare, “Bile” e “Incontroverti-bile” giocano molto tra loro, portando lo stesso messaggio e una serie di parole che terminano in -bile che lasciano ben presagire il tono provocatorio e intimista di quest’ultimo lavoro marchiato 3.
Per quanto riguarda lo stile musicale, la parola inizia dov’era terminata quella del secondo album: black metal grezzo, ossessionante, trainato da una drum-machine paragonabile a un mitra impazzito e sostenuto da una serie di pesantissimi inserti industrial, non così preponderanti come in 666 Knives, ma a tratti decisamente di primo piano.
Questo è quasi un disco black puro, dove il BPM detta legge e non abbandona l’ascoltatore se non all’outro finale, “Immorale”, che ancora una volta lascia presagire gli scenari desolati, quasi post-nucleari, tanto cari all’intera scena mediterranea.

C’è poco altro da aggiungere: chiaramente questo è un prodotto non adatto a tutti, ma solo a quella nicchia di tenaci sostenitori del black senza compromessi e della fervente scena mediterranea. Il disco non ha pregi particolari né parti rivoluzionarie (tranne il cantato, che è in italiano – una vera rarità per un movimento che canta unicamente in dialetto); è semplicemente un altro tassello di quella scena meridionale che ha già terrorizzato mezza Europa e che già si può dire sia entrata nella storia, con le sue personalità carismatiche e vincenti, e i suoi prodotti d’alta classe – nel segno dell’oscuro signore, naturalmente.

TRACKLIST:

1 – Bile
2 – L’Impervio Sentiero
3 – Lingua Morta
4 – Incontroverti-Bile
5 – Immorale

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