Recensione: Open Fire

Di Angelo D'Acunto - 22 Luglio 2008 - 0:00
Open Fire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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73

Gli Alabama Thunderpussy sono sicuramente la vera e propria mosca bianca nel
bel mezzo di tutti i gruppi estremi in forza alla Relapse
Records. A tre anni di distanza dal precedente Fulton Hill, la band ritorna sul
mercato con un nuovo full-length e con una formazione leggermente rimaneggiata
che vede l’ingresso dell’ex cantante degli Exhorder, Kyle Thomas, a sostituire
l’uscente Johnny Weils.

Open Fire si presenta subito nel peggiore dei modi con una cover dal
retrogusto nettamente epic (alzi la mano chi ha appena pensato ai Manowar) e
pacchiana all’inverosimile. Ma come si dice, “l’abito non fa il monaco” e senza
farci scoraggiare da una pessima presentazione a livello di artwork possiamo
saltare i preliminari di rito e dare il via ai giri del cd nell’apposito
lettore. Quella che balza da subito all’orecchio è la nettissima differenza con
le precedenti release della band: vengono abbandonate le atmosfere sulfuree più
doom-oriented e le psichedelie da acidi per lasciare spazio a un nuovo sound irrobustito fino all’osso. Mettete nel
calderone l’hard rock nella sua versione più sporca e insolente, aggiungete
qualche milligrammo di heavy rigorosamente ottantiano e avrete come risultato
quella che è la nuova direzione musicale intrapresa dagli Alabama Thunderpussy.
Il disco parte con The Cleansing, traccia che abusa fin da subito della velocità
e delle nuove sonorità più heavy-oriented, continuando a pestare duro
dall’inizio sino alla fine senza fare troppi complimenti. Pressoché nulle le
possibilità di riscontrare un qualsivoglia calo qualitativo in una tracklist
piuttosto omogenea che convince e coinvolge dalla prima all’ultima nota
registrata su disco. Ottima la prova esecutiva della band: la coppia Larson/Lake
è in forma smagliante e riesce con grande destrezza a tirare fuori riff
di chitarra granitici che vanno creare un muro sonoro distruttivo come non mai.
Non da meno la
prestazione di Thomas dietro al microfono: quest’ultimo va a rendersi
protagonista con una voce di gran lunga più versatile rispetto a quello che era il cantato del
singer precedente, destreggiandosi abilmente fra registri acuti e parti vocali
più gravi e graffianti. Differenze nettissime quindi, che alzano ancora di più il livello di
un album dotato di un songwriting ispirato e di ottima
qualità. L’ultima considerazione và fatta per la produzione: essenziale,
apparentemente scarna, ma che in ogni caso riesce benissimo a rendere giustizia
a tutti gli strumenti suonati senza in alcun abbassare quello che è il livello
qualitativo dell’intero disco.

Insomma, gli Alabama Thunderpussy sono tornati alla ribalta con un
disco pesante, grezzo al punto giusto e che sprizza energia da tutti i pori.
Open Fire
non mira di certo a rivoluzionare i connotati stilistici
del genere in questione, ma risulta essere ugualmente un prodotto efficace, ben
suonato e che riesce a convincere e coinvolgere in pieno.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

Tracklist:

01 The Cleansing
02 Void Of Harmony
03 Words Of The Dying Man
04 The Beggar
05 None Shall Return
06 Whiskey War
07 A Dreamer’s Fortune
08 Valor
09 Open Fire
10 Brave The Rain
11 Greed

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