Recensione: Order of the Illuminati

Di Matteo Lavazza - 29 Giugno 2003 - 0:00
Order of the Illuminati
Band: Agent Steel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Nuovo lavoro per gli Speed Metallers Agent Steel, che dopo il loro ritorno sulle scene hanno ripreso il discorso prematuramente interrotto ormai parecchi anni fa.
L’inizio di questo nuovo “Order of the Illuminati” è affidato ad “Avenger”, una song dalle chiare atmosfere Thrash, che fa tornare alla mente certi pezzi dei Testament come costruzione musicale.
Davvero molto belli i riff portanti del pezzo, così come la prestazione di Bruce Hall alla voce, che pur non raggiungendo i livelli del suo predecessore John Cyriis fornisce comunque una prestazione più che buona.
Il punto di forza di questo è di sicuro la varietà palesata dalla band in fase compositiva, infatti di fianco a canzoni decisamente aggressive, come la già citata opener oppure la bella “Ten Fist of Nation”, canzone in pieno U.S. Metal style dalle atmosfere cupe intervallate da stacchi decisamente cattivi, “Earth Under Lucifer”, che mette in mostra un ottimo lavoro di Rigo Amezcua alla batteria e ancora una volta dei riff di matrice Thrash che si uniscono alla perfezione alle ottime melodie vocali di Hall oppure “Forever Black”, che probabilmente è la canzone più tirata del disco, con la coppia Garcia-Versailles intenta a macinare parti di chitarra veloci e potenti, trovano posto anche pezzi più ragionati come la splendida “Insurrection”, aperta da un arpeggio quasi ipnotico e con il basso, suonato dal bravo Karlos Medina, che riesce a creare una base davvero inquietante, prima che a metà pezzo la band ingrani la quarta e torni su binari più normali per i loro standard, oppure la conclusiva “Human Bullet”, introdotta da un dolce arpeggio la canzone poi attacca l’ascoltatore col suo mix di riff ora aggressivi ora marcatamente melodici che riescono a colpire nel segno.
Nell’album trovano posto anche due brani strumentali, uno intitolato “Dance of St.Vitus” che ci presenta sotto l’aspetto solista il bassista Medina, e l’altro intitolato “Kontrol” in cui la band più che puntare sull’aspetto solistico, comunque presente, preferisce concentrarsi sulla costruzione ritmica e melodica del pezzo, riuscendo così a creare un brano molto interessante.
Tecnicamente la band non fa mai o quasi nulla di particolarmente complicato, ha però il grosso pregio di fare bene quello che serve per far risaltare le varie parti delle canzoni.
Il suono del disco è piuttosto buono, niente di particolarmente esaltante o innovativo ma comunque in grado di dare il giusto spessore ai brani di questo “Order of the Illuminati”.
In chiusura posso solo dire che gli Agent Steel hanno confezionato un buon album, niente di eccezionale sia ben chiaro, ma comunque un lavoro che si fa ascoltare con piacere, e di questi tempi non è sicuramente poco.

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