Recensione: Out of Myself

Di Riccardo Angelini - 15 Settembre 2005 - 0:00
Out of Myself
Band: Riverside
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2004
Nazione:
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75

E’ indubbio che fino a oggi la Polonia non si sia ancora distinta come fucina di talenti del rock progressivo (o psichedelico), ma probabilmente nessuno si è mai preoccupato di dirlo a questi Riverside. Attingendo a piene mani da una dimensione della musica per nulla semplice e talvolta – erroneamente, aggiungerei – collocata sul bordo del gothic metal, il giovane combo di Varsavia esordisce con un disco dalle robuste radici pinkfloydiane, che si sviluppa, lento e placido, attraverso atmosfere dense, nebbiose, figlie dei classici Anathema e degli Opeth di Damnation, avvolte nelle melodie oniriche e articolate di marca Porcupine Tree. Non manca neppure l’elemento strutturale più esplicitamente progressivo, debitore in primo luogo dell’universo Marillon, ma anche in certa misura anche di quello Pain of Salvation.

Non è un sound particolarmente innovativo quello che ne nasce, ma il songwriting non tarda nel dar sfoggio di spalle abbastanza robuste da sostenere il peso di cotante influenze, andando subito a bersaglio con il colpo più difficile – i dodici minuti dell’ottimo incipit The Same River riescono nella non facile impresa di mantenere sempre alto il livello di attenzione – per poi proseguire con una serie di brani decisamente più abbordabili (mediamente tra i tre e i cinque minuti), che conservano e sviluppano l’atmosfera dell’opener con classe ma senza colpi di scena. L’omogeneità sonora viene comunque arricchita da occasionali variazioni sul tema e da qualche sporadica contaminazione, come nel caso delle vocals. Queste, pur restando in prevalenza pulite e armoniche, cominciano a sporcarsi già nella seconda Out of Myself, per trasformarsi in una sorta di screaming sempre più aspro, ma mai eccessivamente forzato, nel finale di Loose Heart. Non mancano neppure sporadici campionamenti extra-musicali che contaminano il suono rinforzando la componente atmosferica: così accade nelle due apprezzabilissime strumentali, Reality Dream e Reality Dream II. Là un ticchettio asfissiante precorre una mirabile esplosione tastieristica, qua un desolante trillo di cellulare (che per un attimo, solo per un attimo, mi ha riportato alla mente l’ultimo straordinario Ulver) accompagna desolatamente melodie cupe e malinconiche; in entrambi casi una batteria intima e multiforme scandisce i battiti cardiaci con esemplare scelta di tempo.

Qualche nota un po’ stonata a dire il vero c’è, in particolare nei pressi del finale. Così, se la poco brillante semi-acustica In The Minds viene salvata da melodie vocali passionali e intelligenti, lo stesso non può dirsi del trip al rallentatore OK, un sedativo che stenderebbe perfino un elefante. Per quasi cinque interminabili minuti la band, improvvisamente dimentica di tutta la propria anima progressiva, rimane intrappolata in una nenia di opprimente monotonia, che con narcotica ostinazione scivola a poco a poco dal territorio delle belle atmosfere al baratro della noia.

Ma nonostante il clamoroso autogol finale, non si può negare che con Out of Myself i Riverside abbiano subito colto nel segno. Certo, sembra oggi molto difficile, oserei dire impossibile, superare i padri di questo tipo di rock sul loro stesso terreno: servono concrete innovazioni e non imitazioni, per quanto brillanti, se si vuole lasciare un segno nella storia della musica. Ciò non toglie tuttavia che si possano trovare dischi di buon livello che gli appassionati del genere finiranno probabilmente per amare e che insieme sapranno intrigare anche qualche fan dell’ultima ora. Dischi come l’esordio dei Riverside, una realtà già convincente e potenzialmente in grado di riservare qualche sorpresa molto interessante in un futuro non troppo lontano. Amanti di Porcupine Tree e compagnia, siete avvertiti: questo disco fa per voi.

Tracklist:
1. The Same River (12:01)

2. Out of Myself (3:43)

3. I Believe (4:14)

4. Reality Dream (6:15)

5. Loose Heart (4:50)

6. Reality II (4:45)

7. In Two Minds (4:38)

8. The Curtain Falls (7:59)

9. OK (4:46)

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