Recensione: Out of the Voiceless Grave

Di Daniele D'Adamo - 14 Settembre 2017 - 15:19
Out of the Voiceless Grave
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

I The Lurking Fear sono nati quest’anno ma annoverano musicisti di grande esperienza che, automaticamente, ne fanno una band tutt’altro che esordiente; se non dal punto di vista formale, almeno da quello sostanziale.

Tomas Lindberg, voce (At The Gates / Disfear); Fredrik Wallenberg, chitarra (Skitsystem); Jonas Stålhammar, chitarra (God Macabre / Bombs Of Hades); Dread, basso (Tormented / Disfear); Adrian Erlandsson, batteria (At The Gates / The Haunted), formano un quintetto dal livello qualitativo straordinario, che annovera, tra l’altro, una voce storica del metal estremo: quella di Tomas Lindberg, appunto, vocalist dei rinnovati Campioni del death melodico, gli At The Gates. 

Anche la provenienza geografica non lascia indifferenti, poiché i The Lurking Fear sono di Goteborg, capitale del già citato death metal a sfondo melodico nonché città assai prolifica in termini di band proponenti il medesimo genere. 

Tutto quanto per dire che i The Lurking Fear suonano sì death, ma ben lontano dai canoni del gothenburg metal. Una perfetta antitesi fra terra natia e libertà di esecuzione. Anzi, la proposta dei Nostri, che si materializza nel debut-album “Out of the Voiceless Grave”, è volta alla ricerca di soluzioni musicali non-convenzionali, nuove, fresche, nelle quali, tornando al discorso di partenza, la melodia non c’entra affatto (a parte una briciola una in ‘Upon Black Winds’).

Del resto è chiaro sin da subito. Dopo il solito intro ambient, cioè la title-track, i The Lurking Fear partono a razzo con la furia demolitrice di ‘Vortex Spawn’, mazzata nello stomaco che non lascia spazio ad alcuna interpretazione diversa da quella di trovarsi solo e soltanto davanti a del dannato death metal. L’imperiosa interpretazione vocale di Lindberg dà, da sola, la sostanza di una formazione che sa bene quello che cerca, e lo trova. Linee vocali per niente scontate, insomma, che svolgono appieno il loro ruolo di sviscerare con un growling avvolgente e cangiante i temi lovecraftiani che formano l’ossatura lirica delle song.

Ancora di più è ‘The Starving Gods of Old’, però, a fornire contezza della novità insita nella musica di “Out of the Voiceless Grave”: utilizzare per il death riff nati, a vece, per l’heavy. C’è già un precedente, per questo, anche se meno potente, e risiede nei Vampyre. Qui, nondimeno, l’energia in gioco è molto alta; grazie, anche, a una sezione ritmica possente, massiccia, disarticolata. Le chitarre, come scritto, seppur durissime come suono, sembrano affrontare brani di metal classico, si oserebbe dire da NWOBHM, restando lontane dai soliti cliché di riffing che obbediscono come agnellini ai dettami del death metal. Death metal che inzuppa sino all’osso ogni singolo brano del platter, questo non bisogna mai dimenticarlo.

Con detto approccio, il sound dei The Lurking Fear risulta dinamico come pochi, sciolto, fluido, scorrevole. Una vera delizia per le orecchie, travolte da una marea di note perennemente coordinate fra loro che, come un fiume in piena, travolgono tutto e tutti.

Ci sono anche episodi meno violenti e più ragionati, come per esempio ‘The Infernal Dread’, ma il discorso di base non cambia: il rutilante ritmo del quintetto svedese scoperchierebbe anche un carro armato in pieno movimento. Ritmo che, almeno a parere di chi scrive, diviene davvero irresistibile quando si alza l’asticella dei BPM: ‘With Death Engraved in Their Bones’ et similia, per intendersi.

La conclusione è semplice e coincide con quanto affermato da Tomas Lindberg: «hai sempre tempo di fare qualcosa, se sei ispirato». E, ispirati, i The Lurking Fear lo sono.

Eccome.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

Ultimi album di The Lurking Fear