Recensione: Ov Tentacles And Spirals

Di Nicola Furlan - 18 Marzo 2013 - 8:01
Ov Tentacles And Spirals
Band: Azrath-11
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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79

Un sonoro e violentissimo calcio nelle palle.
Una tal similitudine ben si addice per presentare alla vasta e viva comunità del Death Metal italico il nuovo lavoro degli Azrath-11. Secondo disco questo “Ov Tentacles And Spirals”, chiamato a bissare i buoni risultati di “The Shrine Ov Hallucination”, riuscendoci appieno. Due anni sono stati sufficienti alla band goriziana per mettere assieme idee ed ispirazioni e dare in pasto ai famelici cultori del genere un album ben concepito, ben strutturato e suonato, oggettivamente, in maniera impeccabile.
“Ov Tentacles And Spirals”,  è un concentrato di brutalità sonora, notevole capacità tecnica e di illuminata ispirazione compositiva che sublima in una ricercatezza elegante dei testi relegati troppo spesso, visto la peculiarità del cantato propria del genere, ad un inutile orpello compositivo.

Il sound proposto è quanto di meglio si possa chiedere: Death piuttosto canonico che si sposa egregiamente alle oscure ambientazioni in cui gli  Azrath-11 ci catapultano, tra il Kaos inarrestabile delle forze primigenie della natura, in costante balìa degli elementi, perduti uno scenario apocalittico in cui il mare la fa da padrone assoluto. Mare prezioso scrigno di vita e morte, di gioie e ancestrali paure, custode di segreti reconditi e di favolosi tesori. Mare, tumultuoso habitat di bestie elevate a potenti Dei dormienti da antiche profezie, avvolti, sognanti, da luridi tentacoli pronti a portare morte e devastazione con l’agognato risveglio durante il luminoso Tempo Delle Stelle.
Mare sulle cui sponde sembra quasi di udire, lontano, urla strazianti, folli invocazioni d’oscuri presagi come in “Awaiting The Inexorable”, efficace cappello introduttivo alla furiosa “Emblem Ov Primordial Tides”. Veloce, martellante, satura e schiumosa di riff che sembrano chiamare a gran voce l’attenzione degli immortali. Ottima in un incedere praticamente senza ostacoli, anche nelle parti più lente, evocative, dal vago sapore mediorientale,  che spezzano un ritmo altrimenti costantemente in fondo scala. Il biglietto da visita dei  Azrath-11 è piuttosto esplicito. L’aggressione continua inesorabile e furibonda con “Eraging The Water Spirits”, brano che sottolinea le indubbie qualità tecniche dei Nostri capaci non solo di sferzate d’inaudita violenza, ma anche di parti più lente, melodicamente lineari, caratterizzate comunque da un estremo dinamismo congenito. Gli Antichi furono, gli Antichi sono e gli Antichi saranno.

Su tutto eccelle una sezione ritmica assolutamente devastante capace di creare una solida base per i fraseggi ed i vortici delle chitarre. Il concetto di Tempo viene stravolto, aggredito anch’esso dalla tecnica compositiva del combo che lo trasformano, lo modellano, se ne prendono gioco a proprio esclusivo ludibrio per i loro oscuri scopi. Come immersi nel nero della tempesta discendiamo assieme al gruppo per il vorticoso Maelstrom. Non mancano, flebili sprazzi di luce che squarciano un cielo nero come la pece. L’oscurità resta una costante imprescindibile, esaltata in parti di claustrofobica bellezza come nella riuscitissima “Domination Ov The Storms”. Le parti vocali di Antheres soffrono un po’  a causa di una produzione che non le valorizzano sufficientemente, sovrastate troppo spesso dal suono furioso della band. Forse unico neo in un lavoro complessivo di indubbia qualità. Cosa questa che però non riguarda  le seconde voci e  le parti corali che, seppur di impatto minimo nell’incedere dall’album, lo caratterizzano maggiormente rendendolo completo, giovando all’atmosfera generale oscura del disco. Apprezzabili ed estremamente adatte al contesto, quindi, come nella parte iniziale di “Surge”, in cui spiccano come le oscure preghiere degli incappucciati uomini neri. Ammetto d’aver sperato di sentire un urlo lancinante fendere l’aria con il mantrico Ia! Ia! Kutulu Zikur, non posso nasconderlo. Decisamente riuscita anche la convivenza tra il cantato ruvido e profondo di Antheres contrapposto alle parti in clean pulito ed evocativo di “Sunset Ov The Abysmal Embrace” forse una delle canzoni che ho preferito in assoluto.
Ulteriore nota positiva la cover dei Morbid Angel. “God Ov Emptiness”, degna conclusione di un lavoro d’eccellenza. Un lavoro completo in tutto, curato in ogni minimo particolare. Ottime le fotografie promozionali in linea con un artwork di qualità superiore. Le grandi aspirazioni si vedono anche, e sopratutto, nella cura dei dettagli. Non mi stancherò mai di sottolinearlo.

Gran colpo quindi, quello messo a segno dalla Punishment 18 Records a cui spetta onere e onore di far crescere ancora questa eccellente realtà di casa nostra.
Questo per rimarcare il fatto che non dobbiamo giocoforza guardare sempre lontano: abbiamo in casa, nella nostra sottovalutata a bistrattata Italia, tante ottime realtà musicali. Per un sonoro calcio nei coglioni, basta poco: uno stereo, “Ov Tentacles And Spirals” ed il tasto Play.
Kakammui Selah,  Azrath-11!
Buon divertimento!

Daniele Peluso

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