Recensione: Overkill Commando

Di Daniele D'Adamo - 9 Agosto 2016 - 18:20
Overkill Commando
Etichetta:
Genere: Grindcore 
Anno: 2016
Nazione:
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50

La Polonia, assieme al death metal, è, anche se non la prima, una delle migliori fucine moderne per quanto riguarda il grindcore. Gli Antigama sono forse la band più rappresentativa di tale movimento, ma non sono certo gli unici. 

Per esempio, ci sono i Nuclear Holocaust, provenienti da Świdnik. Formatisi l’anno scorso, hanno tuttavia al loro attivo già un demo (“Mutant Inferno”, 2015), uno split con Cemetery Whore, Hell United e Necrosodomistical Slaughter (“Infected by Old School”, 2016) e un full-length. Questo, di debutto: “Overkill Commando”

Se i titoli dei dischi hanno un significato, allora quello dello split sopra menzionato fa testo: i Nostri rimandano molto del loro sound alla vecchia scuola, difatti. Nemmeno grindcore purissimo, peraltro, giacché è molto forte l’influenza dell’old school death metal, appunto. Ovviamente è piacevole testimoniare che le nuove generazioni di musicisti, pur potendo scegliere fra un’infinità di stili, optino per quelli che hanno fatto la storia del genere.

E qui si fermano le note positive di “Overkill Commando”. Il quale, detto papale papale, sembra costruito dalla stessa song ripetuta in modi diversi per venti volte di seguito. Probabilmente è la mancanza degli incipit, che fa sì che le canzoni si buttino addosso all’ascoltatore nel medesimo modus operandi

Il quattro quarti di Overkiller è da mal di testa, ma per il fatto che si trascina più o meno uguale a se stesso dall’inizio di ‘Abominations of Annihilation’ alla fine di ‘Atomic Suicide’. Fatte salve alcune intromissioni nei roventi territori dei blast-beats. I riff XXX-Bomber sono davvero numerosissimi nonché perfettamente idonei alla bisogna. Tuttavia, la sensazione è che siano stati concepiti in mezza giornata, talmente è semplice, elementare e rozza la loro struttura (?). Non male l’ugola di Bloodseeker, scabra come la carta di vetro a frana grossa. Però, non si sposta nemmeno di un millimetro il problema: sono poche linee vocali iterate all’inverosimile, che contribuiscono attivamente a rendere piatto come una tavola “Overkill Commando”. Non pervenuto Doomtrigger, che si limita a eseguire il proprio compitino senza infamia né lode, esattamente come migliaia di suoi colleghi.

Il songwriting ovviamente s’è capito dove pari, a questo punto: alla ripetizione, sino alla nausea, degli stessi pochi accordi che, se fossero elaborati con maggior completezza, potrebbero anche essere interessanti poiché, e questo nessuno può confutarlo, i Nuclear Holocaust hanno un tiro da paura.

Proprio per ciò, “Overkill Commando” può servire per divertirsi a far bordello per una serata, ma nulla più. 

Daniele D’Adamo

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