Recensione: Paintropy

Di Alessandro Calvi - 25 Aprile 2013 - 9:00
Paintropy
Band: Mesmerize
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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78

Li avevano dati per finiti. Li avevano dati per sciolti. Li avevano dati per morti. Il loro ultimo album in studio risaliva al 2005 e si intitolava “Stainless”, un disco che sembrava promettere un nuovo corso, una nuova gioventù per i Mesmerize, ma che, invece, non fu immediatamente seguito da altri CD. A ben otto anni di distanza, però, eccoli risorgere dalle proprie ceneri come una sorta di araba fenice di puro metallo. Più potenti, aggressivi e arrabiati che mai, pronti a dare alle stampe “Paintropy”!

Tocca a “It Happened Tomorrow” aprire le danze, anche se, forse, sarebbe più corretto dire: a sferrare il primo pugno in faccia all’ascoltare. Sì, perchè questa rinascita dei Mesmerize ha portato, oltre che tanta rabbia, anche un sound più diretto e aggressivo. Tanto violento che, ormai, il termine “power” per definire il genere da loro proposto risulta decisamente limitato e limitativo, soprattutto per le chitarre, a tratti confinanti con il thrash. Dopo il primo jab, ecco subito arrivare il secondo diretto, questa volta portato alla mascella, intitolato “2.0.3.6.”, un altro brano veramente aggressivo e capace di mettere al tappeto chiunque.
Due canzoni molto simili tra loro per il sound, anche se scritte in tempi ben diversi. “It Happened Tomorrow”, infatti, è una delle song nate subito a ridosso dell’uscita di “Stainless”, ma sembra, invece, una delle ultime, tanto l’arrangiamento è stato efficace nel dare a tutti i brani una omogeneità che i Mesmerize, fino a questo momento, non avevano mai avuto. Una delle principali critiche rivolte al gruppo in questi anni, infatti, era proprio quella di avere tante, troppe, anime; che ogni traccia suonasse a modo suo, con un diverso arrangiamento, un diverso suono degli strumenti, etc. Per alcuni era un fatto positivo, che dimostrava l’eclettismo della band, per altri un elemento negativo che non comunicava un sound che fosse immediatamente riconoscibile. Critiche assimilate e interiorizzate, a cui “Paintropy” è una risposta perfetta, perchè riesce a trasmettere sia unità che capacità di muoversi in campi e registri diversi.
Leggermente diverso l’attacco di “A Desperate Way Out”, più lento e classico, ma si tratta solo di una finta, perchè ben presto la canzone sprigiona tutta la sua energia. Chiaramente non stiamo parlando di tredici tracce tutte uguali tra loro, al contrario ognuna risulta particolare e originale rispetto alle altre. Alcune, per esempio, mostrano chiaramente l’anima più gioviale e divertente (ma soprattutto divertita) dei Mesmerize, come nel caso di “Monkey in Sunday Best” e il suo passaggio con i musicisti che imitano delle scimmie. Altri pezzi, invece, come “Within Without” o “One Door Away”, con i loro ritornelli orecchiabili e che si stampano subito in testa, ricordano un po’ di più il passato della band.
Altre ancora, come la titletrack “Paintropy”, infine, sono canzoni che, fino a poco tempo fa, ben pochi avrebbero pensato di accostare ai Mesmerize o, i più maliziosi, che fossero in grado di scrivere. Non ci riferiamo, in questo caso, solo all’uso del growl in alcuni frangenti, ma a tutta la struttura del pezzo e, in generale, al songwriting decisamente “fuori dagli schemi” per questo gruppo. Se questo, inoltre, è solo un primo assaggio di ciò che dovremo aspettarci da loro in futuro, potrei ben dire che ci sarà da divertirsi.
Giunti, più o meno, verso la metà del disco con questa disamina, la scelta è tra continuare così, oppure lasciare anche un po’ di sorpresa agli ascoltatori. La decisione potrebbe propendere per la seconda, non prima, però, di aver assicurato tutti i lettori che la qualità rimane alta e inalterata per tutta la scaletta.
Un ultimo, piccolo, appunto, però, ci sentiamo di farlo riguardo alla conclusiva traccia del CD. Si tratta, infatti, di una cover di “Promises” dei Cranberries. Un pezzo tanto melodico che, così su due piedi, potrebbe risultare difficile immaginare trasformato a tal punto da trovare perfettamente posto in questo album, incastonandosi nel sound violento e aggressivo che contraddistingue tutti gli altri brani. I Mesmerize, invece, ci sorprendono anche sotto questo punto di vista, tanto che se non sapessimo che si tratta di una cover, probabilmente si potrebbe credere sia un loro pezzo.

Per concludere, dopo diversi anni in cui sembravano spariti dalle scene, i Mesmerize tornano a farsi vivi. Lo fanno con un disco che sprizza energia, aggressività e rabbia (ma anche vitalità) da tutti i pori. Il sound è cambiato (a nostro avviso in meglio), così come i testi e le teste di chi scrive le canzoni. Ora c’è più maturità nelle lyrics, ma c’è ancora tanta voglia di dimostrare di esser capaci di fare bella musica, di sorprendere e di sapersi mettere in gioco. Sia il cambio di sound che alcuni brani sono emblematici sotto questo profilo e ci mostrano un gruppo che è ben lungi dall’essere arrivato o, addirittura, finito. Anzi, “Paintropy” sembrerebbe poter essere il trampolino di lancio per una nuova giovinezza del gruppo sotto, ulteriori, belle (bellissime) prospettive. Speriamo solo di non dover aspettare altri otto anni, perchè dopo un disco così, chi è che riesce ad aspettare tanto?

Alex “Engash-Krul” Calvi

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