Recensione: Pakkasherra

Di Daniele Balestrieri - 3 Agosto 2002 - 0:00
Pakkasherra

Come un adagio che si ripete per l’ennesima volta, la Finlandia è conosciuta per essere fucina di un numero consistente di band di metal oscuro e aggressivo, degna risposta a un paese dove il clima e la vita sono scanditi da feroci tempeste invernali e lunghissime notti oscure. I Throes of Dawn non sono da meno, e calcano la scena da diversi anni oramai. Curiosamente, nonostante abbiano al loro attivo due demo e tre album, non sono conosciuti tanto quanto dovrebbero esserlo, ed è giusto dare a tale band lo spazio che si merita. Nati nel centro della Finlandia dalle tenebrose idee di Henri Koivula e Jani Heinola, nel 1994 iniziano a suonare nelle scene underground di quella Finlandia che in tale periodo incubava band che proprio in questo periodo calcano le scene più prestigiose del metal europeo. Dopo nove mesi di prove la band pubblica il proprio primo demo, “With the Northern Wind”, che in breve vende tutte le duecento copie prodotte, riscuotendo un gran successo sia di pubblico underground che di critica, che di interessamento da parte delle label. Poco dopo infatti una label locale, la Woodcut Records, giunge dai Throes of Dawn con un’offerta di contratto che viene accettata. Nel luglio del 1995 la band registra il proprio secondo demo, “Pakkasherra”, che precederà di lì a poco il loro primo album ufficiale, dallo stesso titolo. Difatti, nel dicembre del 1995 termina la registrazione di tutte le altre canzoni e nell’estate del 1996 entrano negli Egotrip Studios, completando e mixando l’intero album “Pakkasherra” in meno di una settimana. In seguito, nell’agosto del 1997 entrano nei Tico Tico Studios per produrre il loro secondo album, e nel dicembre del 1999 creano il proprio terzo CD.

 

Ma parliamo di Pakkasherra. Il CD dalla atmosfericissima copertina si compone di dieci canzoni ed è stato prodotto dalla Woodcut Records e distribuito in Europa dalla Radiation Records e dalla Intercord. Il quartetto finnico suona un black metal decisamente oscuro, gelido, che non esiterei a chiamare “frost metal”. La voce, uno screaming roco e gracchiante ricorda i corvi in un cielo d’inverno, e le chitarre fuoriose e la batteria incalzante riconducono immediatamente alla scena death-brutal underground, anche perché la registrazione non è esattamente pulita, ma ha un che di sordo, ovattato, un po’ come le produzioni – volutamente sporche – dei tedeschi Storm o dei Månegarm. Anche se, messa così, sembra un CD brutale, ebbene la realtà vuole che non sia esattamente così. In realtà alle parti brutali, oscure e dannate si alternano degli intercalari strumentali e di tastiere molto gustosi, che riempiono di fantasia le canzoni, senza distoglierle dal tema principale. Questa caratteristica rende il lavoro molto interessante, specialmente anche grazie a una batteria davvero illuminata dalla grazia degli Dei, che ci regala grandi prove, specialmente nella title track, “Pakkasherra”, davvero da ascoltare.

 

Devo dire… quando acquistai questo CD (circa 4 anni fa) non rimasi particolarmente impressionato. Il primo difetto che trovai al tempo fu proprio nelle parti strumentali. Sono ben dosate rispetto alle canzoni, ma sono tanto finte da risultare quasi ridicole. Chiaramente chitarre classiche, flauti o atmosfere sono tutte ricreate mediante la tastiera, solo che i “sample” utilizzati per ricreare tali strumenti sono troppo artefatti (e basta ascoltare la numero 5, “as a spirit”, per rendersene conto). In realtà, ultimamente, proprio in occasione di questa recensione, ho rispolverato questo loro primo lavoro e devo dire di esserne rimasto stupito. Probabilmente quattro anni fa non ero molto recettivo, ma ora devo ricredermi. Questo CD è pervaso da grande atmosfera e varietà, e l’intera band ha delle capacità musicali non indifferenti, una cosa che mi era decisamente sfuggita al tempo. Per essere un primo CD è davvero un gran lavoro e consiglio vivamente agli amanti del buon black, violento e spietato, di dargli un’ascoltata. Non sono il gruppo più famoso del mondo, ma non meritano di vivere nell’ombra.

 

Certo non aggiungono nulla di nuovo nel genere del metal oscuro, ma il metal per andare avanti non necessita di “novità” in senso stretto, e questo CD non è altro che la conferma che il black violento ha ancora tanto da dire, se c’è tecnica e tanta passione.

 

Tracklist:

 

1. ACROSS THE LOVELESS HORIZON
2. THE NIGHT BELONGS TO US
3. PAKKASHERRA
4. WATCHER IN THE TOWER
5. AS A SPIRIT
6. COSMIC SEAS
7. END IS SILENCE
8. AUTUMN WINDS
9. COLD GODDESS
10. WINTER ROMANCE