Recensione: Parallel Minds

Di Ares982 - 27 Gennaio 2006 - 0:00
Parallel Minds
Band: Conception
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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89

I cinque anni a cavallo tra gli 80 e i 90 sono per il prog metal quello che gli anni 70 sono stati per il prog rock: Operation Mindcrime dei Queensryche, Images And Words dei Dream Theater, Carved In Stone degli Shadow Gallery sono solo alcuni dei capolavori che popolano questo inimitabile periodo, e che a mio avviso danno una decisa svolta “scissionistica” del prog metal dal “padre” prog rock di stampo classico. Parallel Minds dei norvegesi Conception non fa eccezione, sia per collocazione temporale (1993), e sia come qualità. E’ questa una band di altissimo livello tecnico, che vanta tra le sue fila un certo Roy Khan (ora frontman dei Kamelot) e il virtuoso chitarrista Tore Østby (già membro degli Ark); completano la formazione Ingar Amlien al basso e Arve Heimdal alla batteria (entrambi cambiarono poi genere con i Crest Of Darkness), mentre solo in quest’album vediamo la comparsa di Hans Gjestvang, tastierista session-man.

Parallel Minds è un album che sposta i Conception dai binari marcatamente Power del loro debutto verso lidi più progressive, senza precludere un certo impatto sonoro: l’opener Water Confines mette subito in chiaro le cose, presentandoci un gruppo che fa dell’espressività di Khan e del virtuosismo di Ostby i suoi punti di forza. La base ritmica è ottima, e si fa notare nella sua incisività in mid-tempo come Roll The Fire, in cui il solito Khan si esibisce con estrema perizia. E’ un piacere sentire cantare quest’uomo, e se lo avete amato nei Kamelot, non lo vedrete risparmiarsi neppure con i Conception: segue i cambi di tempo e di tono in modo mirabile, spara acuti incredibili quando meno ve l’aspettate (soprattutto in Wolf’s Lair), e il suo cantato non cala mai di un millimetro per tutto l’album. Inutile descrivere la sua interpretazione della ballad dell’album, Silent Crying; piuttosto soffermiamoci un istante sulla semplicità e sulla dolcezza di questo brano. Silent Crying infatti conquista da subito grazie alla delicatezza dell’arrangiamento e alla chitarra a tratti gitana di Ostby, che verso la metà del brano supporta e lancia Khan innestando la distorsione. I Conception tuttavia non risparmiano pura energia, e la concentrano nella title track Parallel Minds, ricca di assoli e virtuosismi da parte dell’axeman di turno e dotata di un refrain ben riuscito, che non faremo fatica a ricordare e a canticchiare. Prima di arrivare a parlare della “suite” dell’album, mi preme spendere due parole su The Promiser, canzone dalla struttura complessa, a tratti AOR, a tratti prog, a tratti power, che sembra ispirarsi per certi versi ai Queensryche ma che mantiene la sua originalità grazie alla coralità del refrain e alla parte solistica del solito Ostby. Arrivati tra un brivido e un sorriso alla decima traccia, scopriamo quindi Soliloquy.. vi aspettavate di essere travolti da un muro sonoro o da un riffing devastante? Invece no: la canzone inizia con un Khan malinconico e ricco di espressività, accompagnato da una chitarra quasi jazz che mette in risalto la poliedricità dell’axeman degli Ark. Il brano, peraltro dotato di notevole lyrics, si rinvigorisce verso il terzo minuto e acquista sfumature decisamente prog, in cui anche Amlien può dire la sua prima di salire verso lo zenith della canzone. Ed è un apice raggiunto in modo progressivo, drammatico, tra archi incalzanti, una batteria che tuona e Khan che esalta la propria voce. Bravissimi questi Conception, che proseguono la canzone in mid-tempo per poi concludere con un riacutizzarsi di ritmi e sonorità, mentre il cantato si fa etereo e il brano termina con una atmosfera quasi sinistra.

Che dire quindi di questa cavalcata nel prog metal di questo gruppo? Un disco che non è mai stato mainstream, forse perché i componenti sono diventati ben più celebri con le loro successive e definitive formazioni, ma che si dimostra solido, vivo, originale, ottimamente suonato e cantato. Lo consiglio agli amanti del prog ma anche del power soprattutto per la presenza di Roy Khan, brillantissimo interprete di uno dei dischi più riusciti del periodo d’oro per il progressive metal.

Tracklist:
1. Water Confines
2. Roll The Fire
3. And I Close My Eyes
4. Silent Crying
5. Parallel Minds
6. Silver Shine
7. My Decision
8. The Promiser
9. Wolf’s Lair
10. Soliloquy

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