Recensione: Parallel Worlds

Di Paolo Beretta - 23 Settembre 2005 - 0:00
Parallel Worlds
Band: Arachnes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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80

Dopo poche note dell’intro un sospetto si insinua nella mia mente: “Io questo pezzo l’ho già sentito! Ne sono sicuro, ma dove?” Faccio mente locale e, mentre l’opener prende forza ricalcando le sonorità del brano acustico introduttivo, mi ricordo della Sardegna (anno 2001) e di un mio amico del mare che mi aveva fatto conoscere proprio gli… Arachnes. Metal band lombarda di talento formatasi nel 1995 e che si distingue per la sua musica ricercata ed originale in un genere saturo come quello del Power Metal. Possiamo dividere la loro carriera in due parti. Nella prima il gruppo aveva forti influenze prog rock (Cfr. Goddess Temple del 1998 ed il mini-cd Metamorphosis del 2000) mentre nella seconda i milanesi virarono verso un sound più Power proprio tramite Parallel Worlds e l’innesto di una rinnovata sezione ritmica. La tecnica globale del gruppo è molto buona e con il suddetto cd la formazione raggiunge l’apice per un lavoro prodotto non in maniera impeccabile ma che, tolta questa pecca, raggiunge vette compositive invidiabili che lo rendono alle mie orecchie un must per i fan del Power più vario e ricercato. La forza dell’album risiede proprio nella sua grande eterogeneità unita al livello qualitativo delle song. Gli Arachnes non si fossilizzano ma colpiscono con singoli, lenti e mid tempo mostrando tutte le sfaccettature del loro repertorio e la capacità innata di trovare melodie quasi sempre vincenti e raramente banali.

Arachne e Loveless sono Hit caratterizzate da melodie facili e studiate per due chorus esaltanti e veloci al pari dei solos del guitarist Franco Caruso. Il lato più facile ed Easy Listening dei milanesi ci lascia a bocca aperta ed è facile immaginarne la forza dirompente in sede Live. Running Now e Lobotomy sono pezzi di puro Heavy Metal durante i quali i nostri alternano fioretto (arpeggio) alla spada (riff serrati) regalando cambi di tempo riusciti ad ottimi acuti di Enzo Caruso. Di spessore anche Tears: ballata con il piano in grande evidenza ed in simbiosi con la voce del singer per un tappeto sonoro soffice ed accogliente. Gli Arachnes dimostrano di conoscere la musica classica con una suite strumentale divisa in 3 movimenti (Vivace-Moderato-Adagio). Il primo è il tripudio delle scale per gli amanti degli assoli, il secondo funge da transizione prima del delicato finale lento e fragile. Nella parte conclusiva del disco troviamo atmosfere cupe delle Keyboards, ben descritte dal testo di Ranger Death, mentre chiude il disco la Title Track: pezzo di Heavy Metal tinto di linee melodiche curate. Un giusto modo per accomiatarsi dai fans a testa alta consci della bontà di un prodotto del quale si può, e si deve, esserne fieri.

Ho sentito i dischi successivi a questo Parallel Worlds e non ho dubbi nell’affermare che il cd appena recensito è il loro miglior lavoro. Potente, compatto, originale e fresco secondo me il suddetto albume deve essere sponsorizzato senza remore anche se è necessario ascoltarlo più volte per apprezzare la sua bontà “in toto”. Nonostante la produzione sia un po’ penalizzante giudico PW un cd da avere per gli amanti del power e delle melodie raffinate.

Tracklist:

1. Prelude
2. Arachne
3. Narrow Road
4. Lobotomy
5. Loveless
6. Running Now
7. Tears
8. Declaration Of War
9. War
Suite in A Minor
10. Vivace
11. Moderato
12. Adagio
13. Danger Of Death
14. Sheet Steel
15. Parallel Worlds (Prelude)
16. Parallel Worlds

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