Recensione: Parasignosis

Di Emanuele Calderone - 20 Agosto 2011 - 0:00
Parasignosis
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Anno: 2011
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92

Meraviglioso. Uno di quei dischi che da soli riescono a risollevare lo stato di letargo di un’intera scena. Vi potranno sembrare esagerate e ridondanti tali parole, eppure ascoltando “Parasignosis”, opera seconda dei Mitochondrion, non potrete non rimanere di stucco.

Facciamo un salto a ritroso nel tempo per capire, innanzi tutto, chi si cela dietro il progetto Mitochondrion. La band, proveniente da Vancouver, Canada, nasce nel 2003, da un’idea del cantante/chitarrista Shawn Hache e del chitarrista/bassista/cantante Nick Yanchuk, entrambi già membri degli Havoc.
Dopo i due demo “Mitochondrion” (2005) e “Through Cosmic Gaze” del 2006, i Nostri incidono il loro primo full-length, intitolato “Archaeaeon”, nel 2008, raccogliendo giudizi entusiastici sia da parte della critica, sia da quella del pubblico.
Tempo tre anni e, lasciati a casa il bassista Nick Gibas e il batterista Jesse Anderson (quest’ultimo rimpiazzato da Karl Godard), ecco che i ragazzi tornano a calcare le scene musicali con il nuovo “Parasignosis”, un lavoro che, come si diceva prima, si candida ad essere uno degli highlight in ambito estremo di quest’anno.

Da un punto di vista prettamente musicale, questo lavoro -e più in generale tutti i dischi firmati dal trio canadese- presenta innumerevoli sfaccettature, risultando pressoché inclassificabile. La base sulla quale i musicisti plasmano i propri pezzi è indubbiamente un black metal estremamente articolato e complesso, pesantemente influenzato dal metal cervellotico di casa Gorguts e, in maniera meno consistente, dal brutal degli Ulcerate, il tutto condito da una leggera dose di grind.
Le chitarre costruiscono un riffing multiforme ed elaborato, ma non per questo poco incisivo; il guitar-work è tagliente e serrato e non lascia un solo momento di respiro. Non mancano poi le parti soliste, anch’esse eseguite a regola d’arte: anche da queste si evince un gusto compositivo sopraffino, non scadendo mai in una sterile sequenza di note.
Il lavoro della sei corde viene sostenuto, a sua volta, da una sezione ritmica a dir poco paurosa: Karl Godard scandisce tempi imprendibili per tutti i 55 minuti di durata del platter, conferendo ai brani un dinamismo e una potenza che hanno dell’impressionante. Il batterista canadese sfodera una prestazione al limite dell’incredibile: il drumming, corposo e articolato, si adatta per bene alla musica proposta.
E il basso? Le linee tessute da Nick si sposano anch’esse perfettamente con le musiche, donando profondità e potenza. A dispetto del genere suonato, che talvolta tende a relegarlo un poco in secondo piano, il quattro corde riesce spesso e volentieri a ritagliarsi un proprio spazio, dando un importante contributo anche sul piano melodico.

Ad una tecnica tanto evoluta si affianca un gusto per gli arrangiamenti fuori dal comune. Il combo sembra provare un sadico gusto nel concepire atmosfere sinistre, disturbanti, malate. Certo, alcune altre realtà musicali potrebbero risultare più cattive e feroci, ma i Mitochondrion dimostrano di possedere quella follia che permette loro di andare oltre la mera crudeltà.
Le melodie sono soffocanti, claustrofobiche, ipnotiche e ricche di sfaccettature, che si riescono a cogliere solo con ripetuti ascolti. Proprio questa estrema varietà favorisce la longevità del prodotto, che, ve lo possiamo assicurare, girerà nel vostro lettore per lungo tempo.
A tutto ciò si aggiunga un produzione al limite della perfezione, che conferisce, se possibile, ancor più fascino all’intera opera. I suoni sono compressi al massimo e quasi ovattati; i volumi, regolati a dovere riescono ad evidenziare le capacità esecutive del combo.

 I 55 minuti abbondanti di musica scorrono con una piacevolezza inaspettata: nonostante l’estrema complessità dell’opera, i tre canadesi riescono a dare vita a canzoni avvincenti e, a loro modo, compatte.
L’apertura del platter viene affidata ai quattro minuti di “Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus I: Plague Evockation”. Bastano una manciata di secondi per ritrovarsi catapultati in una vera e propria apocalisse musicale. Le melodie sono glaciali, distaccate e accompagnano con classe il growl cavernoso di Shawn, autore di una prova scevra da qualsivoglia appunto.
Da qui in poi è un crescendo: dai toni catastrofici della dilaniante “Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus II: Lex Ego Exitium”, passando per la mini-suite “Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus III: Tetravirulence” -probabilmente il brano strutturalmente più complesso ed elaborato-, approdando ad episodi più “battaglieri” e diretti quali la title-track e per terminare con canzoni dalle atmosfere più rarefatte tra cui figurano le splendide “Trials” e la strumentale “Kathenotheism”, la tracklist non conosce alcun momento di stanca. Ciò è tutto merito di un songwriting maturo, solido e decisamente fresco, originale, che non denota mai cadute di stile.

I Mitochondrion riescono dunque a dare sfogo alle loro più profonde perversioni, materializzando tutte le paure dell’uomo, comprimendole in undici episodi. Le visioni apocalittiche, il mondo dell’occulto e i malesseri dell’essere umano vengono in quest’opera sublimati e riescono a toccare le corde più profonde dell’anima.
“Parasignosis” è un album meraviglioso, un disco maestoso destinato a scuotere l’intera scena black metal odierna, grazie alla sua “anima” sperimentale e allo stesso tempo così ancorata alle basi della stessa. Grazie a quest’uscita, possiamo ormai dirlo, il quintetto si è guadagnato un posto d’onore tra i primi della classe, affiancandosi a realtà fondamentali quali i francesi Deathspell Omega.
Lasciarsi sfuggire tale opera d’arte, permetteteci di dirlo, sarebbe da folli, quindi cercate di fare vostro questo cd il più presto possibile, non ve ne pentirete minimamente.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus I. Plague Evockation
02- Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus II. Lex Ego Exitium
03- Pestilentiam Intus Vocamus, Voluntatem Absolvimus III. Tetravirulence
04- Trials
05- Rift/Apex
06- Parasignosis
07- Banishment (Undecaphosphoric)
08- Kathenotheism
09- Untitled
10- Untitled
11- Untitled

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