Recensione: Percezione

Di Damiano Fiamin - 7 Agosto 2013 - 0:05
Percezione
Band: Asofy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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68

Chi sono gli Asofy? La loro scheda biografica è piuttosto parca di informazioni ma, spulciando qua e la per la Rete, si riesce a tracciare un quadro di riferimento. Se, come me, non avete mai sentito parlare del duo prima di mettere le mani su questo “Percezione”, magari sarete interessati a conoscere l’evoluzione di questo gruppo. Il progetto affonda le sue radici nell’ormai lontano 2000, sotto l’egida del polistrumentista e fondatore della band Tryfar che, fino a oggi, è stato anche l’unico deus ex machina, la mente e il braccio che ha generato e portato in essere il primo EP e lo split album che costituiscono i primi capitoli della discografia dei nostri.
Dopo nove anni dalla sua nascita, il gruppo perde la sua connotazione singolare e burzumiana con l’arrivo del cantante Empio. I due, evidentemente, riescono a canalizzare in maniera efficace le proprie energie; è proprio dalla sinergia tra i due elementi, infatti, che nasce il CD che ci apprestiamo ad analizzare.

Nei quasi cinquanta minuti che compongono “Percezione”, gli Asofy intraprendono un viaggio introspettivo, un percorso musicale piuttosto cupo e caratterizzato da alcuni elementi stilistici ben definiti che si ripropongono per tutta la durata dell’album: i suoni che si avvicendano per creare l’intelaiatura delle quattro tracce di quest’opus sono ossessivi e soffocanti, riff viscosi e martellanti si alternano a fraseggi d’atmosfera freddi e metallici, in un lento e implacabile susseguirsi di arie in cui ci si deve perdere e abbandonare. Il duo ci propone un black metal angosciante e disumano, una musica che porta alla memoria progetti come quello del già citato Burzum o degli irlandesi Altar of Plagues. Una vera stretta allo stomaco che, di certo, non si può approcciare con disinvoltura.

Perdersi, come dicevo, è una necessità per poter godere a pieno del nuovo album della band: “Percezione”, infatti, è un’opera di difficile approccio e altrettanto difficile da digerire. Le soluzioni stilistiche adottate non permettono certo all’ascoltatore di interiorizzarlo senza dedicargli la dovuta attenzione. La riproposizione maniacale di fraseggi opprimenti, a volte davvero troppo insistente, è uno degli scogli più grandi da sorpassare per poter apprezzare questo CD; armatevi di pazienza e non irritatevi poiché, se riuscirete a superarlo con successo, la strada sarà tutta in discesa e potrete godervi le allucinanti atmosfere generate dallo sforzo congiunto dei due artisti.

I testi, completamente in italiano, sono interessanti ma, duole ammetterlo, non particolarmente valorizzati in fase di produzione. La voce di Empio pare un semplice complemento all’esecuzione di Tryfar, tanto da sembrare un mero accessorio rispetto alla parte strumentale; il fenomeno arriva anche a raggiungere picchi allarmanti quando, in alcune sezioni del disco, le parti vocali risultano completamente sopraffatte, dando la sgradevole impressione che il cantante si esibisca in un’altra stanza. In queste condizioni, seguirlo può diventare una vera fatica. Fortunatamente, il fenomeno non si ripropone per l’intera durata del disco, ma è innegabile che l’effetto finale lasci a desiderare e che sminuisca quello che, invece, sarebbe potuto essere uno dei punti focali dell’intera produzione.

Dopo aver trovato la risposta alla domanda introduttiva e passato sotto il nostro occhio indagatore l’intera opera, non resta che porci un’ultima domanda: vale la pena investire il nostro tempo e il nostro denaro in “Percezione”? Sicuramente, il disco non è scevro da difetti; alcuni di essi sono imputabili direttamente ai due membri della band, mentre altri sono più propriamente riconducibili al confezionamento dell’album stesso. Tuttavia, gli Asofy sono un gruppo decisamente interessante, in grado di proporre della musica particolare con un timbro personalissimo. Una realtà da tenere sotto controllo con particolare attenzione, un frutto della nostra penisola che, se adeguatamente coltivato, potrebbe dar vita a qualcosa di decisamente intrigante. Nel mentre, non posso che consigliare questo CD a tutti coloro che, in passato, hanno amato i lavori di Varg Vikernes o che, più recentemente, si sono entusiasmati con il recente exploit dei Progenie Terrestre Pura.

Damiano “kewlar” Fiamin

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