Recensione: Perdutamente

Di Fabio Vellata - 19 Gennaio 2009 - 0:00
Perdutamente
Band: Sutuana
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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72

Seconda autoproduzione per i Sutuana, band originaria della città di Mantova che non aveva destato grandi consensi con il demo di debutto “Porco Giochi” (2006), mini cd, sin dal titolo e dalla copertina, pervaso da uno spirito alquanto irridente e carnascialesco.
Il nuovo arrivato “Perdutamente” si presenta, in considerazione del notevole numero di tracce (quattordici) e del corposo minutaggio, come un full lenght a tutti gli effetti.
Un banco di prova interessante per valutare la crescita del gruppo lombardo, temprato da un paio d’anni d’esperienza in più e di certo ora maggiormente abile nella gestione dei propri mezzi.

Molte le influenze e le contaminazioni rappresentate. In un tessuto musicale che va ad inserirsi – grazie anche al cantato in lingua madre – in scia ad un ipotetico filone “alternativo” italiano non è, per certi aspetti, erroneo lanciare un paragone con gruppi dalla fama mediatica rilevante quali Negrita e Verdena, pur se filtrati da massicce componenti riferibili ad hard rock, metal e derivazioni di vario tipo.
La risultante è un nucleo di brani dal successo disomogeneo, talora fantasiosi, sorprendenti e dotati di sprazzi di genialità, altre volte più banali e dal profilo un po’ incolore.

Rappresentativi in senso buono, sono certamente gli echi stoner / psichedelici delle affascinanti “Non Son Torpore”, “Urlo” e “Il Mietitore”, episodi profondamente radicati nella tradizione settantiana e forieri di buone impressioni, così come l’hard nervoso e blueseggiante della già nota “Sembra Facile” e quello più tradizionale delle orecchiabili “Perdutamente Sola” e “Roccia”.
Meno vincente, è invece la parte finale del disco, pur se caratterizzata dalla presenza della cover di “Hush” e dell’allucinante “Mandami Una Cartolina”, brano all’apparenza fondato su di un innocuo pop rock alla Ligabue, reso unico però da un ritornello degno degli Atroci più “ispirati”.
Pollice verso, infatti, per le anglofone “Faith” e “Pain Hymn” (pezzo che già sul precendente mini non aveva affatto suscitato meraviglie), monotone e da considerarsi come poco più che riempitivi.

Molto bella e curata inoltre la veste grafica, pregevole digipak dall’estetica impeccabile, cui fa eco una discreta qualità della produzione, spesso vicina – ignoto se questo sia davvero voluto o meno – alle atmosfere ed ai suoni tipici dei seventies.

A conti fatti un buon passo avanti dunque. Dopo un esordio poco positivo, le prospettive, grazie ad una panoramica ora ricca e circostanziata, si fanno più rosee ed incoraggianti, permettendo alla proposta dei Sutuana di acquisire consistenza oltre ad una fisionomia efficace e finalmente credibile.
Ancora qualche accorgimento, alcuni aspetti da mettere a regime ed un paio di fondamentali da “registrare” (occhio alla pronuncia della lingua inglese!).
I ragazzi in ogni caso, dimostrano un buon bagaglio tecnico e l’inversione di marcia ha già prodotto i suoi frutti. Le possibilità di riuscita insomma, adesso appaiono concrete.

Avanti così.

Per contatti: isutuana@libero.it

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Tracklist:

01. Roccia
02. Non son torpore
03. X non pensar…
04. Urlo
05. Sembra facile
06. Il mietitore
07. Bisogno di un senso
08. Perdutamente sola
09. Faith (No More)
10. Mandami una cartolina
11. Hush
12. Pain Hymn
13. Bisogno di un senso (Reprise)
14. Implosione (Hidden Track)

Line Up:

Lorenzo Zagni – Chitarra / Back. Voc.
Marco Nicoli – Basso / Synth
Diego Boschini – Voce / Back. Voc.
Gianluca Montanari – Batteria

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