Recensione: Perseiderna

Di Daniele D'Adamo - 1 Gennaio 2017 - 0:00
Perseiderna
Band: Æðra
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Le Perseidi sono uno sciame meteorico che investe la Terra in estate, specificamente in agosto. In lingua svedese esse assumono la dizione Perseiderna o, anche, Laurentiussvärmen.

Una fonte d’ispirazione fortemente evocativa di sterminati spazi siderali in cui viaggiare indefinitamente, per l’artista di Carlinville (Illinois, USA) Erik Lagerlöf, unico membro del progetto di melodic black metal Æðra che, con “Perseiderna”, appunto, raggiunge il traguardo del secondo full-length in un cammino iniziato nell’ormai lontano 2007. Æðra che, a sua volta, richiama, stavolta in lingua islandese, le più alte vette, le più elevate cime che, come propaggini infinite, si tuffano nel cielo.

Cielo senza inizio né fine, senza tempo; cielo piangente, solcato dalla scia di quelle microscopiche comete che, come lacrime sul volto, rigano il blu dello spazio disegnando le note. Le note del canto dei sogni. Note dalla melodia travolgente. ‘Perseiderna’. Opener-track meravigliosa, ove il roco screaming di Lagerlöf è il canto che strazia l’etere per estrarne gocce di luce. Il black metal di Æðra è duro, possente, massiccio ma, soprattutto, malinconico, triste, nostalgico. Chissà di che cosa. Le musiche di “Perseiderna”, armoniose come il perpetuo moto dei corpi celesti, non aiutano a comprendere il soggetto di questo struggimento. Forse un amore perduto, forse ricordi di epoche felici, passate. Forse l’avvicinarsi dell’oblio.

Nulla come il black metal riesce a rivelare le sofferenze dell’Uomo, inteso sia come singolo, sia come aggregato di anime. Tanto è vero che la caratteristica principale di “Perseiderna” è l’accostamento di delicati ricami, cuciti con la polvere delle stelle, a furibonde esplosioni di supernovæ, quando i blast-beats fanno capolino all’orizzonte degli eventi. Là, dove si vorrebbe essere, appollaiati al confine fra esistenza e non-esistenza, pieno e vuoto, tutto e nulla. Per scivolare, estasiati dalla bellezza dell’Universo, in quel buco nero che non solo attrae irrimediabilmente i fotoni, ma anche lo spirito vitale delle persone, la materia, i quark.

“Perseiderna” è un’opera completa, matura, frutto dell’esperienza di un artista dotato di un acuto talento compositivo (‘Tracing Luna’s Path’) nonché di svelta tecnica manuale. Capace di gestire tutta la strumentazione, voce compresa, senza alcun affanno, in modo naturale, semplicemente istintivo. Accordato, cioè, al ritmo che da eoni la Natura segue incessante nel suo perpetuarsi nei secoli dei secoli.

Nel sound elaborato da Lagerlöf non ci sono elementi di novità rispetto a quanto già noto nel campo. Il suo modo di porsi nei confronti di Euterpe è assai classico. Ortodosso. In questo specifico caso, tuttavia, la neutralità dello stile è uno scoglio cui aggrapparsi disperatamente per non precipitare nella galassia, per non rimbalzare da un astro all’altro, divorati dal dolore. Anzi, in certi momenti, Æðra proietta nella mente ampie ed estese distese di calma, di serenità, sfiorando il cuore con delicati passaggi zeppi di armoniosità. L’incipit arpeggiato di ‘Alpenglow’, che dipana le secche e diamantine note su un morbido e caldo tappeto di tastiere, ne è un mirabile esempio; un incantesimo che fissa indelebilmente nella memoria emozioni forti, profonde, ampie come il Creato tutto.

La magia del melodic black metal?

No, quella di Æðra e delle Pleiadi.

Di “Perseiderna”.

Daniele D’Adamo

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80