Recensione: Phenium

Di Nicola Furlan - 11 Gennaio 2009 - 0:00
Phenium
Band: Phenium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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65

L’omonimo demo di debutto dei laziali Phenium è un punto di partenza che si sforza di interpretare il thrash metal in chiave moderna. Sebbene siano molteplici gli esempi di gruppi che amano rifarsi a sonorità old-school, c’è ancora chi non intende uniformarsi. Scordatevi quindi il rugginoso sound tanto in voga al momento fra band come Pitiful Reign, Municipal Waste, Parasytic, Toxic Holocaust o Violator. Il combo nostrano tende ad accodarsi a realtà importanti come Evile, Trivium e All That Remains. Naturalmente non vengono meno i richiami al ventaglio di stilemi introdotti al tempo dai maestri Metallica.

Le ritmiche strutturate, i break melodici e cadenzati, la massiccia presenza di mid tempo: sono questi i cardini stilistici attorno ai quali ruota il songwriting dei Phenium. Tali propensioni sembrano confermate dalla proposta di cinque pezzi molto diversi tra loro, ben assemblati, capaci di ricordare molteplici flavour che vanno dal thrash metal classico, allo speed, fino al metalcore. Alla base una certa personalità, che permetterebbe di sfondare qualche importante porta commerciale, ma che non risulta ancora espressa ai massimi livelli.
Vincenti su tutta la linea i ritornelli melodici, le vigorose linee vocali così ‘metalliche’ di Valerio Izzi e un drumming in grado di arricchire le cavalcate alle sei corde e i cambi di strofa. Il cantante ha una voce speciale, idonea a far risaltare un sound profondo. Lasciano un po’ d’amaro in bocca le sezioni ritmiche, dai moduli eccessivamente quadrati, incapaci di sfumare un songwriting dal buon potenziale. Degni di menzione i soli su In Solitude I Stand, tanto validi quanto indicativi di una generale sterilità di parti soliste avvincenti sul resto del disco. I mezzi ci sono, le idee hanno già trovato concretezza: allora, perchè non osare?

Altro elemento che lascia a desiderare è la produzione, dettata da un settaggio suoni fuor di misura, davvero troppo eterogeneo. Ogni brano suona diverso dall’altro e questo porta a ‘cedimenti’ nell’ascolto. L’autoproduzione rimane la giustificazione più plausibile ma, al fine di poter godere di brani compatti, rocciosi e potenti, sarà necessaria una revisione delle scelte da attuare in studio, se non il supporto tecnico da parte di professionisti del settore.

In definitiva, i Phenium sono una band in gamba e dalle idee intriganti. A differenza di moltissimi colleghi, italiani e non, Izzi e soci sono stati in grado di sviluppare canzoni personali che, nonostante siano da curare dal punto di vista artistico-compositivo, rappresentano un fattore da sviluppare, data la sterilità cui tende spesso ad approdare il genere. A parer di chi scrive, una maggior variabilità nelle ritmiche, soli più ‘studiati’, magari qualche botta e risposta tra gli axemen e una produzione tanto equilibrata quanto omogenea, potrebbero esser i punti da riesaminare in sede di songwriting del full length di debutto.
Phenium è da ritenersi una realtà interessante che speriamo trovi definitiva conferma con la prossima release. Questo omonimo disco mostra tutti gli ingredienti per una attesa, sana ed eccellente abbuffata di ottima musica: ai nostri cinque l’arduo compito di superare se stessi.

Nicola Furlan

Tracklist:
01 Still Life
02 The Scarecrow Man
03 Till the End
04 In Solitude I Stand
05 Blood Like Metal

Lineup:
Valerio Izzi: Voce
Pierluigi Fiore: Chitarra
Roberto Trinca: Chitarra
Paolo Mazzi: Basso
Mauro Mastrofino: Batteria

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