Recensione: Piece of Mind

Di Abbadon - 27 Marzo 2003 - 0:00
Piece of Mind
Band: Iron Maiden
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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93

“…Now he knows his father betrayed
Now his wings turn to ashes to ashes his grave”
-Smith/Dickinson, Flight of Icarus

Già forti di tre album che temevano pochi confronti come “Iron Maiden”, “Killers” e “The Number of the Beast”, gli Iron si presentano, nel 1983 debutto al numero 3 delle chart il 16/5/1983 per la precisione), con la loro quarta opera d’arte in quattro anni, ovvero “Piece of Mind”. Oltre al fatto di dover reggere il confronto coi tre sopraccitati album, Piece si porta con sè anche un’altra novità di rilievo, che naturalmente porta il nome di Nicko McBrain. Chiamato a sostituire Clive Burr, uscito dalla band a causa di problemi di droga, il buon Nicko dà subito buona impressione di sè, diventando poi in sostanza il batterista storico del complesso di Harris e Murray.

Musicalmente questo “Piece of mind” è davvero un album di altissimo livello, che continua quanto di ottimo aveva fatto, solo un anno
prima, The Number of the Beast. Il sound è come sempre molto diretto ma non eccessivamente “pesante”, cosicchè le melodie di base si mescolano
splendidamente alle parti più graffianti e tecniche di questo quarto figlio della vergine di ferro, destinato ad essere uno dei grandi classici della band, e nel contempo forse uno dei dischi più sottovalutati dei Maiden stessi.
Steve Harris come sempre dà il suo eccezionale contributo bassistico, accompagnato ottimamente dai gemelli della chitarra Adrian Smith e Dave Murray, dal grande lavoro vocale (forse il migliore fino ad ora del vocalist) del solito, eccelso, Bruce Dickinson, e, come già detto, dall’ottima prova del nuovo batterista, che riesce a dettare i tempi in maniera davvero pregevole.
Preceduto da due singoli (“The Flight of Icarus” e “The Trooper”), l’album si presenta al pubblico con nove canzoni, alcune delle quali destinate all’immortalità musicale.

Un coinvolgente drumming ci introduce subito nel cuore di “Where eagles Dare”, andante di classicissimo stile “ironesco”, con caratteristico riff accompagnato da un Dickinson subito in gran spolvero. La song è piuttosto lunga, oltre 6 minuti, e risulta essere nel complesso una buonissima opener, anche se non una “Prowler”, tanto per chiarire. Lungo e ben eseguito
pure l’assolo, che impreziosisce una canzone che, sebbene sia più o meno costruita sugli stessi arrangiamenti per tutta la sua lunghezza, non annoia, e anzi lascia immaginare il resto del CD. Subito molto melodica, con una sequenza di chitarra da ricordare, è invece “Revelations”, altro pezzo lungo,
variante dal lento al mid-tempo al veloce, che alterna parti più massiccie ad altre molto più soft e acustiche, che migliorano una song che però, per quanto piacevole possa essere, non emerge dai canoni medi della band per arrivare all’eccellenza. Ottimi come sempre Smith e soprattutto Murray
nelle parti a loro assegnate. Discorso diverso per quella che forse è la vera prima gemma del disco, ovvero la spettacolare, epica, “Flight of Icarus”. Traccia subito aggressiva, mantiene un tono deciso e imponente
allo stesso tempo, senza però trascurare un sound pulito. Uno dei brani dove la voce di Bruce si fonde davvero alla perfezione con le tonalità degli strumenti, cosa che renderà Flight immancabile nei live.
Non resta che ascoltarla più e più volte, e rendere anche un grazie ad Adrian Smith, che con lo stesso Dickinson ha composto una lirica davvero immediata e geniale allo stesso tempo. Molto bella anche la seguente “Die With your boots on”, canzone dall’eccellente ritmo, dettato sempre ottimamente da McBrain. Più ruvida rispetto alle song precedenti, “Die..” riesce comunque a fare una bella figura, coi suoi riff secchi e una voce ancora a gran livello. L’unica sua pecca consiste nell’essere la canzone “di passaggio” fra le due migliori song di Piece of Mind (almeno per quanto mi riguarda), ovvero la già menzionata Flight of Icarus e la celeberrima e devastante “The Trooper”. Partenza subito molto veloce, le sequenze musicali riprodotte delle due chitarre fanno ormai parte della storia dell’Heavy, così come l'”OhhhOhhOhhhOhhhh OhhOhhhOhhOhhhh” che esalta non poco, mentre si fa HeadBanging nelle prime file dei concerti della band inglese. Grande assolo, “The Trooper” sta a Piece of Mind quanto “Run to the Hills” sta a Number of the beast, se non addirittura di più. La seconda metà del disco inizia con la magnetica e lenta “Still Life”, song molto dolce inizialmente, con una voce carica di emozioni, che si sfoga
di tanto in tanto nella classica sfuriata strumentale, anche se a mio modesto parere, il ritornello poteva essere eseguito meglio. Niente da dire sulle parti prettamente strumentali, come sempre precise. La terz’ultima canzone del Cd, ovvero “Quest for Fire”, è un altra canzone attraente, ritmata e carica di enfasi, suonata piuttosto bene, soprattutto, anche qui, durante le strofe. Aggressivo e graffiante è l’inizio di “Sun and Steel”, che si evolve per tutta la sua lunghezza in una track veloce, carismatica, e stavolta neanche a farlo apposta, e in controtendenza a prima, che dà il meglio di se durante il refrain, quasi corale (se mi permettete il termine).

Piece of Mind si chiude alla grande con un altra classica, ovvero l’epica (altrettanto quanto Flight of Icarus) “To Tame a Land”, che conclude i tre quarti d’ora abbondanti del disco della Vergine di Ferro con una stupenda melodia, carica di pathos, alternata a possenti riff carichi di presagi minacciosi. Così si chiude Piece of Mind, il mio disco preferito
dei portavoce del Verbo del Metallo nel mondo. Darei 100 se fossi soggettivo, perchè le due classicissime mi hanno davvero esaltato come pochi altri pezzi del combo di Harris, però l’album è probabilmente sotto a “Seventh Son of a Seventh son”, all’immediato predecessore “The Number of the Beast” e forse anche al successore “Powerslave”.

Per il resto però disco che non teme confronti, nemmeno nella
lunghissima e fortunatissima discografia dei Maiden. Insomma se vi piacciono i Maiden : acquisto doveroso; se vi piace il metal : acquisto doverso.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

1) Where Eagles Dare       6:10
2) Revelations             6:48
3) Flight of Icarus        3:50
4) Die With your boots on  5:25
5) The Trooper             4:11
6) Still Life              4:55
7) Quest for Fire          3:41
8) Sun and Steel           3:26
9) To tame a Lamd          7:25
 

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