Recensione: Pierced From Within

Di Hans R. Paolorosso - 28 Aprile 2006 - 0:00
Pierced From Within
Band: Suffocation
Etichetta:
Genere:
Anno: 1995
Nazione:
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85

I Suffocation iniziano la carriera nel 1991, periodo di proliferazione estrema per il
death, che vede le idee seminali di pochi anni prima ormai consolidate. Il genere inizia a mostrare sfumature stilistiche distinte, come può essere il caso del neonato brutal, inaugurato dai Cannibal, oppure del death tecnico (addirittura jazzy) di Pestilence, Atheist, ecc… Sin dall’esordio l’intento dei newyorchesi in questione è chiaro: passare alla sintesi e ricomprendere tutte le precedenti esperienze death americane sotto un personale marchio di fabbrica. Già da
Effigy Of The Forgotten, naturalmente con le dovute riserve, si capisce come si cerchi di miscelare violenza e impatto sonoro a tecnica esecutiva e complessità strutturale. La migliore realizzazione di questo proposito è però
Pierced From Within.

 

Il disco si avvale dell’ottimo drumming di
Doug Bohn (che sostituisce solo per quest’ uscita Mike Smith), nonché di una produzione perfettamente bilanciata, che permettere di distinguere bene tutti gli strumenti nei momenti più meditati, ma non toglie mordente a quelli aggressivi e diretti; ed è l’alternanza dei primi ai secondi l’espediente più utilizzato, e che contribuisce maggiormente ad individuare lo stile del gruppo. È la variazione continua, l’allungamento e la contrazione dei tempi, gli stop’n’go a profusione che saltano subito all’orecchio, il sound “saltellante” inconfondibile. Dal primissimo ascolto è possibile notare la presenza di una maglia intricata alla base di ogni brano, anzi di ogni singolo passaggio, ma senza che l’impatto acustico perda in efficacia. Non a caso ancora oggi PFW porta bene la sua età risultando molto moderno, sia per i motivi di cui sopra, sia perché a suo tempo riscrisse i canoni del brutal death tecnico divenendo termine di paragone per tutte le uscite successive.

 

Esaminando le tracce singolarmente non sembra possibile eleggerne una migliore in particolare, né tanto meno ce ne sono deboli o sottotono, la qualità è omogenea per l’intero scorrere del platter. Si parte con la
title-track, forse la traccia più varia – o cervellotica, se preferite – che offre tutta la gamma disponibile: super stoppati che aprono la strada ad accelerazioni furiose, mid-tempo monolitici supportati dal growl di
Frank Mullen, in grado di passare dall’ usuale tono basso, gutturale, al super basso, super gutturale sferzante, che sembra partorito da chissà quale baratro infernale. La traccia successiva,
Thrones Of Blood, offre uno scenario diverso, un andamento più stabile, cadenzato, che si offre meglio a rallentamenti che ad accelerazioni, e incede come uno schiacciasassi, lento e violento.
Depths Of Depravity inverte questa tendenza e torna ad essere imprevedibilmente dinamica, raggiungendo lo zenit nell’ultimo minuto di traccia con degli assalti fulminanti che rimandano a certi già accennati nella titletrack. Presa come esempio la triade d’apertura appare evidente che l’omogeneità di cui prima si riferisca esclusivamente alla qualità, non al “taglio” della musica proposta che, ricordo, fa della variazione la sua arma più efficace (e ricordatevi che nel 1995 questa caratteristica non era affatto “di serie”); non si tema comunque un eccessiva frammentazione, ogni singolo pezzo porta ben visibile il marchio “Suffocation” stampato a fuoco. Buon esempio è la traccia sette,
Synthetically Revived -noterete con piacere l’assolo decisamente malato, ben calato nell’atmosfera della canzone- riesumata dal demo
Human Waste, si incastona benissimo in questo gioiello. Pur provenendo da un uscita ormai lontana nel tempo è ben riarrangiata, dimostrando da un lato come nel gruppo newyorkese ci fosse del buono sin dagli esordi, e dall’altro che l’evoluzione avvenuta nel tempo che separa i due lavori ha solo maturato il sound del gruppo, non snaturato.

 

Non c’è che dire, quest’album non può che piacere a chiunque senta un minimo di death metal, e per gli appassionati del genere è una pietra miliare che non necessita presentazioni o recensioni di sorta. Aggiungerei, nell’eventualità che sia ancora chiaro, che è assolutamente da avere.

Tracklist:

1. Pierced From Within 04:26 
2. Thrones of Blood 05:15 
3. Depths of Depravity 05:33 
4. Suspended In Tribulation 06:31 
5. Torn Into Enthrallment 05:26 
6. The Invoking 04:37 
7. Synthetically Revived 03:53 
8. Brood of Hatred 04:36 
9. Breeding the Spawn 05:10

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