Recensione: Pleasure To Kill

Di Federico Mahmoud - 24 Febbraio 2005 - 0:00
Pleasure To Kill
Band: Kreator
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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93

La Germania si è sempre segnalata nel mondo dell’heavy metal come una fucina incontenibile di grandi talenti, arrivando ad assumere a metà degli anni Ottanta una posizione predominante su tutto il suolo europeo, quasi a candidarsi come unica, concreta risposta alla fiorente scena oltre-oceano.
Nell’elenco delle band che, a distanza di vent’anni, possono vantarsi di aver superato la prova del Tempo vanno senza dubbio annoverati gli inossidabili Kreator di Mille Petrozza, uno dei prodotti più genuini della vecchia scuola thrash tedesca, al pari di Sodom, Destruction, Assassin, Vendetta o Living Death, tanto per fare qualche nome.
Originario di Essen – una spenta città industriale nel cuore della Ruhr – il gruppo nasce nel lontano 1982 come Tyrant (subito dopo sostituito con Tormentor) e si fa notare quale portabandiera di un thrash grezzo e bestiale, come testimoniano i primi demo (Blitzkrieg e End Of The World) e il ruggente debutto Endless Pain, prima registrazione ufficiale con il monicker Kreator (adottato all’incirca dal 1984) che inaugura una stretta collaborazione con la Noise Records.

Dopo l’esordio nel 1985, nel giro di un anno due nuove uscite convincono fan e addetti ai lavori: l’ep apripista Flag Of Hate, contenente due inediti e un rifacimento della title-track, e il secondo studio-album Pleasure To Kill, destinato a diventare uno dei capisaldi nella discografia del combo tedesco.
All’epoca la band è ancora un trio (come da manuale), con l’istrionico Mille Petrozza impegnato al microfono e alla 6-corde, Rob Fioretti al basso e Jürgen “Ventor” Reil a devastare il drum-kit; a differenza di quanto indicato nelle varie edizioni di PTK, non è della partita Michael Wulf, che tuttavia partecipò alle photo-session – Wulf è tragicamente deceduto in un incidente motociclistico nel 1993.
Risulta certo scontato (eppure doveroso) ricordare in questa sede la media assolutamente eccelsa che ha contraddistinto buona parte delle release discografiche datate 1986, anno di grazia non solo per la scuola a stelle e strisce: tra le novità che affollano gli scaffali dei negozi specializzati in quel periodo, il secondo parto dei tedeschi conquista un posto di prim’ordine nel cuore degli appassionati, arrivando a contrastare la leadership di quel terremoto musicale che risponde al nome di Reign In Blood (devo dirvi di chi?).
Fiero prodotto della vecchia scuola teutonica, Pleasure To Kill è un platter a base di thrash metal violento e sguaiato, dove il feeling e la dedizione per il genere sopperiscono generosamente alla scarsa preparazione tecnica dei musicisti; poco importa allora calcare la mano sui passaggi fuori tempo del giovane Ventor (lontano anni luce dall’autentica macchina da guerra ammirata di recente) o i vocalizzi stonati di Petrozza, quello che conta – come sempre – è la carica emotiva che ogni singola composizione riesce a trasmettere.

Cosa aggiungere alle migliaia di recensioni entusiastiche che questo album ha collezionato nel corso del tempo? Diversi classici del (fu) three-piece di Essen sono qui, ancora in grado di bastonare l’ascoltatore medio senza pietà, nonostante una produzione ben lontana dagli standard moderni (che, aggiungiamo pure, acquistano in pulizia ma finiscono per omologare il sound di decine di gruppi) ed un’esecuzione altrettanto approssimativa.
La furia cieca di Ripping Corpse, il parossismo straripante della title-track (seguita a ruota dalla perfida Riot Of Violence, con Ventor al microfono), o il bombardamento continuo della conclusiva Under The Guillotine – uno di quei pezzi che la cosiddetta scena Neo-Thrash si sogna di comporre – sono solo alcuni punti di forza di un lp che, prossimo a celebrare il ventesimo anniversario, a ragion veduta è inserito tra i dieci prodotti più rappresentativi di sempre nel catalogo della Noise Records.
Escludendo le hit più celebrate, vale la pena soffermarsi anche su episodi meno noti ma altrettanto validi come Death Is Your Saviour, che pare rubata dal song-book dei Possessed, o la spettacolare Command Of The Blade: due brani da lungo tempo omessi nei live-set dei nostri, che confermano la bontà di un disco che resta una tappa obbligatoria per tutti coloro che si professano amanti del thrash metal vecchia maniera.

Con la pubblicazione del secondo full-length il successo arride meritatamente a Petrozza e soci: l’album vende bene e i Kreator si imbarcano nel primo tour promozionale della propria carriera, in compagnia di Celtic Frost, Destruction e Rage, e, successivamente, a supporto dei canadesi Voivod negli Stati Uniti. Da allora Pleasure To Kill è considerato un piccolo gioiello da custodire gelosamente nella propria collezione, uno di quei titoli che segnano un’epoca e lasciano un’eredità pesante negli anni a venire. Non averlo sarebbe un delitto…

Nota per i collezionisti: PTK è stato ristampato in diversi formati, il più recente dei quali fa parte della serie Noise Re-Issue e include l’ep Flag Of Hate, oltre a note curate da Petrozza e i testi completi. Dell’album esiste inoltre una versione esclusiva in picture-disc, re-intitolata After The Attack, che comprende l’omonima canzone come bonus track addizionale.

Track-list:
01 Choir Of The Damned
02 Ripping Corpse
03 Death Is Your Saviour*
04 Pleasure To Kill
05 Riot Of Violence*
06 The Pestilence
07 Carrion
08 Command Of The Blade*
09 Under The Guillotine

*lead vocals di Jürgen “Ventor” Reil

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