Recensione: Plurima Mortis Imago

Di Alessandro Calvi - 23 Novembre 2006 - 0:00
Plurima Mortis Imago
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Anno: 2006
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65

Che musica avrebbero suonato i Rhapsody se avessero sviluppato quel fantomatico progetto chiamato Rhapsody in Black? Forse non lo sapremo mai, ma una mano a farcene una idea penso che ce la diano i polacchi Devilish Impressions in alcuni punti di questo loro “Plurima Mortis Imago”.

L’inizio del disco è dimandato a “Lunarium”, un brano strumentale in cui le tastiere e le partiture orchestrali si intrecciano alle chitarre elettriche con una discreta dose di epicità.  Subito dopo tocca a “Rebellion of Will Manifesto” e anche in questo caso la musica non cambia. Prima parlavo dei Rhapsody e in effetti credo che alcuni di questi polacchi abbiano dato più di un ascolto ai cd dei nostri conterranei, nella loro musica infatti troviamo molti rimandi a composizioni sinfoniche e ad assoli che consistono in scale di gusto classico.
Per fortuna però, ci mettono anche del loro. Oltre alle linee vocali naturalmente in growl, sono diversi i punti di distacco, oltre a quelli di contatto, con i Rhapsody. Il riffing delle chitarre richiama molto la scuola black e in alcuni punti anche il thrash, inoltre qui e là fanno la loro comparsa degli effetti elettronici usati con parsimonia.
Tutto il disco sembra infatti vivere di una doppia natura. Da una parte i brani in cui la tastierista ha messo mano alle composizioni, dall’altra tutti gli altri. Quelli scritti dal gruppo sono infatti forse più “canonici”, più legati al black sinfonico come viene concepito adesso a partire dai grandi nomi, dai Dimmu Borgir in avanti.
Le canzoni che invece vedono la partecipazione di Turquoissa (tastiere) al song-writing, come “Lunarium”, “Dracula’s Mechanized Universe” o ancora “Alfa & Omega Spaces”, dimostrano, anche all’orecchio non allenato, un’attitudine completamente diversa. Largo spazio quindi a importanti composizioni sinfoniche con influenze da Beethoven (citato espressamente con un pezzo di pianoforte nel finale della quarta traccia) a Vivaldi e abbondante uso di scale classiche. Uno stile di composizione che ricorda (come si diceva) quello dei Rhapsody e che sicuramente dà al gruppo quel qualcosa in più che potrebbe permettergli di affrancarsi dalla media delle band dedite a quello che negli ultimi anni sta forse diventando un mercato un po’ abusato.

Per concludere: un disco sicuramente più che discreto con alcuni passaggi, a mio avviso, di pregevole fattura e con importanti semi di quello che potrebbe divenire a breve lo stile definitivo del gruppo. Se così dovesse essere, potremmo aspettarci gradite sorprese da una band che, pur derivando il proprio stile da altri, potrebbe essere capace di dire qualcosa di nuovo nel genere che si è scelta.

Tracklist:
01 Lunarium
02 Rebellion of Will Manifesto
03 Visions of Kingdom to Come…
04 Dracula’s Mechanized Universe
05 Funeral of God
06 Alfa & Omega Spaces
07 Crowned to be Crucified
08 Smell of Death
09 SataniChaoSymphony

Alex “Engash-Krul” Calvi

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