Recensione: Poisoned Atonement

Di Daniele D'Adamo - 22 Febbraio 2018 - 19:14
Poisoned Atonement
Band: Demonomancy
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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82

Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte. [La Sacra Bibbia, Libro della Rivelazione o Apocalisse, capitolo 21, 8]

Comincia così, con l’agghiacciante lettura del biblico Libro dell’Apocalisse il quale argomenta sulla morte seconda, lo spaventoso attacco sonoro dei Demonomancy, subito materializzatosi nella violentissima, sulfurea, meravigliosamente caotica ‘Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator)’. Brano dall’aggressività totale, resa tale da un riff di chitarra che scorticherebbe pure un’armatura d’acciaio, sostenuto dal cupo rimbombo squarcia-membra del basso  pilotato da A. Cutthroate e dalla continua sovrapposizione di voci demoniache e blasfeme. Witches Whipping interpreta uno stile classico del death prima maniera, urlando con la sua voce roca innominabili testi, lacerando l’etere con i suoi soli scarificatori. Il caos più su menzionato è chiaramente voluto, e dona all’insieme un incredibile sentore di morbosa malignità. Soprattutto quando Herald of the Outer Realm attacca al massimo delle sue possibilità con bordate di blast-beats da completa annichilazione.

I Demonomancy, già al secondo full-length con questo “Poisoned Atonement”, sciorinano puro archaic death metal, cioè death metal assai più rozzo e involuto rispetto al già stantìo old school. Con la foga demolitrice di song primordiali sia nei contenuti tecnici sia in quelli testuali, il disco si rivela foriero di un clamoroso viaggio all’indietro del tempo, probabilmente sino a quando i Possessed  forgiarono nel fuoco della profanazione la loro ‘Death Metal’ (“Seven Churches”, 1985). Death metal natìo, scevro da qualsiasi contaminazione, libero di scatenare la propria furia congenita, neanderthaliana, semi-animalesca.

Riff agghiaccianti anche per il sulfureo mid/up-tempo di ‘Archaic Remnants of the Numinous’, song che, nonostante sia calibrata su un ritmo provocante allucinazioni horror, si scatena improvvisamente in tornadi di blast-beats, sottolineati da urla gutturali che s’intersecano alle arcane invocazioni di Witches Whipping. Nei segmenti ove il ritmo stesso cala leggermente, il power-trio di Roma calca la mano sulla gabbia toracica, riuscendo ad appesantire il proprio sound pur mantenendone la luciferina sovrastruttura. Mid-tempo spolverati nello zolfo anche per la riottosa ‘The Day of the Lord’ ove, oltre alla parte dedicata alla devastazione assoluta, riemergono con forza empie invocazioni il cui tono da negromante gela il sangue nelle vene.

Certamente i Nostri riescono a stordire anche nelle occasioni in cui Witches Whipping declama i suoi versi su battute cadenzate ma è quando il drumming diverge dalla linea retta con le spaventose accelerazioni dei blast-beats, che lo stordimento da allucinazione uditiva raggiunge i limite dello stato di trance e, quindi, delle visioni di cui il Libro dell’Apocalisse è pieno zeppo (‘Poisoned Atonement (Purged in Molten Gold)’, ‘The Last Hymn to Eschaton’).

“Poisoned Atonement” ha un suono unico in tutto il panorama del metal estremo. Dote incredibilmente rara, in un’epoca in cui molte realtà tendono ad assomigliarsi un po’ troppo. Onore ai Demonomancy e alla loro capacità cristallina di aver saputo creare un sound tutto loro. Terrorizzante, frantumatore, irresistibilmente e mortalmente orrido.

Fantastici!

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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