Recensione: Poisoned Void

Di Pasquale Carotenuto - 26 Aprile 2013 - 14:53
Poisoned Void
Band: Vorum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

 

Signore e signori, ecco a voi il death metal.

Probabilmente c’è chi potrebbe darmi del blasfemo leggendo quanto appena scritto, ma sono disposto a prendermi tutte le responsabilità del caso.

Death metal è stata la prima parola, il primo concetto che mi è venuto in mente appena ho cominciato ad ascoltare questo “Poisoned Void” dei Vorum, band finlandese autrice di – a mio modesto parere – un autentico death metal in piena regola. Intendiamoci, la musica in questione non ha nulla da invidiare a quella suonata dai grandi alfieri del death a cavallo tra la fine degli ‘80 e l’inizio dei ‘90! Non solo: se la cattiveria e il senso di marciume e di grottesco che pervadono l’album accostano i Vorum in maniera inequivocabile a icone del death (Morbid Angel in primis), la produzione e le sonorità riescono a dare quel tocco di modernità che non può certo nuocere al contesto.

Di ciò beneficiano soprattutto le chitarre fangose di M.J. e P.J. (al secolo rispettivamente Matti Jalava e Jonatan Johansson), artefici di riffiche che hanno tanto del maniacale, quanto dell’oscuro e del mistico e di soli che rasentano la follia. Il cantato di Johansson non ha nulla a che vedere con raffinati esercizi vocali, ma si avvicina piuttosto all’urlo di una belva primitiva che vomita. Inutile elogiare l’operato del drummer Mikko Josefsson, autentica mitraglia che spara proiettili rapidi e precisi per tutta la durata del disco. Ok, sarò seccante e ripetitivo, ma non posso non dolermi del basso, sicuramente all’altezza ma di certo non influente e distinto come potrebbe (in poche parole, segue bene le linee melodiche delle chitarre senza ricamarci, tuttavia, nulla sopra…).

“Poisoned Void” merita davvero di essere ascoltato a ripetizione! Non appena è partita l’opening track “Impetious Fires”, mi sono alzato dalla sedia e ho cominciato a ruotare la testa per tre minuti e quaranta secondi! L’intero brano è vorticosamente pesante e crudele oserei dire, perfetto biglietto da visita che descrive ciò che seguirà: riff spietatamente veloci che si alternano a passaggi monoliticamente paludosi, pattern di batteria che svariano dai mid-tempo, al grind, al blast-beat. Il resto del lavoro è praticamente un inesorabile incedere di violenza sonora. I quattro nordici del mar Baltico riescono a tessere una fitta rete di riff che intrappolano l’ascoltatore, quasi obbligandolo a voler proseguire l’esplorazione del disco; un viaggio che metterà in mostra la capacità dei musicisti di sovrapporre simultaneamente giri isterici, turbinanti e lerci (arrivando a sfiorare il grindcore, come nella spettacolare “Thriving Darkness”), una batteria tritaossa e implacabile. Un death metal come gli Dei comandano!

Magno plauso anche per l’artwork che si presenta oscuro e mistico quanto basta, con tanto di occhio onniveggente e creature mostruose che sembrano provenire da mondi antichi e sconosciuti (mai sentito parlare dei Sumeri?).

Vivamente consigliato a tutti gli amanti dell’estremo, “Poisoned Void” dei Vorum non deluderà certamente chi, nell’era del deathcore, ama ancora spaccarsi i timpani a suon di Death, Morbid Angel e Obituary.

Pasquale Carotenuto

 

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