Recensione: Post Mortem | Veritas

Di Daniele D'Adamo - 13 Novembre 2015 - 21:51
Post Mortem | Veritas
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
76

Se si pensa che l’italian death metal sia composto solo e soltanto da band che interpretano il genere in maniera ortodossa, si è in errore.

Lo dimostrano i toscani Bleed Someone Dry, fautori di un deathcore molto moderno, assai tecnico, in linea se non in anticipo sui tempi. Difatti non sono poi molte le realtà che suonino qualcosa di simile a ciò che si trova in “Post Mortem | Veritas”, terzo full-length della formazione di Pistoia. Si potrebbe definire progressive deathcore, giusto per comprendere la caleidoscopica varietà di un sound assolutamente perfetto, adulto, maturo, definito in ogni possibile particolare. Eseguito impeccabilmente, tanto che è possibile discernere con estrema facilità ogni nota, ogni accordo, ogni passaggio.

A prescindere dalle complessità strutturali congenite, il deathcore di Jonathan Mazzeo & C. mantiene inalterata la straordinaria potenza insita nel genere stesso, poco incline a mostrare il fianco ad azzardi melodici, anzi. Nondimeno rari, come nella monumentale “The Sacrifice”, bestiale mazzata sui denti, comprendente stop’n’go da spezzare le vertebre anche a un elefante.

Ed è proprio la durezza di tutte le song di “Post Mortem | Veritas” a rappresentare la croce e delizia del platter medesimo. Accanto a una monoliticità davvero fuori dalle righe, c’è l’asprezza di un modus compositivo che non conosce l’aggettivo ‘accattivante’. Non che questo sia un male, assolutamente, tuttavia l’impatto del sound dei Nostri è talmente coriaceo che qualche smussatura degli angoli più acuti, e quindi dolorosi quando piantati nella carne, non avrebbe procurato danni a un lavoro la cui base, a prescindere da tutto, è qualitativamente alta.   

Impossibile, comunque, restare impassibili di fronte alla bravura del quartetto, la cui coesione e il conseguente affiatamento sono forieri di un suono assestato sui piani alti, ove non sfigura affatto accanto a quello di mostri sacri tipo Withechapel. Oltre a questo, c’è anche la volontà di tentare qualcosa di più rispetto all’ordinario, come comprova l’inserimento di musicisti ospiti atti a rimpolpare una muscolatura già possente, e l’inserimento di campionamenti per inspessire e rendere un po’ meno scarno il flavour per definizione leggermente sottile posseduto dal deathcore.

Per questi motivi, guai a trattare con leggerezza e superficialità “Post Mortem | Veritas”. Opera ostica e arcigna (per esempio “Your Name, Their Plague”, dai breakdown devastanti), ma in grado di rivelare, a poco a poco, via via che procedono i passaggi sotto il laser, una quantità molto rilevante di particolari che, altrimenti, sfuggirebbero a un ascolto distratto. Con che lasciando intravedere una longevità non comune.  

Bisogna ascoltare e riascoltare. Solo così, infatti, potrà emergere tutta la bontà di un album completo in tutto e per tutto come “Post Mortem | Veritas, e il talento di quattro ragazzi come i Bleed Someone Dry.

Daniele D’Adamo

Ultimi album di Bleed Someone Dry

Genere:
Anno: 2012
78