Recensione: Power Metal

Di Eugenio Giordano - 30 Giugno 2004 - 0:00
Power Metal
Band: Pantera
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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75

Eccolo qui il quarto ormai mitico disco dei Pantera “Power metal” il primo con Phil Anselmo dietro al microfono, l’ultimo del periodo classico della band texana che dopo questo ottimo platter abbandonerà per sempre i dettami del metal classico in favore di un sound molto più violento, brutale e fortunato.

Quando ascoltate un disco della portata di “Power metal” potete spaziare attraverso una gamma di composizioni magistrali che offrono uno spaccato puntuale della scena metal classica statunitense. Questo disco sembra un greatest hits per quanto ogni pezzo appare efficace e coinvolgente, da parti più tirate e cattive di stampo US metal si passa rapidamente a canoni heavy rock inconfondibilmente eighties fashioned, roba da mettersi le mani nei capelli. La ristampa che oggi vi offre la possibilità di rispolverare in formato digitale questo gioiello discografico è distribuita dalla Grecia tramite Diamond Rarities Series, non è facile reperirla ma vale la pena di sbattersi un poco. Ancora una volta vi invito a cancellare dalle vostre menti (specie quelle dei più giovani) il sound dei Pantera come lo consideriamo noi oggi, alla luce della seconda carriera della band texana. Nella musica di questi Pantera dimenticati esistono strutture ritmiche dinamiche e taglienti affidate a un rifferama inconfondibilmente classico e coinvolgente. Phil Anselmo è praticamente irriconoscibile, qui pare di ascoltare un allievo di Rob Halford o di Bruce Dickinson, il fatto è che il nostro Anselmo si travava perfettamente a suo agio tra acuti al vetriolo e vocalismi estesi mostrando una padronanza vocale eccezionale. Solo noi posteri abbiamo potuto saggiare amaramente il decorso rovinoso della sua voce divenuta negli anni sempre più rugginosa e gutturale, anche se a voi probabilmente andrà benissimo così. La produzione del disco è molto competitiva rispetto ai parametri dell’epoca e presenta un suono aggressivo e dinamico che ancora oggi riserverà grandi emozioni a tutti i metallari più accaniti.

L’incipit “Rock the world” è un brano travolgente ed immediato stile Twisted Sister, appena la sentirete sarete sicuri di aver investito molto bene i vostri risparmi, un vero metal anthem. La title track a mio avviso potrebbe essere inserita nell’enciclopedia alla voce “canzone US metal perfetta”, solo il lavoro di chitarra ritmica spazza via metà della scena americana di quegli anni. Con “We’ll meet again” i Pantera giocano a fare i Judas Priest e il risultato è davvero molto convincente, si percepisce un chiaro intento live in brani come questo. Più dinamica e ambiziosa “Over and out” gira su ottime chitarre ritmiche dai toni aggressivi mentre le linee vocali esplodono letteralmente in refrain efficaci fin dal primo ascolto. La successiva “Proud to be loud” è stata letteralmente venduta ai Pantera da Ron Keel degli Steeler (Y J Malmsteen) pochi lo sanno. Si procede su stilemi piacevolmente dinamici nelle successive “Down below” e “Death trap” entrambe ottimi esempi di US metal di alta caratura. Con “Hard ride” abbiamo un pezzo potenzialmente commerciale sulla falsa riga dei gruppi hard rock degli anni ottanta (Toto, Bon Jovi, Poison….). Si torna al grande metal americano con le conclusive e affilate “Burnnnn” e “Pst” che chiudono il disco nella maniera migliore confermando la classe dei vecchi Pantera.

Se amate il metal, che siate trentenni delusi dalla scena attuale o entusiasti quattordicenni ingenui supporter dei Lacuna Coil, io vi consiglio di cuore di dare un attento ascolto a un platter come questo perchè può veramente aprirvi gli occhi su un modo di concepire il metal che oggi non esiste quasi più. Ho detto quasi.

1: Rock the World
2: Power Metal
3: We’ll Meet Again
4: Over and OutProud To Be Loud
5: Down Below
6: Death Trap
7: Hard Ride
8: Burnnn
9: P.S.T.”88″

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