Recensione: Power Supply

Di Filippo Benedetto - 20 Gennaio 2005 - 0:00
Power Supply
Band: Budgie
Etichetta:
Genere:
Anno: 1980
Nazione:
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80

Non è possibile descrivere il valore di certi albums senza contestualizzarli nel periodo storico in cui sono nati. E’ il caso di “Power Supply” dei Budgie, album uscito nel 1980 ovvero nel momento di fioritura della cosiddetta NWOBHM (acronimo di “New Wave of British Heavy Metal”). Questo movimento si poneva – agli occhi dei Budgie – come ulteriore elemento innovatore dell’hard rock proposto dalla band, iniettandovi nuova “linfa” fatta principalmente di riffs più aggressivi e ritmiche più serrate e veloci. Certo, quando uscì il disco ci furono fans che non accolsero con soddisfazione questa svolta stilistica, vedendovi piuttosto un cedimento della vena creativa. Ma oggi, a più di vent’anni di distanza dall’uscita di “Power Supply” credo si possa darne un giudizio non impietoso e scevro dai pregiudizi rivalutandone il valore artistico e storico. Ma andiamo all’analisi vera e propria di questo lavoro, partendo dalla menzione della copertina che, nel più classico stile a cui ci ha abituato la band, ritrae la “mascotte” del combo in una classica posa “on stage”. Ciò lascia intuire all’ascoltatore la godibilità di un prodotto diretto ed efficace, prepotentemente “heavy rock” insomma.

In apertura la grintosa “Forearm Smash” apre le danze. E’ un brano vivace e diretto costruito su un riffing semplice ed efficacemente sostenuto da una sezione ritmica piena di groove. Lo stile complessivo della song esprime l’intelligente miscela di hard rock con spunti “heavy” mai fuori contesto melodico.
La seguente “Hellbender” viene introdotta da un riff cattivo al punto giusto che svilupperà tutta la sua forza grazie al supporto del  drumming che, con leggere accelerazioni e decelerazioni delle ritmiche, perfettamente sottolinea il passaggio d’atmosfera della song (dai tratti più cupi). “Heavy Revolution” è una song che descrive bene la fase creativa della band che sembra “viaggiare” lungo linee melodiche descrittive un sound sporco e quasi “stradaiolo” (quasi emulando certe suggestioni alla Thin Lizzy).
Un riff acustico quasi sussurrato, in forte odore blues, da il via alla seguente “Gunslinger”, traccia all’ascolto della quale sembra di odorare un immaginario aroma di wiskey stagionato al ritmo di maestosi  riffoni hard rock. Ma la song non si limita a svilupparsi lungo queste, già piacevoli, direttrici melodiche offrendo all’ascoltatore la sorpresa di una divagazione interamente strumentale dove si può notare la bravura tecnico strumentale di ogni membro del gruppo lanciatissimo in una coinvolgente cavalcata ritmica.
“Power Supply” rispolvera un hard rock di vecchia scuola che sembra ricordare, vagamente,  gli episodi più felici del repertorio degli ACDC.  La track “scorre” piacevolmente, accattivandosi i gusti dell’ascoltatore con riffs diretti e di facile impatto efficacemente sostenuti da un drumming sostenuto e pieno di brio. “Secret in my head” sviluppa il suo punto di forza lungo un riffing serrato e dalla espressività alternante accenti più duri ad altri cupamente drammatici. Con la settima track, “Time to remember”, la band riesce a toccare il “cuore” dell’ascoltatore con una semi ballad dalla melodia di fondo romantico decadente dove il riff portante palesa un intimismo quasi dark di grande fascino sull’ascoltatore. Da notare, inoltre, il lirismo dell’assolo centrale che pone un indelebile sigillo di bellezza al brano.  Il disco volge a termine con la conclusiva “Crime against the world” la band ritorna a cavalcare l’onda sicura di un hard rock potente e di facile impatto. Anche in questo caso la “vecchia scuola” mostra il suo lato migliore, dando in pasto all’ascoltatore una traccia che se non brilla d’originalità, non disturba mai l’orecchio affinato a “pane e hard rock”.

“Power Supply”, per concludere, è un disco che erroneamente – a modesto parere del sottoscritto – è stato inquadrato come un lavoro compiacente nei confronti del nascente movimento della NWOBHM., mentre si tratta semplicemente di un album dove la band cerca di rinnovare il proprio stile mantenendo ben salde le proprie radici musicali. Non sarà certo un capolavoro alla pari di platters come “Never Turn Back on a Friend” o “In for the Kill”, ma di sicuro è un disco di grande spessore del quale ogni buon hardrocker dovrebbe prendere possesso.

Nota Finale: L’edizione in CD rimasterizzata di questo album contiene ben quattro bonus tracks tra le quali mi sento di segnalare in particolare “Panzer Division Destroyed” e “Wild Fire”.

Tracklist:
 
1.Forearm Smash        
2.Hellbender        
3.Heavy Revolution       
4.Gunslinger        
5.Power Supply        
6.Secrets In My Head      
7.Time To Remember      
8.Crime Against The World        
9.Wild Fire       
10.High School Girls     
11.Panzer Division Destroyed       
12.Lies Of Jim

Line Up:

Burke Shelley Bass, Vocals
John Thomas Guitar
Steve Williams Drums

 

 

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