Recensione: Previsor

Di Marco Donè - 15 Gennaio 2018 - 0:01
Previsor
Band: Tidal Dreams
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2017
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
72

Previsor”, uscito a settembre 2017, è la seconda prova sulla lunga distanza dei greci Tidal Dreams, che fanno il loro ritorno a ben cinque anni dal debut album “Once Upon the Tide”, pubblicato nel 2012. Il quartetto di Atene può essere considerato come uno degli alfieri della scena ellenica, quella più classica, dalle forti connotazioni epiche ed evocative, che, assieme a quella italiana, dalla fine degli anni Novanta, ha donato tantissime soddisfazioni ai defender di tutto il mondo. Se poi consideriamo che, con “Previsor”, i Tidal Dreams si sono accasati presso l’italianissima Underground Symphony, etichetta nota per aver lanciato band del calibro di Labÿrinth, Mesmerize e White Skull, giusto per citare qualche nome, si ha come l’impressione che le due scene abbiano voluto unire le forze, nel tentativo di consegnarci un disco forgiato con l’acciaio più puro.

 

Impressione che diventa certezza ascoltando “Previsor”, lavoro che centra l’obiettivo fin dalle note iniziali. I Tidal Dreams dimostrano di avere le idee chiare e, soprattutto, di sapere come debba essere composto e suonato un lavoro heavy-power, carico di pathos e dalle forti tinte epiche. L’album si erge attorno a un guitarwork da manuale, che ci proietta indietro nel tempo, semplice nell’esecuzione ma ricercato e assolutamente avvincente. Melodie coinvolgenti, armonizzazioni sempre azzeccate, riff da corna al cielo e headbanging. Travolgente la prova di Nick Teteris alla batteria: un randellatore di pelli a completa disposizione della struttura canzone. È in grado di valorizzare ogni singola parte, riuscendo, in base all’occorrenza, a riempire, abbellire, inserire degli accenti, limitarsi ad accompagnare per poi diventare un autentico schiacciasassi. Incontriamo così dieci canzoni cariche di dinamica, in continua evoluzione, mai ripetitive, valorizzate da una produzione cristallina ma dal sapore rétro, che ben si sposa alla proposta dei Tidal Dreams. Come spesso accade alle corazzate, però, anche la formazione di Atene presenta un punto debole, espresso dal cantante Nektarios Santamouris. Il singer greco, pur sfoggiando grande poliedricità, spaziando in tutto il suo spettro vocale e puntando sulla teatralità, denota qualche limite tecnico. Se nelle note medie risulta convincente e trascinante, i limiti tecnici fanno capolino quando decide di andare verso l’alto, usando il falsetto, come accade in ‘Once Again’, e quando punta sulle note più grevi, che risultano un po’ forzate, non venendo prese nella loro pienezza, come nel caso di ‘Across the River Nile’. Un aspetto che all’inizio farà storcere il naso ma che passerà in secondo piano, vista la crescita e il coinvolgimento che il disco saprà acquisire ascolto dopo ascolto. Una componente che però andrà a incidere sul “numerino” che troverete in basso a destra.

 

Come dicevamo, “Previsor” saprà conquistare gli appassionati delle sonorità più classiche, compresi i defender più incalliti, grazie a canzoni come la terremotante title track posta in apertura, in cui fanno capolino echi “helloweeniani”. Per non parlare di ‘King in the North’, in cui le atmosfere maestose e cariche di pathos, esaltate nel ritornello, riportano alla mente i Grave Digger più ispirati, o la successiva ‘House of Lords’ in cui l’insegnamento dei Cloven Hoof di metà anni Ottanta ha sicuramente lasciato il segno. Da citare anche ‘Odissey’, altro highlight del disco, in cui, dopo un incedere che sembra ispirarsi ai Running Wild, esplode un ritornello che richiama l’epicità barda dei Blind Guardian, enfatizzata dall’uso del flauto. Proprio il flauto, assieme alle cornamusa, farà comparsa a più riprese nel disco, rendendo ancora più accattivante la proposta dei Tidal Dreams. Cornamusa che diventerà assoluta protagonista nella conclusiva strumentale ‘Ancestral’, canzone che, grazie ai ritmi rallentati e all’aura cupa di cui è intrisa, diventa il perfetto epilogo di “Previsor”.

 

I Tidal Dreams non inventeranno nulla, ma dimostrano che, ai giorni nostri, senza tanti orpelli, senza strafare, si possono realizzare dischi di valore semplicemente tornando alle basi, seguendo gli insegnamenti dei grandi nomi del passato. L’importante è conoscere l’argomento, crederci, avere personalità, idee e passione. Tutte voci che danno vita al songwriting vincente da cui “Previsor” è nato. Se Santamouris riuscirà a perfezionare la propria tecnica vocale, i Tidal Dreams diventeranno assoluti padroni del proprio destino. Una band da tenere d’occhio.

 

Marco Donè

 

 

 

Ultimi album di Tidal Dreams

Band: Tidal Dreams
Genere: Heavy 
Anno: 2017
72