Recensione: Pride & Glory

Di Nicola Furlan - 3 Febbraio 2008 - 0:00
Pride & Glory
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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90

Certe personalità hanno la capacità di raccontare tutto al solo citarne il nome.
Artisti che hanno dato tantissimo in termini di qualità, personalità e passione. Veri personaggi che la musica la hanno sposata in eterno.
A pensarci bene ce ne sono pochi, ma è insindacabile che uno di questi sia Zakk Wylde.
Sarà superfluo ai più, ma qualche riga di presentazione è d’obbligo e può risultare necessaria per chi si avvicina a questo artista per la prima volta.

Il mastermind di questo unico debutto discografico, è nato artisticamente sotto l’ala protettiva del geniale Ozzy Osbourne dopo che il singer lo scelse, appena poco più che maggiorenne, per sostituire il dimissionario Jake E. Lee.
Da quel momento Zakk ha inanellato una serie di prestazioni studio e live che, con molta probabilità, saranno ricordate nel tempo e lo consacreranno a mostro sacro in ambito rock, tanto con i Black Label Society, quanto con questo onomino disco.

Pride & Glory‘ esce nel 1994 per la Geffen Records (onore a questa label capace di portare a se tantissimi artisti di ricercata qualità) ed annovera in line-up il bassista James LoMenzo (White Lion) e Greg D’Angelo, quasi subito sostituito dal collega Brian Tichy, già al lavoro con artisti del calibro di Ozzy Osbourne, Foreigner e Billy Idol.

La sinergia tra Wylde e LoMenzo dà vita a quel tipico flavour hard rock/southern che rappresenta i tratti maggiormente identificativi del full-length.
I patterns hanno spessore, calore e creano attimi di notevole phatos, “Fadin’ Away” su tutte. Non bastasse un già così profondo songwriting, ci sono da gustare le capacità tecniche ed esecutive dello stesso Wylde, alle prese con chitarra (aggressiva e delicata), pianoforte ed addirittura banjo sulle note di “Losin’ Your Mind”. Senza dimenticare capolavori come “Harvester Of Pain” e “Troubled Wine”, vere gemme rappresentanti tutto il patrimonio attitudinale dell’axeman statunitense.
Il platter non ha un solo attimo di flessione e trascina a se la vera essenza del caldo e passionale hard rock accarezzato dai memorabili tratti acustici, o violentato da quei famigerati armonici artificiali e dai bending al limite del punto di rottura.

La scelta di optare per strumenti genuini e prodotti in maniera tale da poter esprimere la passione attraverso insistenti venature country, il cui rock di base è pregno di retrogusto blues, dà al genere partorito un nome unico: “Pride & Glory”.
La pastosa, melodica e passionale timbrica vocale dell’artista, consolida il tutto in un prodotto all’epoca non troppo capito, o forse, semplicemente soffocato dalle mode grunge-oriented del periodo.
Parlare di capolavoro è oggettivamente eccessivo, ma di un disco eccezionale, no.
La musica scaturita da questi solchi, è chiara e ricca di passione e, se quello a cui aspirate è quel feeling da pelle d’oca capace di legare i ricordi alle canzoni stesse, allora questo album fà di certo al caso vostro.

Concludendo, viene davvero da chiedersi: perché non ne escono di più di dischi del genere?
Zakk Wilde è stato capace di creare e plasmare attorno alla musica, una corroborante atmosfera dalle tinte calde, che racchiude la summa dell’arte di un musicista capace di far convergere in quattordici canzoni delle sfumature mai tanto vicine al proprio animo.

Lasciate pure che “sputi” su di voi la sua attitudine artistica, perché non sempre le parole possono raccontare qualcosa che è l’orecchio a dover giudicare ed il cuore a poter vivere.

Nicola “nik76” Furlan

Tracklist:

01 Losin’ Your Mind
02 Horse Called War
03 Shine On
04 Lovin’ Women
05 Harvester Of Pain
06 The Chosen One
07 Sweet Jesus
08 Troubled Wine
09 Machine Gun Man
10 Cry Me A River
11 Toe’n The Line
12 Found A Friend
13 Fadin’ Away
14 Hate Your Guts

Line up:

Zakk Wylde: Vocals and Guitar
James Lomenzo: Bass
Brian Tichy: Drums

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