Recensione: Primal Power Addiction

Di ytsejam78 - 20 Aprile 2003 - 0:00
Primal Power Addiction
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
90

Primal Power Addiction si è ben guardato dallo smettere di girare per più di una settimana e mi ha… diciamo rincretinito… con le sue mille sfaccettature, che spero di descrivere in modo quantomeno decente a seguire. Se non volete trovare un’accozzaglia di aggettivi sconnessi e paragoni strampalati, credo sia il caso di impostare la recensione su di una descrizione sommaria dei vari pezzi, che rendono l’album disomogeneo e difficile da digerire, ma allo stesso tempo affascinante e provocante. Il promo paragone che si può tirare in ballo è quello con gli svedesi A.C.T., prog band che ha dato alla luce un paio di sottovalutati dischi. 2k Awe Tick si regge su cori orecchiabili, melodie allegre ma complesse, così come le strutture, che saltuariamente nel corso dell’album si fanno davvero complicate. Altro paragone che emerge dalla prima traccia è quello con i Voivod, dovuto a sonorità spaziali e stralunate. Con Masterdom’s Profit si cambia già leggermente: emergono maggiormente le chitarre più pesanti, si trovano alcune melodie più accessibili. Ma quello che resta inalterato è il senso di meraviglia verso tutto ciò. A New Paradigm potrebbe dare quasi la certezza di trovarsi di fronte ad un disco prog/hard rock. Ma la realtà è ben altra, e le sorprese future lo dimostreranno. Così ci si appresta a sognare col le melodie soffuse di Divisions, ancora accennanti leggermente ai Voivod. Poi arriva A Higher Moral Ground. Riff ripetuti, piuttosto ossessivi la rendono una traccia abbastanza singolare all’interno del cd, ma non sono ancora il massimo che la band può dare, infatti la successiva Komma riesce addirittura a riportare alla mente i Meshuggah con i suoi riff, ovviamente alternati a momenti più soffusi, rock o prog oriented. Ma si vede che la musica prende vita indipendentemente dagli schemi, e questo è il caso in cui più liberamente si può parlare di arte. A seguire gli schemi risultano ormai rivelati, così si alternano suoni spaziali a dolci melodie, tecnicismi esasperati a basi solide. Da notare come in ogni caso le vocals si adattino perfettamente al background musicale, elemento davvero stupefacente, se non si considera che in realtà i cantanti sono ben due dietro a questo disco, così come abbiamo anche un chitarrista in più del previsto, si giunge quindi a tre. Ma le tecnica, che pur potrebbe essere facilmente lodata in questo caso, resta sempre a servizio dell’espressività, come sempre dovrebbe essere. Una nota particolare per la splendida conclusione, la cover Beds Are Burning dei Midnight Oil che con un po’ di rock ed un pizzico di Smash Mouth riscalda i cuori e precede l’immancabile ripetizione del disco per intero. Di nuovo…

TrackList:
01. 2K Awe Tick – 02. Masterdom’s Profit – 03. A New Paradigm – 04. Divisions – 05. A Higher Moral Ground – 06. Komma – 07. Remembrance – 08. One Of Twentyfour – 09. Waves – 10. The Inner Stream Remains

Ultimi album di Heaven’s Cry