Recensione: Primary Fear

Di Paola Bonizzato - 24 Novembre 2003 - 0:00
Primary Fear
Band: Arachnes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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70

Sebbene questi ragazzi abbiano già alle spalle una copiosa discografia (6 album, dei quali uno è un miniCD) sotto le ali protettrici di 3 grandi label del made in Italy (Lucretia Records, Underground Symphony e per finire Scarlet Records, che ha pubblicato quest’ultima release), personalmente non li avevo mai sentiti all’opera prima che mi capitasse tra le mani questo “Primary Fear”.

Non voglio mettere assolutamente in dubbio le doti tecniche di questo quartetto tutto italiano. A cominciare da Franco Caruso alla chitarra: ci sono degli assoli che fanno rabbrividire i maestri del prog in molte delle tracce dell’album… I ritmi e il timbro delle 6 corde d’accompagnamento della title-track “Primary Fear” ricalcano l’orma inconfondibile dei Symphony X, e molte altre influenze si ritrovano anche in altri brani. La voce di Enzo purtroppo mi sembra un po’ troppo in secondo piano rispetto alla musica, probabilmente averle dato “più spazio” sarebbe stata, a mio parere, una scelta migliore.
Ma cominciamo dall’inizio. I pochi secondi dell’intro “Osonzes” fanno pensare ad un tipico album di power sinfonico, sulla scia di Rhapsody e compagnia bella… ma lo stacco netto dell’attacco veloce di “Battle to the Victory” ci riporta coi piedi per terra: in questo album c’e’ anche una forte componente speed che diversifica un po’ l’offerta.

Ottime le linee vocali di “Not Fair”, preceduta da un omonimo preludio strumentale, e seguita da “Tota Pulchra” che si stacca completamente dal resto dell’album ed emerge dal fondo di una navata della chiesa in cui è stata registrata. La decima traccia, infatti, è un pezzo composto appositamente dal Maestro F. Castelli e suonato con un vero organo a canne. Anche se l’aggettivo forse non si addice per commentare un pezzo che potrebbe essere benissimo inciso su un CD di musica classica, direi che si tratta di un pezzo proprio schizzato (ovviamente da intendersi in senso positivo!). L’album riprende poi con “My old Refuge”, che riporta l’ascoltatore sull’onda dei pezzi precedenti.

Ed ecco la mia preferita in assoluto: “My son and I”. E’ ballad, è prog, è sentimento. 3:43 di relax, cullati e trasportati via da un azzeccatissimo giro di note che rendono l’atmosfera soffusa e sospesa… Altra chicca di “Primary Fear” è la cover di “Eruption”, degli Emerson Lake & Palmer, che mette in luce le tastiere di Enzo Caruso. L’album si chiude con un altro brano classico: la barocca “Scherzo in E Minor”, degna conclusione in pompa magna di tante buone idee.

Devo dire che dopo i primi ascolti le canzoni che erano riuscite a rubare da subito la mia attenzione o a rimanermi in testa non erano molte. Ma un ascolto più attento mi ha permesso di apprezzare maggiormente l’intero lavoro nel suo complesso e allo stesso tempo di rivalutarlo. Consigliato soprattutto agli amanti dei virtuosismi (che avranno di che essere soddisfatti ascoltando “Thriller”).

Paola Bonizzato

Tracklist:
01. Osonzes
02. Battle To The Victory
03. Primary Fear
04. The Warning
05. Still Waters
06. Thriller
07. To Escape Death
08. Not Fair (Prelude)
09. Not Fair
10. Tota Pulchra
11. My Old Refuge
12. My Son And I
13. Running In The Labyrinth
14. Eruption
15. Scherzo In E Minor

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