Recensione: Progression Towards Evil

Di Matteo Bovio - 7 Novembre 2002 - 0:00
Progression Towards Evil
Band: Skinless
Etichetta:
Genere:
Anno: 1998
Nazione:
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89

Questo album spacca il culo!!!!!! E so benissimo che in tanti avrete storto il naso vedendo il voto assegnato, ma a voi non ho che da dire poche parole: trovatemi negli ultimi 5 anni un album che sia contemporaneamente altrettanto brutale, marcio, violento e paurosamente d’impatto, e a quel punto forse mi farete cambiare idea. Ok, forse esagero un po’, ma questo esordio è davvero pauroso!!! Gli Skinless, provenienti ovviamente dagli Stati Uniti, non si danno a soluzioni iper-tecniche alla Cryptopsy/Dying Fetus, nè sperimentazioni alla Cephalic Carnage… Perchè ho citato questi gruppi? Perchè ultimamente è difficile sentir parlare bene di un gruppo Brutal, a meno che non abbia, appunto, caratteristiche innovative varie. Questa spettacolare band invece ha risollevato a mio parere le sorti del genere, dando la dimostrazione che non occorre chiamarsi Cannibal Corpse per poter essere sulla cresta dell’onda.

La miscela è piuttosto semplice: prendete un growl degno del miglior orso, stacchi veloci alternate a parti cadenzate dall’impossibile pesantezza e un suono discretamente compresso, e aggiungeteci un feeling unico… Non mancano venature ironiche, nascoste nei testi e nelle intro di ciascuna song, ma la sostanza è poi molto concreta, e non affidata al caso. I pezzi da quel che c’è scritto sono stati composti tra il ’92 ed il ’98, e quindi riguardano tutto il primo periodo della carriera di questa ormai avviata band. Ma il suono di queste canzoni è qualcosa di geniale: non annoiano nelle parti veloci, nel senso che sono tutte perfettamente distinguibili, quelle lente sono di una pesantezza fuori dal comune e infine non mancano alcuni catchy-riff in cui sfido chiunque a non lasciarsi coinvolgere in un violento head-banging.

Questo è un album con la A maiuscola, uno di quelli che ascolterete fino alla nausea nel momento in cui comincerete a conoscerlo bene! Ogni canzone ha il suo valido motivo per farsi ricordare, in ognuna troverete quello stacco che vi fa impazzire; insomma, qui c’è veramente tanto bel brutal, così tanto che all’inizio ogni ascolto regala una sorpresa. Parti cadenzate come l’inizio di “Extermination Of My Filthy Species” costituiscono una robusta ossatura su cui le canzoni si sviluppano; queste si alternano a stacchi di blast-beats micidiali in cui il batterista Bob Beaulac (che abbandonerà il gruppo prima del successivo lavoro) non tradisce le aspettative. Risaltano in modo particolare “Tampon Lollipops” e la successiva “Milk And Innards”; entrambe mettono in luce la capacità di creare riff accattivanti e a modo loro originali, che pur non essendo perle di tecnica o di elaborazione riescono nell’intento di piacere.

Lo spirito senza pretese di questo lavoro lo rende ancora più appetibile di quanto non lo sarebbe in qualunque altro caso; non vorrei che pensaste però di avere a che fare con un gruppo di poca serietà. Anzi, questo debutto ha avuto la capacità di portare la band agli occhi della Relapse, per la quale hanno tutt’ora un contratto. Non giurerei sull’attuale reperibilità di Progression Towards Evil, ma vi assicuro che dare un’occhiata in giro è uno sforzo che vale la pena fare. Lasciatevi rapire dall’accattivante growl di mr. Webber, e mi dovrete dare ragione Gli Skinless fanno tutt’oggi quello che una manciata di pochi altri gruppi osa: smentiscono clamorosamente chi imperterrito continua a ripetere che di questo genere è già stato detto tutto…
Matteo Bovio

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