Recensione: Propaganda

Di Roberto Gelmi - 17 Dicembre 2018 - 12:00
Propaganda
Band: Twintera
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2018
Nazione:
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75

Nati nel 2005 in quel di Verona, i Twintera hanno debuttato con l’EP “Demotion” nel 2009, un EP autoprodotto che racchiude in cinque tracce il primo soddisfacente tentativo di creare un sound proprio in campo heavy metal. Il disco vince il premio “Demo del mese” sulla rivista Metal Hammer nel giugno 2010 e il sestetto veneto ha così modo di calcare la ribalta live, suonando di spalla a gruppi di fama internazionale, tra i quali Evergrey, Pino Scotto, Vision Divine, White Skull, Trick or Treat e la Metal Gang. Il tastierista Matteo “Teddy” Bigon lascia la band l’anno successivo; la composizione del primo full-length subisce di conseguenza un ridimensionato a livello di sound ed è qui che la band reinventa in parte se stessa. “Lines” esce nel 2012 per logic(il)logic Records e il risultato è un heavy metal meno progressivo, ma ricco di sfumature dovute a una composizione collettiva e ispirata a suggestioni musicali delle più disparate. Dopo un lungo iato, nel 2018 la band torna con tre singoli e infine con un nuovo disco, Propaganda, che si compone di nove brani per un totale di una quarantina di minuti.

L’opener “Qalaman B”, a metà tra intro atmosferico e hors-d’oeuvre dai pregiati inserti acustici, carica l’ascoltatore in vista del singolo uscito a fine aprile, “Tommato Twist”, brano corto e diretto, che colpisce nei suoi cambi di tempo svagati e per la prova vocale di Massimo Brunelli. Non è così frequente, infatti, in ambito metal imbattersi in un cantante dotato di una chiara riconoscibilità artistica, poco importa se l’indugiare sui registri alti possa risultare alla lunga eccessivo. Potevano essere meglio economizzati, infine, gli armonici distorti che percorrono il brano rendendolo a tratti sgradevole (gli Edenshade, ad esempio, in passato ne hanno fatto un uso più convincente). Ritroviamo il medesimo approccio ruvido delle chitarre in “Moscoph”, pezzo ondivago e con una vena oscura nel finale. Tanta melodia nel refrain di “A Cool 1”, ma anche parti in scream, voci filtrate e accordi stoppati di chitarra. Buon groove anche in “Thai Adele in Broadway”: i Twintera potrebbero essere accostati cum magno grano salis ai giganti Coheed and Cambria per il modo d’intendere l’ispirazione musicale, con tanto entusiasmo che evita le trappole del narcisismo fine a se stesso. La seconda parte di Propaganda non perde di mordente e si apre con un gran pezzo. “Patty P” è una ballad ben composta e interpretata dal quintetto veronese, gode di buona longevità d’ascolto e non può mancare in sede live. Riff divertito e veloce all’avvio di “suga(R)man”: i Twintera sono dotati di un discreto bagaglio tecnico ma non vogliono sia fine a se stesso. Let ring e strofe dilatate nella granitica “Nyly”, nel finale troviamo, invece, il pezzo più lungo, che richiama l’opener. “Qalaman T.” non aggiunge e non toglie nulla a quanto sentito fin qui, la band veneta si dimostra coerente e non snatura l’album azzardando una suite dal minutaggio fuori luogo.

In definitiva sono più gli aspetti positivi di quelli negativi a spiccare nella fattura dell’album. Si tratta di pezzi coesi, con buoni assoli e una prova di forza del vocalist. Si deve lavorare sulla produzione per bilanciare meglio i suoni e ricercare una maggiore ecletticità in futuro (in modo da non ripetersi), per ora sentiamo di promuovere la band veneta. Riparleremo dei Twinter a distanza di tempo, ci auguriamo in modo ancora con parole d’encomio.

Roberto Gelmi (sc. Rhadamanthys)

 

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