Recensione: Proponent For Sentience

Di Andrea Poletti - 29 Settembre 2016 - 16:42
Proponent For Sentience
Band: Allegaeon
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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84

“Se tutti i vostri coetanei capiscono ciò che avete fatto, allora non siete stati creativi.”

Henry Jay Heimlich

Innumerevoli sono state le volte dove nelle descirzioni in giro per il globo la parola “capolavoro” è stata attribuita a questo o quel disco, per poi rivelarsi negli anni polvere nel vento. Probabilmente la spontaneità, la forza interiore che sprigiona il desiderio e il compiacimento, si dimentica in alcuni momenti dell’importanza di giudicare e rivalutare oggettivamente ed anacronisticamente quanto si ha di fronte. Tale concetto è applicabile all’arte a tutto tondo nelle sue forme maggiori quali scultura, pittura, letteratura, musica e danza; cosa ci può dunque stupire veramente a tal punto da definire realmente e globalmente un atto di creazione quale capolavoro? L’incomprensione, la non realizzazione immediata di ciò che d’innanzi a noi si prospetta, un pò come Van Gogh derise i contemporanei all’epoca. Ecco che così arrivano come incompresi gli Allegaeon, che non sono sinonimo di capolavoro, ma che di certo sino ad oggi hanno dimostrato la stoffa dei campioni attraverso quattro album che denotano un miglioramento esponenziale ed una vivacità realizzativa donata dal fato a pochi. Questo nuovissimo “Proponent For Sentience” aveva sulle spalle il peso dell’aspettativa dei fans, che cresciuti come funghi negli anni, non riuscivano a comprendere quale direzione avrebbe potuto seguire la band dopo l’ottima doppietta creata da “Formshifter”- “Elements of the Infinite”. Le nuvole che si stagliavano all’orizzonte dei nostri beniamini si sono leggermente diradate quando è stato annunciato il nuovo cantante, tale Riley McShane proveniente  dai Son of Aurelius, che ha alzato il livello di qualità tecnica come mai prima d’ora. Nulla da togliere ad Ezra e al suo lavoro degli anni precedenti, ma qua siamo in presenza di un signor cantante, quelli che riescono a spaziare su molteplici stili vocali senza la paura e l’incertezza insita in molti contemporanei. Riley McShane è un cantante con la C maiuscola e per chi non conoscesse la sua precedente formazione corra subito a farsi un po’ di cultura, perché? Sorpresa.

Quindi potremo dire che il valore aggiunto al quarto capitolo degli Allegaeon sia proprio il nuovo cantante? Si e no, poiché oltre lui, Greg Burgess ha tirato fuori dei colpi di coda che parevano impossibili; acoltare per credere paragonando le passate realizzazioni. Prima del prossimo capitolo recitiamo tutti in coro:

“Il destino è quel che è, non c’è scampo più per me”

Dodici canzoni, di cui undici ufficiali e la chiusura con la cover dei Rush (Subdivision) per un totale di settantadue minuti di Prog-death con i controtesticoli. Ammetto che non appena vista la scaletta e la durata mi sono detto “che due paXXe”, ma il caso non gira mai per nulla nella vita di noi altri; aiutato da alcuni voli intercontinentali per questioni lavorative, nottate in hotel a fare nulla e desiderio della scoperta ho assimilato decine di volte dal primo all’ultimo minuto questo album e devo ammettere, che una volta preso ed analizzato complessivamente, ha un perché. Diamine se ha il suo perchè e non poteva che essere altrimenti. So benissimo che non ha tutti riesce facile mettersi a disposizione di un album per oltre un’ora di tempo, ma essendo questa arte, merita rispetto e attenzione, non ascolti mordi e fuggi dove si perderebbe l’essenza del tutto e quindi il 70% del divertimento. 

Dunque se la pazienza, la voglia, l’interesse, le circostanze, gli astri, la geopolitica, la crisi idrica, la brexit, le multinazionali e gli arrotini del mercato sono dalla vostra ecco cosa accade pressapoco all’interno di “Proponent For Sentience”. Potremmo vedere questo concepimento come la sintesi dell’estremismo compositivo del prog death odierno, come una grande clessidra che minuto dopo minuto offre la possibilità di assaggiare e degustare quanto la creatività contemporanea possa far accedere a lidi prima sconosciuti. Certamente nulla si crea da zero oggi ma le idee che continuano a fluire e mescolarsi tra loro offrono sempre nuovi spunti di interesse; basti prendere la ‘Titletrack’ e la sua suddivisione in tre atti, con un complessivo di oltre ventuno minuti, che riesce a riprendere alcune sonorità tipiche dei Dimmu Borgir epoca “Death Cult Armageddon”, inserendole su di un tappeto sonoro di non facile decifrazione. Probabilmente la scelta di spezzare il tutto in tre movimenti facilita per alcuni l’apprendimento, ma non sarebbe stato male anche avere una sola suite di enorme importanza stilistica. Il suono del gruppo è riconoscibile dopo pochi passaggi, non v’è nulla di nuovo ma realizzazioni come il primo singolo ‘Grey Matter Mechanics-Appassonata Ex Machinea’ con gli accostamenti tra acustica stile flamenco e la brutalità made in US, sono innovazione e ispirazione allo stato puro. Molti i passaggi importanti lungo la tracklist, che meritano una citazione come la sezione centrale di ‘From Nothing’ e il suo ritmo catchy e stratificato, lo stacco con assolo integrato dentro ‘Of Mind and Matrix’ da 3:08 a 3:55 per andare al clean vocal nella sezione prog di ‘Cognitive Computations’ da 2:39 a 4:02 con forti richiami ai Leprous degli ultimi anni. La capacità di direzionare la musica verso questa o quella influenza è vista anche nella conclusiva ultima parte del trittico che compone la ‘Titletrack’ con forti richiami ai Faceless di “Autotheism”, avvalendosi dell’aiuto di Björn “Speed” Strid per quell’esperienza multisensoriale vincente sotto ogni aspetto. Stop, basta parlarnere così nello specifico, che gusto ci sarebbe dopo?

Certamente, come detto, non è un capolavoro e alcuni lati devono essere limati e migliorati, inoltre la produzione per quanto potente e perfetta per la finalità dell’album, avrebbe gradito una minore compattezza, magari facendo risultare tutto più “reale”. Rimane il fatto che complessivamente non v’è traccia di grandi difetti e possiamo applaudire con giubilo.

Gli Allegaeon hanno sfornato ad oggi il loro capolavoro, che non diventa un album imprescindibile a livello globale ma che aiuterà di certo i nostri ragazzi a trovare ulteriori consensi e farli conoscere ancora più capillarmente nel’undergound. “Proponent For Sentience” è un vortice di sensazioni, esperienze e infinite sfumature che riserva dettagli sempre nuovi dopo ogni ascolto.; se questa line-up continuerà senza rivoluzioni del caso si auspica un futuro roseo e noi, quanto supporters, siamo ad attendere il prossimo concepimento che non potrà che essere un ennesimo passo in avanti. 

“La storia dell’evoluzione insegna che l’universo non ha mai smesso di essere creativo o inventivo.”

Karl Popper.

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