Recensione: Psychofagist

Di Matteo Bovio - 27 Dicembre 2004 - 0:00
Psychofagist
Band: Psychofagist
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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77

Li avevamo lasciati con un promozionale molto promettente, al quale era seguito uno split mcd con gli Hybrid Viscery dal titolo Selfless Spite. Era naturale che prima o poi se ne sarebbero usciti con un full-lenght esplosivo, e questo lavoro omonimo è esattamente l’espressione più violenta che il gruppo poteva dare alle linee musicali che fino a oggi aveva delineato. In 12 tracce sono riusciti a dar maggior corpo al Grindcore isterico, alla ricerca sonora che sembrano inseguire fin dagli esordi.

La classica casellina “Style”, presente in ogni discografia che passi tra le mani del sottoscritto, in questo caso riporta una definizione quantomeno anomala: 21st Century Schizoid Grind. E la cosa non deve sorprendere se, leggendo più attentamente, scopriamo che le band di riferimento citati dagli Psychofagist sono Dillinger Escape Plan e Cephalic Carnage. Sicuramente il gruppo non si è messo in bocca parole più grandi dell’effettiva portata del lavoro, sviluppando invece un discorso che parte dalle citate fonti d’ispirazione per poi arricchirsi con molti altri elementi personali. In particolare mi ha esaltato una caratteristica ben precisa: che questo cd colma abbondantamente lo scarto che c’era tra le loro prestazioni live e le registrazioni in studio. E’ esattamente questo il tipo di potenza che il full-lenght comunica: un approccio istintivo e da live-set, più che uno ragionato e macchinoso.

Per essere più specifici, il gruppo propone una miscela di blast-beat, tempi dispari (a volte al limite dell’incomprensibile), dissonanze e intrecci chitarra-basso paurosi. Il tutto senza perdere in violenza, anzi, rimarcandola con il cantato potentissimo di Marcello. Un ascolto distratto regala poco, e questo alla lunga può diventare un punto a sfavore del lavoro; ma in realtà le idee sterili e fini a sè stesse sono quasi completamente bandite dalle canzoni, a favore di un’attitudine e un approccio realmente insani. A volte si ha l’impressione che gli Psychofagist calchino un po’ troppo la mano, ma gli eccessi con cui riempiono le composizioni in realtà hanno il fascino tipico di questo “genere” (se di genere si può parlare). Possono piacere o meno, ma è difficile metterne in discussione l’intelligenza e la bontà delle canzoni (e, ovviamente, la tecnica dei tre ragazzi è fuori discussione).

Le tracce sono di durata medio-breve, e hanno un forte mordente amplificato da una scelta sonora non pulitissima ma molto d’impatto. Gli strumenti lavorano su sovrapposizioni al limite del caotico, rendendo difficile delineare le strutture dei brani; sicuramente uno scoglio in più per chi non adora questo genere di soluzioni iper-tecniche, ma anche un elemento che dona un fascino maggiore all’immaginario di follia che sembra permeare ogni singola nota del cd.

Se cercate una risposta più Grind-oriented ai primi Dillinger Escape Plan l’avete trovata. E’ evidente che questo lavoro non è per tutti, e che rimarrà poco più che un interessante esperimento per chi non impazzisce per questo genere di proposte. Invito comunque ogni amante dell’estremo a dare una possibilità alla band nostrana; in modo particolare l’invito è rivolto a chi li ha visti dal vivo e in parte dunque sa già cosa aspettarsi. Piacciano o meno, gli Psychofagist sono una delle poche risposte innovative in campo estremo provenienti dall’Italia, e anche solo per questo semplice motivo meritano rispetto e supporto.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Non.Rational.Algebra
02. High Minded Martyrs
03. Io Ti Dono La Pace
04. Emo – Clasis
05. La Ballata Della Repulsione
06. Come Cieco
07. Unstable?
08. Tema: Delirio
09. 21st Century Schizoid God
10. Traces Of Ephemeral Steadiness
11. Al Tramonto Dell’Io
12. Strage

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