Recensione: Public Glory, Secret Agony [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 17 Febbraio 2011 - 0:00
Public Glory, Secret Agony [Reissue]
Band: White Skull
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2008
Nazione:
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83

Il 22 maggio del 2000 esce Public Glory, Secret Agony, il quarto capitolo discografico ufficiale del Teschio di Cavazzale, in provincia di Vicenza. La label di appartenenza è la Breaker Records di Udo Dirkschneider e la distribuzione batte bandiera Nuclear Blast. Dopo l’ubriacatura da saga nordica provocata da Tales From The North dell’anno prima, da buoni italiani a tutto tondo, i Nostri scrivono un concept sull’Impero Romano, più specificatamente legato al periodo di Giulio Cesare e agli intrallazzi con la regina d’Egitto Cleopatra. Copertina ben riuscita – anche come colorazione di fondo – ed evidente entusiasmo a 1000 durante l’attesa da parte dei die hard fan dei White Skull, sulla spinta delle grandiose bordate vichinghe emanate dal disco giallo contenente l’hit Asgard del 1999.

La recensione si riferisce al remaster marchiato Metal Mind, label polacca che sempre più spesso si distingue per gli azzeccati remake. Confezione digipak limitata a soli duemila esemplari. Come al solito stuzzicante il packaging, creato su carta “anti-ditate” dai colori vivi, paginetta dedicata alla storia della band in lingua inglese, foto centrale a due ante e booklet con tutti i testi, oltre all’obbligatorio dischetto ottico “dorato”.

Burn Rome, Burn: intro di default con buone aperture melodiche poi subito assalto all’arma bianca in High Treason, con i fendenti tirati dalle sei corde forgiate presso le Antiche Officine Savio/Fontò. L’approccio di Federica De Boni è morbido, ma si tratta di pochi passaggi, poi è l’aggressività a farla da padrona. Robusti cori alla tedesca “condiscono” il tutto.

L’highlight  -sponda veloce – di Public Glory, Secret Agony risponde al nome di The Roman Empire, pezzo quasi sempre presente nella scaletta dal vivo del gruppo ancora oggi. La summa del songwriting illuminato dei White Skull dell’anno 2000: incedere massiccio, bridge catchy e orgasmo metallico durante il coro – e il contro coro – omonimo.

Grave Digger? Questi conosciuti, nelle lande bagnate dal Bacchiglione e dal Retrone. Vedasi alla voce Greedy Rome. La quiete – si fa per dire – dopo la tempesta ha un nome ben preciso: In Caesar We Trust. 7’ e 39” di epica italica, cambi di tempo assassini e una “Sister” d’acciaio come non mai (o quasi). Velocità a manetta in Valley Of The Sun, abbeverandosi appieno ai cliché del genere, senza fare la differenza. Stessa sorte per l’eroica, nelle intenzioni, Anubis The Jackal. Pronta però la ripartenza: ancora potenza di matrice tedesca in Mangler, ottimo episodio dove Federica “tira” alla grande, coadiuvata al massimo dagli altri Skulls, a partire dal famoso bicilindrico di Cavazzale Mantiero/Pozzato.

Cleopathra è semplicemente tronfia per mere esigenze di copione così come The Field Of Peace incarna la nemesi dei Teschi, a ricordare al mondo che sanno scrivere pezzi adulti, immortali e dal pathos strabordante. Premere PLAY, ascoltare, poi << e ancora PLAY per tre volte, ne vale la pena. La componente vocale sexy della cantante finalmente travalica i confini del personaggio, con ottimi risultati. Peccato duri solo quattro minuti e mezzo scarsi. Time For Glory: ovvero quello che poteva essere ed è stato per un certo momento, qui sufficientemente celebrato senza far gridare al miracolo, nonostante l’azzeccato bridge portante.

Public Glory, Secret Agony: per molti la normale evoluzione di Tales From The North. Trattasi di album valido, ben curato ma meno spontaneo del precedente. I White Skull perdono per strada una parte della carica “animale” che li contraddistingue e si avventurano in territori più studiati, costruiti. Diverso, ma sempre un Sior album, penalizzato a suo tempo da una distribuzione deficitaria. Passa alla storia anche perché chiude l’epoca aurea del gruppo. A febbraio del 2001, infatti, Federica “Sister” lascia la band.
Stefano “Steven Rich” Ricetti

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Tracklist:
1. Burn Rome, Burn
2. High Treason
3. The Roman Empire
4. Greedy Rome
5. In Caesar We Trust
6. Valley Of The Sun
7. Anubis The Jackal
8. Mangler
9. Cleopathra
10. The Field Of Peace
11. Time For Glory

Line-up:
Federica “Sister” De Boni – Vocals
Tony “Mad” Fontò – Guitars
Alex Mantiero – Drums
Fabio Pozzato – Bass
BB Nick Savio – Guitars
 

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