Recensione: Pure Instinct

Di Alessandro Marcellan - 14 Gennaio 2005 - 0:00
Pure Instinct
Band: Scorpions
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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70

A metà anni ’90 gli Scorpions si trovano in una situazione delicata: superati gli echi planetari di “Crazy World”, con tanto di singoli sparati in massima rotazione e interviste in “prime time” su Mtv, i nostri si erano prodigati con lo sferzante “Face the heat” a ribadire la loro origine hard/heavy. Da un lato, si erano volute affrontare le critiche, spesso ingenerose, provenienti dagli aficionados storici della band, i quali avevano accusato i tedeschi di essersi commercializzati (dimenticandosi però che i nostri, già nei primi anni ’80, furoreggiavano su Billboard); d’altro canto, la pesantezza del disco prodotto da Bruce Fairbairn era stata utile a disilludere molti fans dell’ultim’ora: non era certo infrequente, ai tempi della super-hit Wind of change, sentire commenti qualunquistici che inquadravano gli Scorpions come una band “da classifica”…
Premesso ciò, il passo successivo dei tedeschi segna un ulteriore cambio di direzione. Se “Face the heat” si può facilmente inquadrare come il disco più “pesante” della carriera recente degli scorpioni, questo “Pure instinct” ci presenta invece la band in versione “addolcita”, che strugge i cuori teneri con ballate più o meno ispirate e prova a deliziare i palati fini con mid-lenti di classe. Ci riferiamo in quest’ultimo caso a pezzi come Soul behind the face e Where the river flows, songs semplici strutturalmente, orecchiabili, ma di innegabile fascino e di categoria superiore, ideali come sottofondo di un viaggio in auto fra paesaggi collinari… Parlando invece di ballad, il ruolo di singolo che ebbe a suo tempo Wind of change viene qui svolto discretamente dalla mielosa You and I : non siamo ai massimi livelli di ispirazione, ma il pezzo riesce a farci palpitare quanto basta. Decisamente di altro spessore When you came into my life, che invece raggiunge in pieno l’intento di contemperare dolcezza e qualità, con un largo arpeggio che sfocia in un intenso ritornello, dotato di linee melodiche sufficientemente originali: un gran pezzo, indubbiamente. Di minor levatura Does anyone know, i cui riferimenti a “certi” successi non sono proprio celati. Ma alla fine la meno riuscita fra le quattro ballad potrebbe essere la conclusiva Are you the one?, resa goffa da certi archi campionati mentre con un arrangiamento più maturo e curato sarebbe forse risultata un potenziale “classico”: a mio avviso un’occasione sprecata. E grossolani campionamenti fanno -ahimé- la loro tediosa comparsa anche nell’orientaleggiante strofa del mid-tempo Time will call you name
Abbiamo finora riferito solo di lenti e ballad…ma la potenza melodica che aveva caratterizzato Face the heat è qui sbrodolata totalmente in favore di un beato clima salottiero? In realtà è bene ricordare che l’iniziale, ariosa, Wild child sembrerebbe suggerire l’esatto contrario (e un ruolo in tutto questo viene svolto anche dal nuovo batterista, Curt Cress, che trasforma in qualche modo lo stile della sezione ritmica, prima contraddistinta dalla maniera “essenziale” di Rarebell, ora più incisiva e portata ai passaggi e alla “rullata”): dopo una breve intro “scozzese”, un riff degno dei bei tempi accompagna infatti la voce di un Meine aggressivo al punto giusto. E il rock “latino” di But the best for you non è che l’ideale continuazione di un inizio invero promettente. Impossibile poi, fans della prima o dell’ultima ora, non lasciarsi conquistare dagli altri due brani ritmati, tali Oh Girl e Stone in my shoes, entrambi dotati di un chorus davvero trascinante, nel primo caso preceduto da una strofa di classe, fatta di accordi distorti “pizzicati” (che assicurano al pezzo una sicura candidatura a migliore del lotto), nel secondo da un riffing certamente più classico, quasi abusato, ma che si incastona bene nell’irresistibile refrain. Per tutto quanto detto sopra, mi sento pertanto di affermare che questo “Pure instinct” è un disco onesto, che merita un ascolto anche da chi a suo tempo l’aveva “perso” per la scarsa promozione avuta. La qualità in casa Scorpions, che fino a questo punto non è ancora mancata, sarà invece in seguito un po’ messa da parte nel deludente “Eye To Eye”….ma questa è un’altra storia!

Alessandro Marcellan

Tracklist :
1 – Wild Child
2 – But The Best For You
3 – Does Anyone Know
4 – Stone In My Shoe
5 – Soul Behind The Face
6 – Oh Girl (I Wanna Be With You)
7 – When You Came Into My Life
8 – Where The River Flows
9 – Time Will Call Your Name
10 – You And I
11 – Are You The One?

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