Recensione: Puritanical Euphoric Misanthropia

Di Alessandro Calvi - 18 Novembre 2001 - 0:00
Puritanical Euphoric Misanthropia
Band: Dimmu Borgir
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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60

Eccoci qui a commentare l’ultimo disco dei Dimmu Borgir.

Sarò breve: ma che cavolo gli è preso?!?

Per molto tempo è stato considerato uno dei gruppi di riferimento per tutto quanto riguarda il panorama black. Qualche anno fa hanno sfornato Enthrone Darkness Triumphant, da subito acclamato come il miglior disco black di sempre. La prima canzone di quel disco, Mourning Palace è addirittura un capolavoro. Qualche tempo dopo è uscito Spiritual Black Dimensions e chi si aspettava una falsa copia del precedente è rimasto deluso perchè il gruppo ha saputo mantenere il gusto, l’aria che si respirava nel disco precedente senza per questo copiarsi sterilmente, introducendo anche alcune parti di clean voice che ci hanno fatto apprezzare ancora di più quel grande professionista che è Vortex. Per quest’ultimo lavoro si sono presi un po’ di tempo, hanno rilasciato varie dichiarazioni e interviste che facevano ben sperare. La collaborazione con una vera orchestra sinfonica invece delle solite orchestrazioni a tastiera. Un lavoro indefesso durato giorni e giorni sugli arrangiamenti. Insomma qualcuno pregustava già un nuovo Enthrone, un nuovo capolavoro del genere black.

E invece?

E invece abbiamo davanti questo Puritanical. Come definirlo? Un disco black? Sinceramente non me la sento di prendermi questa responsabilità. Un disco NU-Metal? Per fortuna non è neanche questo.

Cosa è rimasto dei vecchi Dimmu Borgir? Direi poco o nulla, si possono ascoltare giusto su un paio di canzoni: la seconda, Blessing Upon the Throne of Tyranny, i primi trenta secondi della quarta Hybrid Stigmata – the Apostasy e l’ottava The Maelstrom Mephisto. Sempre tenuto conto che dovete tapparvi le orecchie sui passaggi in cui il computer fa la sua parte.

In fondo il problema è tutto qui.

Cosa centra il computer con un disco black? Anzi con un disco metal in generale? E più in particolare cosa centra con la splendida voce di Shagrath. E’ una delle voci più belle di tutto il panorama black,  perchè allora usare il pc per alterarne la voce? Perchè usare il pc per introdurre degli effetti in tutte le canzoni? Tanto valeva fare un disco NU-Metal così da evitare delle critiche per averlo definito black.

Purtroppo però il problema non è solo l’uso del computer, perchè se vogliamo andare a parlare delle altre canzoni che circondano quelle che ho citato prima ci troviamo di fronte a un paesaggio assolutamente desolante. Salviamo giusto l’iniziale Fear and Wonder e la conclusiva Perfection or Vanity che sono brani strumentali, ma le altre?

Su Puritania ad esempio nutro forti dubbi che si possa definire una canzone, potrebbe esserlo solo se fosse scritta da un gruppo di quindicenni, sicuramente non se scritta da un gruppo con la storia dei Dimmu Borgir. Tutta la canzone vive solo di un riff a essere generosi, ripetitiva, senza idee, indubbiamente il minimo storico di questo gruppo.

Le altre canzoni purtroppo tengono lo stesso passo, l’inserimento del nuovo Galder (già Old Man’s Child) non fa rimpiangere Astennu e la sua collaborazione al song writing di un paio di canzoni fa la differenza. Purtroppo Vortex e Nicholas fanno decisamente rimpiangere i dipartiti. Per non parlare dell’inventiva di Silenoz che potrebbe essere quasi enumerato tra quelli che se ne sono andati dato che della sua ispirazione sui dischi precedenti non è rimasto quasi nulla.

Che dire di più?

La “rabbia” per quello che questo disco avrebbe potuto esprimere e invece non ha dato è abbastanza palese e quindi non penso si debbano spendere ulteriori parole.

In conclusione direi che chi è stato un grande appassionato dei Dimmu Borgir negli ultimi anni dovrebbe girare alla larga da questo disco. Chi invece non ha mai sentito nulla potrebbe anche essere favorevolmente colpito, l’importante è che sappia che i Borgir hanno fatto di meglio. Invece per gli adepti del NU-Metal è un acquisto consigliato, qui ritroverete un gruppo black con la consueta cattiveria ma che strizza più di una volta l’occhio alle sonorità che vi piacciono tanto facendo propria la lezione di gente come Marilyn Manson e i Korn. Contenti voi…

 

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