Recensione: R-Evolution X Anniversary

Di Stefano Ricetti - 10 Aprile 2014 - 14:10
R-Evolution X Anniversary
Band: Martiria
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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79

Dieci anni sono trascorsi dall’uscita di Eternal Soul, album di debutto del combo romano Martiria, anche se le cronache collocano Andy Menario & Co. attivi sin dalla tarda metà degli anni Ottanta fra le colonne dell’HM marchiato SPQR.

Dal 2004 a oggi cinque dischi griffati con il logo dei capitolini hanno visto la luce e hanno permesso Loro di cavarsi qualche bella soddisfazione, come ad esempio annoverare fra le proprie fila il singer degli Warlord Rick Anderson, Mister Damien King III, e suonare all’interno del bill del Play it Loud III del 2009 in compagnia di Exciter, Jag Panzer e Jaguar, solo per annoverarne tre. Purtroppo la scarsa possibilità di esibirsi dal vivo ha costituito un po’ da sempre il tallone d’Achille dei Nostri, speriamo che il futuro riservi qualche piacevole sorpresa nei confronti di questo tema.

Un decennio di attività continuativa, di questi tempi di vacche magre, costituisce comunque un bel traguardo raggiunto. La perseveranza del chitarrista Andy Menario in questo senso, evidentemente ha pagato, se non in termini commerciali, quantomeno a livello di soddisfazione personale. Non è da tutti, infatti, riuscire a coinvolgere un tizio come Vinnie Appice per suonare su di un proprio prodotto. Il batterista di Black Sabbath, Dio ed Heaven and Hell, infatti, fa parte a tutti gli effetti della line-up che ha registrato R-Evolution X Anniversary, sesto sigillo su full length dei romani, uscito sotto l’egida della Rocksector Records.

Tredici i pezzi che compongono l’ossatura del disco del decennale, accompagnato da un libretto di venti pagine con tutti i testi e foto color seppia dei cinque musicisti componenti la formazione, che vede il cambio del cantante: Flavio Cosma prende il posto di Federico “Freddy”, mentre al basso si conferma la sicurezza Derek Maniscalco, antico sodale di Menario.  Addetto alle liriche, Marco R. Capelli.  

La cavalcatona King of Shadows (Orpheus) apre il disco su di uno stile a metà fra Iron Maiden e Savatage per poi cedere il testimone a Steam Power, brano 100% Martiria, orecchiabile, melodico e ficcante, per chi scrive il picco di R-Evolution. Grandi i chitarroni aperti che sorreggono le sorti di Southern Seas, brano che permette al singer di esprimere il meglio del proprio repertorio interpretativo sciorinando un mood cupo in contrapposizione alle accelerazioni fornite dall’ascia di Andy.            

Salem risveglia, giustissimamente, un po’ di quel sano campanilismo italico che non guasta mai, andando a  solleticare la cifra stilistica espressa dai triestini Rhapsody of Fire, mentre per quanto attiene la cattiveria espressa Flavio Cosma si pone sulla scia di nientepopodimeno che sua Maestà Bruce Dickinson.          

Variazione al tema generale tramite la stentorea The Road of Tenochtitlan, mazzata HM veloce in Grim Reaper, a seguire la soave e medievaleggiante Light Brigade, poi rullo di tamburi e… largo agli anni Ottanta, grazie alle note di Dark Angels, così come la successiva Revolution si incanala verso la lezione dei Savatage

Scorre The Mark of Cain poi spazio all’heavy metal classico del periodo Nwobhm di The Viol and the Abyss, ancora in linea con gli Iron Maiden, ma con finale a sorpresa. Da un titolone quale Across the Mountains non ci si poteva aspettare che epica pura e infatti i Martiria non deludono, utilizzando bastone e carota alternativamente. Si chiude il sipario con i sei minuti e rotti di Tsushima, canzone sufficientemente variegata, a tratti struggente.  

Ci vuole del tempo, e non poco, per assimilare appieno e quindi man mano apprezzare sempre più un album come R-Evolution X Anniversary che, alle prime passate, stenta a convincere del tutto. I Martiria, nonostante rispetto al passato abbiano fatto dei passi in avanti in questo senso, mancano ancora di quell’immediatezza che fa sobbalzare sulla sedia non appena premuto il tasto play. Non dico sempre, per carità, ma ogni tanto un po’ di vecchia, sana ignoranza, gioverebbe alla causa del combo di stanza a Roma: un paio di pezzi di quelli che restano nella capoccia, insomma, di quelli che, nel corso degli anni, vengono poi associati indissolubilmente all’album, alla band e al momento storico. Altri mostri sacri del passato hanno dimostrato che sia possibile farlo senza perdere, per questo, nemmeno un grammo di integrità. Se poi anche Flavio Cosma riuscisse a raggiungere il colpo del ko, quello che molti campioni possiedono, l’orgasmo epico adulto dei Martiria raggiungerebbe sì lo zenith.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

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