Recensione: Radiation Romeos

Di Francesco Maraglino - 2 Giugno 2017 - 6:00
Radiation Romeos
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
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65

Se il nome Radiation Romeos rievoca qualche ricordo lontano nei rockers di più lungo corso, non è perché essi abbiano già incontrato sulla propria strada di musicofili questa band, ma è perché nel 1989 c’era una band dal nome assai simile, gli Atomic Playboys. Si trattava della formazione che accompagnava il bravo axeman Steve Stevens nella propria carriera lontana dal suo celebre mentore Billy Idol. Proprio in quella band splendeva l’ugola di  mr. Parramore McCarty, vocalist proveniente, a sua volta, dalla celebre band metal statunitense Warrior (“Fighting For The Earth”, 1985).

Il nome di Parramore McCarty rispunta oggi grazie ai signori della Frontiers Music, che ci offrono l’occasione di riascoltare la voce del singer statunitense ponendolo sotto l’ala protettrice del produttore Michael Voss (Casanova, Phantom 5) e affiancandogli Dag Heyne alle chitarre, Jogi Spittka al basso, e Gereon Homann alla batteria. Per il monicker del progetto è stata scelta, appunto, l’evocazione del nome di una delle band in cui il cantante ha militato in passato.
Il disco, intitolato semplicemente “Radiation Romeos”, richiama naturalmente il rock duro e melodico di matrice ottantiane con un sound che ripercorre suoni a stelle e strisce d’epoca al netto di qualche vago influsso nordeuropeo.

“Radiation Romeos”, ad esempio, che dà il titolo a band ed album, è un gradevole uptempo che mette in luce la voce,  graffiante e qui con qualche momento “alla Coverdale”,  di Perry, grazie anche ad un ritornello orecchiabile e quasi AOR.
Sulla medesima scia si pone “Ocean Drive”, dall’inizio solenne che apre un midtempo catchy ed evocativo collocato sempre in territori molto melodici.
“Ghost Town” è, invece, un egregio hard rock moderato  con spunti Whitesnake e US metal ottantiani.
Pure in “Mystic Mountain” il mix “grinta e melodia”  è ben equilibrato e impreziosito da  chitarre taglienti,  mentre “Castaways” è decisamente tra le canzoni  più compiute, con un mood affascinante, gradevole ed evocativo.
Richiami dichiarati e manifesti, invece, alla più celebre band d’Australia, pervadono “On The Tight Rope”, percorsa da ficcanti riff chitarristici alla AC/DC e dalla voce qui corrosiva di McCarty, e “Monstertraxx”, un rimando all’omonimo altro progetto del cantante, in omaggio a Bon Scott.

Se le tracce sopra citate, pur se tra evidenti richiami agli stili di celebri band di trent’anni fa, risultano di piacevole ascolto, altrove “Radiation Romeos” ci pone di fronte a brani meno focalizzati, da cui è più difficile lasciarsi incantare.
“Bad Bad Company”, per dirne una, è un brano pungente che però appare un tantino forzato, non decolla del tutto e, se questa era l’intenzione, non riesce ad celebrare la mitica band quasi omonima.
“Like An Arrow”, ancora, è una  ballad di buona scuola con voce e sei-corde  che si illimpidiscono, ma che appare manieristica e non riesce ad emozionare, così come “Promised Land”,  con pretese di cadenzata  solennità e sfumature mediorientali e “Til The End Of Time”, melodic hard rock dai ritmi medi priva di mordente.

Radiation Romeos, in buona sostanza, saprà regalare qualche piacevole momento ai nostalgici di certo hard rock ormai classico, senza raggiungere memorabili vette né spunti di particolari originalità, essendo anche penalizzato da qualche filler di troppo.

Francesco Maraglino


 

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