Recensione: Rage of Fire

Di Stefano Ricetti - 27 Ottobre 2006 - 0:00
Rage of Fire
Band: Redkey
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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60

Dai due ex Heaven’s Gate (quelli di Planet E) Sascha Paeth – chitarra – e Thomas Rettke – voce, è nata l’idea di dar vita ai Redkey, un combo tedesco dedicato al vecchio HM anni Ottanta che ha dato loro la scusa per risuonare insieme dopo quindici anni! Gli altri compagni di ventura sono: Andrè Borawski alla seconda chitarra, Klemens Klarhost al basso e Daniel Eichholz alle percussioni. I Nostri si dichiarano chiaramente fan della Nwobhm e hanno come obiettivo quello di suonare heavy metal degli Eighties con il piglio e la produzione del 2006! Fra le loro influenze infatti citano senza remore Judas Priest, Racer X e Vicious Rumors.

Le premesse, quindi, parrebbero esserci tutte per poter tessere le lodi di un disco da molti genericamente atteso: un tuffo nel glorioso passato con una produzione che sia degna di un’operazione del genere. E invece no: i Redkey fanno uscire un album ordinario, a tratti ripetitivo, con un songwriting di maniera che in pochissimi casi riesce a impennarsi, TROPPO poco per gente come loro e soprattutto TROPPO poco per emergere in un mercato già fin troppo inflazionato dalle numerose uscite.

Qualche sussulto si ha in Be My Guide, brano roccioso nelle chitarre che richiama i migliori Metal Church grazie a un Thomas Rettke che nei vocalizzi aleggia nelle orbite che furono dell’indimenticato David Wayne, in Respectable, moderna nel riff portante ma dal gusto retrò nel cantato e nella suite conclusiva The Fortune, dove il singer dà prova della propria incisività e i Redkey riescono con una prova finalmente convincente a risollevare le sorti del disco. Il resto è routine.

In definitiva un lavoro appena sufficiente, consigliato solo agli ultras della Nwobhm, e più precisamente a quelli senza la puzza sotto il naso.     

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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