Recensione: Rather Die Than Livin’ In Boundaries

Di Fabio Vellata - 10 Luglio 2011 - 0:00
Rather Die Than Livin’ In Boundaries
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Genere:
Anno: 2011
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73

Avevamo già incontrato gli svedesi Pompei Nights proprio qualche mese fa, in occasione del loro bene augurante mini EP d’esordio, brevissimo assaggio delle potenzialità di un gruppo pronto a mettersi nella scia – sempre corposa nei numeri ed allettante nei valori – dell’ottimo hard-glam rock scandinavo rappresentato da Crashdiet, Crazy Lixx e Reckless Love.

Look inequivocabilmente ispirato alle grandi band losangeline degli anni ottanta (Guns e Mötley sono fonti dichiarate), grafica minimale ed un approccio che lascia intendere un desiderio malcelato di mettere in secondo ordine le apparenze a vantaggio della pura sostanza, ad un’analisi approfondita offrono tuttavia un’impressione più vicina ad una realtà radicata in territori ruvidamente stradaioli, piuttosto che affine allo stile degli ultra-patinati ed eccellenti interpreti della scena rock nord europea testé citati.
Impressioni confermate in larga misura dall’ascolto dell’album, ampliamento delle sensazioni percepite con il singolo apripista, del quale “Rather Die, Than Livin’ In Boundaries” è buona conferma e contemporaneo “ritocco” stilistico.

L’ascolto, infatti, consolida l’idea ricavata dall’esiguo “due tracce” valutato in principio di questo 2011. I cardini fondamentali ci sono tutti: songwriting essenziale, improntato alla ricerca di soluzioni facili e memorizzabili, qualche intuizione nei cori e nei ritornelli ed una cifra tecnica non eccelsa ma ugualmente adeguata al conseguimento degli obiettivi. Elementi che contribuiscono favorevolmente alla costruzione di un debutto interessante, seppur ancora un po’ acerbo per essere davvero inserito alla pari dei soliti nomi, al momento attuale dotati, oltre che di un livello di produzione superiore (di certo comunque non malvagia: Martin Sweet proprio dei Crashdiet ne è responsabile), pure di un istinto melodico più ficcante ed efficace, unito ad una ricchezza compositiva maggiormente ricercata e completa.
Nulla di male ad ogni modo: nel songbook dei Pompei Nights, sono comunque rintracciabili alcune canzoni fornite di spessore e qualità che, qualora affinate in via definitiva, potrebbero alimentare reali speranze di un progressivo avvicinamento ai migliori esponenti della scena.
Oltre alle già note “Midnight Mistress” e “I Want It” (tra i pezzi migliori), segnalazioni di valore provengono anche da “Out Of Bounds”, traccia che ben esemplifica il significato di ritornello “che si stampa in testa”, “She’s Stuck”, “High On Adrenaline” (Crashdiet davvero, davvero vicini) e “Leave It All Up”, cadenzato tempo medio dal bridge accattivante, impregnato da un vago alone malinconico che un po’ riporta alla mente i celebri Vain.

Come già specificato discorrendo del mini cd “Midnight Mistress” e come comprovato da questo onesto esordio, non sono i colpi di genio o le trovate fuori dagli schemi a costruire le assi portanti della proposta del quintetto svedese. I puntelli principali, quelli che avvalorano l’impressione di essere in contatto con una buona band, sono rappresentati dall’espressiva voce del frontman Joey Eden e soprattutto dalla verve street rock riscontrabile in più parti dell’album, ingrediente non ancora distribuito in maniera omogenea che, sebbene in qualche misura più “asciutto” ed al momento un po’ meno ricco di quanto mostrato da illustri colleghi, consente in ogni caso ai Pompei Nights di allinearsi dignitosamente – pur con la presenza di qualche inevitabile riempitivo – con quanto di buono fuoriuscito dall’area nordica in questi ultimi anni.

Non ancora eccellenti come le teste di serie del settore ma, ci auguriamo, sulla strada per poterlo divenire. Ai cinque musicisti di Stoccolma non mancano valori e convinzione: le cose da affinare e gli aspetti che ancora non rendono convincente ai massimi livelli il lavoro profuso, neppure.
Al di la di tutto, “Rather Die Than Livin’ In Boundaries” è comunque un disco che si ascolta con piacere e discreto interesse, caratteristica in fin dei conti determinante per giudicare un album in modo più o meno positivo.

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Tracklist:

01.    Midnight Mistress
02.    Shaded
03.    I Want It
04.    Out Of Bounds
05.    Mistreated
06.    She’s Stuck
07.    Leave It All Up
08.    High On Adrenaline
09.    The Scene Is Set
10.    Painful Heartbeat

Line Up:

Joey Eden – Voce
Matt Cosby – Chitarra
Olly Cox – Chitarra
Rob Cold – Basso
Devlin – Batteria

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