Recensione: Raven Flight

Di Daniele Balestrieri - 9 Giugno 2007 - 0:00
Raven Flight
Band: Nomans Land
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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69

Famosi nell’underground Viking ma mai come protagonisti, i russi Nomans Land hanno pubblicato nella loro carriera due album di grande spirito; notevole è stato il secondo, Hammerfrost, che due anni fa gli aprì i cancelli del Ragnarok Festival, la manifestazione live più importante del pagan/heathen metal.
La dedizione che accompagna la produzione dei quattro scaldi di San Pietroburgo è notevole, quasi fanatica. Nelle loro interviste, nei loro testi e nel loro sito internet lasciano trasparire una passione per la cultura nordica decisamente anacronistica, a tratti persino grottesca. In un mercato musicale proiettato sempre più verso l’universale e lo sperimentale, un gruppo come i Nomans Land rappresenta uno scoglio di fervore quasi Manowariano che fa riflettere, e bisogna dire che talvolta fa anche piacere sapere che c’è qualcuno che crede ciecamente nei concetti espressi dalla propria musica.

Vessillo della loro cieca dedizione alla causa nordica è proprio questo Raven Flight, terzo full length rosso-sangue che sviluppa un tipico concept viking a 360 gradi. C’è l’intro battagliera, “To the Far Lands“, che riporta la mente alla pomposa intro di Blot degli Einherjer, e c’è l’outro pensierosa, in perfetto stile Storm, Equilibrium o Thrudvangar. C’è l’omaggio agli scaldi, “Torik Scald“, e c’è l’inno generico all’uomo nordico, “Hail Normann!!“. C’è la notevole title track, costruita appositamente per scaldare gli animi in sede live, e ci sono riferimenti più disparati al pantheon scandinavo, come Njall (Sea Battlefield) o Thor (Mjolnir). Insomma, di certo i Nomans Land non agganciano il loro genere in maniera originale come potrebbero fare dei Solefald, per esempio. Raven Flight è uno sperone di Viking Metal generico creato con il cuore, e non importa quanto questi temi siano stati trattati in passato, non importa quanto il pubblico li guardi con occhio critico, chiedendosi come mai den non-scandinavi siano così pieni di passione per le gesta degli uomini del nord. Il cantante, Sigurd, va avanti per la sua strada fatta di voci sporche e pulite alternate ai lunghi e didascalici assoli dei due chitarristi Ainar e Hjervard, e non guarda in faccia a nessun uomo o dio. Ciò nonostante, purtroppo le canzoni scorrono via abbastanza velocemente, sia a causa della registrazione, decisamente piatta, che non valorizza in alcun modo i bassi e gli scambi vocali, e sia a causa dei riff di chitarra che tutto sommato sanno di già sentito. Più volte tornano in mente gli Einherjer di Odin Owns Ye All, e solo raramente tornano in mente i Mithotyn, che invece erano vivi e pulsanti nel loro precedente Hammerfrost.
È proprio questo uno dei punti critici di quest’ultima fatica di casa Nomans Land: il sound della band è mutato, probabilmente a causa della dipartita del vecchio chitarrista Thorvald, ed è passato da un intrigante Mithotynismo a un Einherjerismo quasi manierista. La cosa potrebbe in realtà potrebbe persino galvanizzare una certa frangia di viking-fans, dal momento che entrambe le band non sono più in attività; tutavia la banalità dei riff per la maggior parte delle volte non riesce a passare in secondo piano.
Certo i mezzi a disposizione delle band russe non sono mai stati eccezionali, e il viking-folk di stile anni ’90 ha davvero già detto tutto quello che aveva da dire, non a caso la maggior parte delle band si è fortemente evoluta o ha cambiato genere.

Raven Flight dunque è una specie di passo di lato, più che un passo in avanti. La posizione è cambiata, ma la distanza dalla meta è rimasta la stessa. Le canzoni sono mediamente più veloci, i ritmi leggermente più serrati, e le melodie si lasciano ascoltare con moderato trasporto. Tuttavia i viking metaller più navigati non potranno fare a meno di avere un po’ troppi deja-vu, che alla lunga portano a giudicare questo Raven Flight come un’occasione sprecata per fare di più e meglio.
La storia del Viking non è cambiata, ma le sue fondamenta si sono comunque arricchite grazie a un album solido che ricorda, anche nel 2007, che senza passato non si costruisce un futuro. Chi è pronto a tornare agli inni grezzi e genuini degli Einherjer dia una chance ai nuovi Nomans Land, mentre chi cerca un po’ di aria fresca farebbe meglio a tornare sui propri passi, possibilmente verso la Scandinavia.

TRACKLIST:

01. To The Far Lands
02. Sea Battlefield
03. Torir Scald
04. Bridge Warder
05. Mjolnir
06. Hail Normann!!!
07. Raven Flight
08. Dragon’s Grin
09. Beard Of Storm
10. War Song
11. Back With Glory

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