Recensione: Reason

Di Emanuele Calderone - 6 Ottobre 2011 - 0:00
Reason
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Genere:
Anno: 2011
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68

Conosciuti inizialmente con il nome di Eyeliner, i Noise of Creation arrivano, a distanza di cinque anni dalla nascita, a incidere il loro primo album di inediti, intitolato “Reason”, grazie alla Moonlight Records.

Nata a Collecchio, piccolo paese nelle vicinanze di Parma, la band è così composta:
-Elia Borelli(voce)
-Valerio Antinucci (chitarre)
-Dave Colombo (batteria)
-Simone Pittella (chitarre)
-Fabrizio Manici (basso)

Dediti sin dal proprio esordio a un metalcore di stampo americano pesantemente influenzato dal death metal, i cinque ragazzi costruiscono un disco di grande impatto, non scevro però da difetti.
Iniziamo dagli aspetti positivi: questo “Reason” è un lavoro potente e indubbiamente capace di coinvolgere sin dalle prime battute. I dieci pezzi qui contenuti presentano strutture piuttosto interessanti e articolate. I musicisti si dimostrano molto preparati tecnicamente oltre ad essere compositori di discreto livello.
Le chitarre di Valerio e Simone costruiscono un riffing possente e serrato, capace al contempo di essere melodico; non mancano poi, come da copione, gli assoli nei quali i nostri cercano di mettere in mostra le loro capacità esecutive. Le ritmiche sono varie quel tanto da donare dinamismo a ciascuna canzone. Fabrizio e Dave svolgono il proprio compito con precisione chirurgica e contribuiscono a rendere le canzoni ancor più aggressive.
Un discorso a parte lo merita Elia: il cantante sfodera una prestazione tecnicamente ineccepibile, peccando però in personalità, andandosi a perdere nel mare di voci metalcore. Il timbro appare ancora poco originale per poter spiccare rispetto alla moltitudine di cantanti dello stesso genere.

Concentrandosi invece sulle singole tracce, alcune svettano in maniera evidente su tutte le altre. È il caso, ad esempio, della bellissima “Osiris”, che all’interno dei suoi 4 minuti e 55 secondi racchiude il meglio dei Noise of Creation. La chitarra di Valerio apre le danze e subito basso e batteria si uniscono, creando melodie fascinose e orecchiabili. Elia dal canto suo sfodera la solita voce tra growl e un pulito piuttosto graffiante, che ci accompagna per quasi tutta la durata della traccia. Il punto focale del brano è pero il meraviglioso stacco acustico posto a metà dello stesso. L’atmosfera si fa pacata, ma allo stesso tempo velata di una palpabile malinconia, spaesando l’ascoltatore.
Molto ben riuscita risulta essere anche la quinta “Whited Sepulcher”, una tra le song più complesse del lotto. Ottimamente arrangiata e interpretata, la canzone scorre via con una piacevolezza inaspettata, grazie ai numerosi cambiamenti d’atmosfera. Si parte da un’introduzione di chitarra acustica dal sapore barocco che ci conduce, poco alla volta, all’ennesima mazzata. Tempo pochi minuti ed ecco che nuovamente tornano le chitarre acustiche a spezzare la tensione. Il finale è un crescendo d’emozioni, che riporta inevitabilmente alla mente il miglior groove metal d’annata.
Il resto della tracklist invece si perde un poco. Nulla di irreparabile naturalmente, i ragazzi, come già ampiamente detto, ci sanno fare e si sente, ma si percepisce poca voglia di osare veramente. Ecco che quindi escono fuori episodi gradevoli ma manieristici come la title-track, “Dare to Suppose” o ancora “”Ascend to the Way of Regrets”, che poco o nulla aggiungono al discorso dei nostri.

Due parole vale la pena di spenderle su alcuni aspetti extra musicali. La produzione si attesta su livelli di eccellenza. I suoni, pur se pulitissimi, non risultano artificiali o posticci, dando invece corposità alle musiche.
Ottimo anche il comparto grafico di “Reason”: la confezione cartonata risulta realizzata con una cura degna delle più grandi label. Lo stile quasi fumettistico della copertina è gradevole e anche il libretto denota un’attenzione al particolare quasi maniacale. Benissimo anche i testi che incorniciano le canzoni, ai quali consigliamo caldamente di dare almeno una letta.

Per ora è tutto. I Noise of Creation confezionano un lavoro indubbiamente gradevole, che ha numerose frecce al suo arco. Consci del fatto che i nostri possano e debbano ancora migliorare molto, specie per quanto concerne la ricerca di soluzioni meno derivative, per ora non ci rimane che consigliare l’ascolto a tutti gli amanti del metalcore più raffinato, che potranno rimanere soddisfatti da tale prodotto.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Intro
02- Reason
03- Immortality’s Concept
04- Whited Sepulcher
05- Ouroborus and Nemesis
06- The End of Circle
07- Dare to Suppose
08- Ascend the Way of Regrets
09- Osiris
10- Hope…Humanity Salvation

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