Recensione: Rebirth

Di Enkidu - 24 Novembre 2001 - 0:00
Rebirth
Band: Angra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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80

Recensione di Enkidu

Rebirth! Il titolo dovrebbe far suppore una rinascita del gruppo. Questo non è del tutto vero, i brasiliani cercano di tornare al loro stile originario, cercando di proporre un sapiente mix dei loro 2 capolavori “Angels Cry” e “Holy Land” con una connotazione leggermente più power e potente. Sono più aggressivi, sono più melodici e hanno ancora le tipiche sonorità brasiliane. Questo è un ritorno, ma non soddisfacente come speravo. Chi come me temeva nella loro scomparsa si sentirà comunque sollevato, ma gli Angra non sono più il gruppo che abbiamo apprezzato nei precedenti 3 album.

Partiamo da un piccola prefazione storica. Correva il 1998, l’anno del “disastro“. Tutti erano in fremente attesa del nuovo disco del gruppo brasiliano, “FireWorks“. Le aspettative erano molte, soprattutto dopo quel piccolo capolavoro che era stato “Holy Land“. Queste aspettative furono messe a dura prova da un lavoro alquanto particolare, decisamente diverso dai primi due capolavori, e forse questo è stato anche il motivo di alcuni attriti interni che dopo alcuni mesi dall’uscita del disco portarono allo smembramento della band: da una parte Rafael Bittencourt e Kiko Loureiro (i 2 chitarristi) e dall’altra Andre Matos (vocalist), Luis Mariutti (basso) e Ricardo Confessori (batteria). Le cose precipitavano, si diceva addirittura che Matos avesse partecipato solo alla fase di registrazione del CD (anche se il booklet sembra dimostrare il contrario) e che quindi gia ai tempi della creazione di Fireworks vi fossero forti attriti fra i componenti della band. Fatto sta che Matos e gli altri formarono gli “Shaman”, mentre Loureiro e Bittencourt si ritrovarono a dover far fronte ad una piccola catastrofe e dover ricreare gli Angra.
Il duo a questo punto si mette alla ricerca dei sostituti, mentre tutti o quasi tutti danno gli Angra per morti. Nel giro di 2 anni ecco che arrivano i nuovi elementi, Felipe Andreoli (basso) proveniente da Metris, Karma e Di’Anno – Aquiles Priester (batteria) proveniente da Hangar e Di’Anno – Eduardo Falaschi (vocalist) proveniente da Mitrium e Symbols. Proprio quest’ultimo si rivela una scelta abbastanza azzeccata, in quanto da un apporto notevole a quello che sarà il nuovo trend della band permettendo, grazie alla sua voce melodica ma aggressiva, di tornare ad uno stile più potente rispetto al quasi hard-rock di Fireworks. E pensare che quando Dickinson nel ’94 uscì dagli Iron Maiden questo ragazzo era in finale per la scelta del nuovo cantate e fu scelto quel “genio” di Blaze (si dice perchè era inglese), cose da non credere.
Quindi con questa nuovo line-up gli Angra arrivano al 2001, l’anno della “Rinascita“.

Passiamo adesso alla recensione dell’album.
Il concept dell’album è basato sul racconto fantastico di un mondo appena distrutto da una catastrofe naturale e dalle guerre in cui i sopravvissuti iniziano a costruire una nuova società con nuove leggi e principi personali. L’ottimismo generato da questa “rinascita” – e non la distruzione che l’ha preceduta – è il tema principale di questo nuovo album (ovviamente il tutto si presenta molto autocelebrativo, la vera rinascita è quella del gruppo).

Il CD inizia con la solita intro “In Excelsis” in perfetto stile Angra, che ci apre le porte verso il pezzo più veloce dell’album “Nova Era” che non ha nulla da invidiare a “Nothing to Say” pur non raggiungendo la maestosità di “Carry On“. Qui si inizia subito a notare la bravura di Falaschi che non fa affatto rimpiangere Matos, infatti avendo una voce molto simile (anche se meno alta) e comunque molto più aggressiva, permette anche alla musica di essere più dura rispetto al classico stile Angra, a questo si aggiunge anche una batteria molto più presente rispetto al passato che aggiunge grinta all’opera. Si passa quindi a “Millenium Sun” che inizia lenta e suadente con sonate di violino in sottofondo per poi aumentare il ritmo per arrivare al ritornello che suona Angra in ogni nota.
Si va quindi ad “Acid Rain” che inizia con un coro in latino (altro classico Angra), per poi introdurci nel secondo pezzo veloce del disco, pezzo in cui la batteria la fa da padrona e in cui la voce di Falaschi si presenta con parti aggressive e melodiche dimostrandoci tutta la sua bravura. Il pezzo seguente, unico in cui le musiche sono state scritte interamente da Falaschi, è “Heroes of Sand“. La canzone è una power ballad di notevole fattura, con un testo evocativo che alterna momenti melodici e parti più aggressive, con un ritornello trascinante. La seguente traccia “Unholy Wars” divisa in 2 parti (“Imperial Crown” e “Forgiven Return”) è il classico esempio di musica sperimentale stile angra, con tantissime sonorità folk brasiliane mescolate alla perfezione con parti in puro stile power e accellerazioni musicali improvvise.
Si passa poi alla title track “Rebirth“, la canzone più strana dell’album e forse una di quelle che meritano più ascolti per essere apprezzata a pieno. La canzone parte lenta e melodica con una voce suadente per poi crescere in una parte centrale molto aggressiva ma decisamene meno melodica per concludere con un finale maestoso e melodico. Dopo troviamo “Judgment Day“, altro pezzo veloce e duro, con la batteria con rulla continuamente e si alterna con ottimi riff di chitarra del duo Loureiro-Bittencourt.
Si va verso la conclusione del CD con “Running Alone” che parte con un coro alternato da colpi di batteria e prosegue con riff di chitarra per introdurre una canzone veloce sullo stile di “Z.I.T.O.“. Da evidenziare nella parte centrale uno stacco di chitarra/piano veramente emozionante. Pezzo conclusivo dell’album è un’adattamento dall’opera 24 in C minore di Chopin, “Visions Prelude“, pezzo lento e melodico molto simile a “Deep Blue” da “Holy Land“, in cui Falaschi esprime un voce drammatica veramente impressionante.

In conclusione si può dire che gli Angra sono tornati e hanno sfornato un buon album, che non raggiunge i loro precedenti lavori ma che ci fa capire che comunque loro ci sono ancora e che il futuro ci può prospettare piacevoli sorprese. L’assenza di Matos, soprattutto nei live, si nota parecchio, infatti lo stile della band si è indurito cercando di sfruttare meglio le doti del nuovo singer. L’album non è certo una pietra miliare, ne nella produzione degli Angra, ne in quella del power, e probabilmente gli ascolti non dureranno poi molto a lungo, ma è comunque un buon album. La produzione è ottima, il booklet è colorato e ben leggibile.

Tracklist:

01. In Excelsis (Musica: Loureiro) 1:05
02. Nova Era (Musica: Falaschi, Loureiro – Testi: Bittencourt, Andreoli) 04:52
03. Millenium Sun (Musica: Loureiro, Bittencourt – Testi: Bittencourt) 05:09
04. Acid Rain (Musica e Testi: Bittencourt) 06:09
05. Heroes of Sand (Musica: Falaschi – Testi: Bittencourt) 04:37
06. Unholy Wars (Musica: Loureiro, Bittencourt – Testi: Bittencourt) 08:13
07. Rebirth (Musica: Loureiro, Bittencourt – Testi: Bittencourt) 05:15
08. Judgment Day (Musica: Loureiro, Falaschi, Priester – Testi: Bittencourt) 05:37
09. Running Alone (Musica e Testi: Bittencourt) 07:12
10. Visions Prelude (Musica: Loureiro – Testi: Bittencourt) 04:31

Voto: 75

Written by Enkidu, The Wildman

Recensione di Simo

Eccomi qui a recensire il nuovo e tanto atteso album degli Angra.
Tanto atteso perché dopo la clamorosa uscita di Matos e compagni le perplessità intorno al gruppo erano molte, soprattutto riguardo al nuovo cantante.
Già perché sostituire una buona sezione ritmica è difficile, ma sostituire un cantante del calibro di Matos è cosa quasi impossibile. Quasi, perché Rafael e Kiko ci sono riusciti!
Infatti il nuovo singer Eduardo Falaschi è veramente eccezionale. Sebbene abbia una tecnica di canto completamente diversa ed una voce molto più calda rispetto al suo predecessore, si destreggia benissimo in tutte le situazioni proposte dai nostri . Anche se durante tutta la lunghezza del disco non si sentono acuti proibitivi ( ricordate l’acuto finale di “Speed”?) dà comunque l’impressione di poterci arrivare tranquillamente. Per la sezione ritmica sono stati scelti altri due ottimi musicisti : Felipe Andreoli al basso e Aquiles Priester alla batteria. A completare la formazione troviamo Gunter Werno alle tastiere che, pur non essendo membro ufficiale della band, sarà colui che con ogni probabilità accompagnerà gli Angra in tour.

A livello di sound questo Rebirth può essere considerato una via di mezzo tra il fantastico “Holy Land“e il tanto bistrattato (a torto) “Fireworks”. Dal primo sono riprese alcune soluzioni progressive e le strizzate d’occhio ai ritmi del folclore brasiliano. Dal secondo è invece ripreso l’approccio più diretto delle canzoni e il suono caldo delle chitarre.Ci sono anche richiami ad “Angels Cry” , soprattutto nei pezzi più tirati e nell’ultimo che cita un grande compositore come Chopin.Un’altra cosa degna di nota è l’uso delle tastiere:ora non eseguono più principalmente le orchestrazioni( che peraltro sono opera di un quartetto d’archi) ma vanno a riempire ed impreziosire le composizioni.
L’album si apre con l’intro In Excelsis a cui segue subito la sparatissima Nova Era e subito si mettono le cose in chiaro su cosa siano ora gli Angra e sulle capacità di Edu: un pezzo motlo veloce, di facile presa con le chitarre bene in evidenza e la solita immancabile classe. Si prosegue con Millenium Sun. Aperta da una bellissima introduzione per voce e piano si trasforma in un ottimo mid tempo dalle belle linee melodiche ottimamente interpretato da tutta la band. Andando avanti troviamo Acid Rain e Heroes Of The Sand entrambi sono i “singoli” scaricabili dal sito ufficiale. La prima è forse il pezzo più sinfonico del disco con certe soluzioni vicine ad “Angels Cry” (la canzone) la seconda è una bellissima semi ballad molto coinvolgente interamente scritta da Falaschi, che anche sotto questo profilo si dimostra molto valido.
Unholy Wars, divisa in due , parte con delle percussioni alla Carolina IV e va avanti in modo eccelso tra accelerazioni e melodie ariose, con un break centrale cupo con il basso in evidenza. A seguire la title track, Rebirth, molto delicata nell’arpeggio iniziale e Judgement Day, un pezzo molto progressive sinfonico che riporta alla mente, soprattutto nel pre-chorus, gli Shadow Gallery.Molto trascinante.
Il cd si chiude con le due canzoni più legate al passato, ovvero con Running Alone ( che ha il suo corrispettivo in Evil Warning) con un finale emozionante e Vision Prelude, un adattamento dell’ Opera 24 in Do minore del già citato Chopin che ci riporta inevitabilmente a “Lasting Child”.

In conclusione un ottimo album, suonato con classe e dalle melodie non banali che ci restituisce gli Angra esattamente come li conoscevamo. E se questo è l’inizio della “nuova era” degli Angra non possiamo che prospettare un futuro ancora più roseo.

Voto: 85

Scritta da Simo

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