Recensione: Reborn

Di Davide Iori - 30 Maggio 2007 - 0:00
Reborn
Band: Deathfall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Chiamati un tempo Rimmshot ed assimilati al movimento -core i Deathfall si ripresentano sulle scene dopo 4 anni con questo lavoro dal titolo emblematico, che, oltre a sancire la rinascita della band dopo numerosi problemi dovuti al soggiorno all’estero del loro cantante/chitarrista Ramon, vuole simboleggiare uno spostamento sonoro verso lidi più consoni al metal comunemente inteso. Reborn in realtà è stato registrato nel 2005, ma vede la luce solamente quest’anno grazie agli sforzi della Burning Star records, la quale scommette su un act indubbiamente esperto, ma che forse, anche a causa della sua attività discontinua, non riesce ancora a trovare una via compositiva efficace, originale e totalmente propria.

Il disco si snoda per tutta la sua durata su sonorità che molto devono al thrash e al metalcore, e particolarmente evidente risulta essere l’influenza degli Slayer, presente sia nel riffing di molte strofe, sia nel drumming il quale, in episodi come ad esempio Hannibal, ricalca alcuni stilemi, vedere ad esempio i sedicesimi continui tenuti sul ride, che sono diventati negli anni il marchio di fabbrica di Dave Lombardo. L’attitudine più -core della band si nota soprattutto nei ritornelli, i quali presentano aperture interessanti ed abbastanza ben realizzate, sebbene la mancanza di originalità compositiva cominci dopo un po’ a farsi sentire. Così avviene che, sebbene il disco sia abbastanza vario in virtù delle diverse influenze che vi si esplicitano, l’ascoltatore non riesca mai a stupirsi, a notare un passaggio particolarmente ben riuscito o un’idea che si differenzi nettamente dal mare di proposte che ad oggi si trovano nei negozi; qualcosa che sia tipico dei Deathfall e di nessun’altra formazione insomma. Tengo tuttavia a specificare che di brani gradevoli in questo disco ce ne sono eccome: Break the Machine ad esempio si fa portatrice dell’aggressione tipica dell’hardcore, mentre la successiva Concrede Jungle è un pezzo più elaborato che, nei suoi breakdown, si avvicina maggiormente a gruppi come Caliban o Chimaira.

Reborn è dunque un disco dove tutto si trova al posto giusto, ma dove forse i Deathfall si perdono in una ricerca un po’ troppo manierista, dimenticandosi che l’originalità è ciò che permette ad un gruppo di essere ricordato ed anche acquistato nei negozi. Aggiungendo a tutto ciò una produzione azzeccata, ma non bombastica, ed una tecnica strumentale buona, ma non eccelsa (lo notiamo soprattutto nei soli) non si può far altro che definire questa loro ultima fatica un lavoro discreto e nulla più. Mi sbilancio tuttavia e concludo questa recensione consigliando a tutti di tenere d’occhio questa formazione, in quanto la commistione di generi che propone potrebbe portare ad uscite davvero di valore.

Davide “Ellanimbor” Iori.

Tracklist:

1- Kings of Pain
2- The Dark Age
3- Why?
4- Break the Machine
5- Concrete Jungle
6- The Storm
7- So Lost Soul
8- Hannibal
9- Bloodstained Ground
10- Reborn

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