Recensione: Reborn In Fire

Di Daniele D'Adamo - 17 Settembre 2010 - 0:00
Reborn In Fire
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Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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70

Ennesimo studio-project in ambito heavy/power, Empires Of Eden prova sfatare il mito che vuole perdenti i team di Campioni messi su dal coach di turno, desideroso di mostrare al Mondo che il gioco di squadra non è condizione né necessaria né sufficiente per battere gli avversari.

Nel nostro caso l’allenatore è Stu Marshall, polistrumentista e produttore oltre che responsabile della registrazione, del missaggio e della masterizzazione di “Reborn In Fire”, progetto ricomprendente clamorosi talenti come Zak Stevens e Mike Vescera, giusto per dirne due.

L’album si presenta subito bene con il suo gradevolissimo artwork, che fa da congruo preambolo all’elevata qualità della manifattura musicale. Il lavoro svolto da Marshall è, infatti, di pregevole stampo anche osservandolo da più punti di vista: groove allo stesso tempo classico e moderno, bilanciamento ottimale fra gli strumenti, brillantezza e profondità del suono. Professionalità inattaccabile dagli agenti atmosferici degradanti, insomma.   

Coraggiosa, inoltre, la scelta di affidare le linee vocali a ben otto cantanti con la duplice conseguenza di poter giocare su una varietà invidiabile e, allo stesso tempo, di rischiare un’eterogeneità inaccettabile fra le varie canzoni. Il risultato di quest’azzardo parrebbe dar ragione al Nostro, evidentemente capace di fissare mentalmente i concetti fondatori della propria musica e di tradurli in pratica con efficacia: la forte personalità artistica dei vocalist, infatti, è ben ingabbiata entro coordinate stilistiche salde e invariabili al mutare dei brani.

Si passa allora dall’heavy neoclassico di “Of Light And Shadows”, in cui Mike Vescera s’inventa un impossibile ritornello complicato e dissonante – che però alla lunga entra prepotentemente nel cervello – , alle poderose vampate di power al 100% di “Total Devastation”, in cui Sean Peck fa (pericolosamente) un po’ il verso all’inarrivabile Rob Halford di Painkiller. In questo intervallo stilistico si muovono con molta leggiadria le parti solistiche di Marshall che, evidentemente, deve aver messo il cuore, nella sua creatura. Soli di tutti i tipi e specie, riff tagliati con mille sfaccettature luccicanti, armonizzazioni cristalline s’inseguono e si accavallano ammaestrati dalla classe e dalla bravura del chitarrista. Accanto a pezzi innegabilmente riusciti sotto tutti gli aspetti del caso, come la languida e avvolgente title-track (eccellente per dolcezza e melodiosità, a parere di chi vi scrive, il solo centrale di Stu) oppure la riottosa, mascolina “Death Machine”, ci sono momenti meno incisivi. Derivativi e troppo incollati agli stilemi più abusati e omologati del genere (“Prognatus Ut Obscurum”, “Beyond Daybreak”).

Ed ecco, allora, che viene fuori il tallone d’Achille di “Reborn In Fire”: il songwriting. Impostato su un tenore oltremodo scolastico, tale da non far decollare le singole composizioni (della durata, peraltro, come da «manuale del perfetto compositore») oltre quel livello medio che caratterizza le centinaia di proposte similari che vivacchiano in ogni dove, nel globo; è purtroppo scevro da quella scintilla di virtuosa intuizione che incendia le canzoni destinate a brillare, ad libitum, nelle galassie che popolano il firmamento musicale.
 
In ogni caso, pecche a parte, il giudizio va abbondantemente oltre la sufficienza. Le song sono comunque godibili e perfette quale colonna sonora per agognati momenti di solare serenità, fermo restando l’eccelsa serietà dell’approccio alla questione musicale da parte di Stu Marshall che, non ultimo, merita un plauso per la sua incrollabile passione metallica e per la sua preparazione tecnico/artistica.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Of Light And Shadows (feat. Mike Vescera) 5:05
2. Enter The Storm (feat. Louie Gorgievski) 5:01
3. Total Devastation (feat. Sean Peck) 5:30
4. Prognatus Ut Obscurum (feat. Zak Stevens) 6:15
5. Reborn In Fire (feat. Chris Ninni & Mike Zoias) 4:35
6. Beyond Daybreak (feat. Steve Grimmett) 4:24
7. Death Machine (feat. Louie Gorgievski) 4:44
8. Searching Within (feat. Louie Gorgievski) 4:54
9. Rising (feat. Carlos Zema) 4:45

Line-up:
Mike Vescera, Louie Gorgievski, Sean Peck, Zak Stevens, Mike Zoias, Chris Ninni, Steve Grimmett, Carlos Zema – Vocals
Stu Marshall – Guitars/Bass/Orchestra
Jasix – Drums

Additional musicians:
Bobby Williamson – Keyboard Solo
Louie Gorgievski – Additional Harmonies
Toshinori Kamiya – Intro Screams
 

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