Recensione: Reborn VI / Dishonor-able [Split]

Di Daniele D'Adamo - 18 Marzo 2015 - 0:01
Reborn VI / Dishonor-able [Split]
Band: Sepolcral
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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50

L’idea di pubblicare degli split è foriera sia di buone riuscite e ottime pubblicità per band che, altrimenti, non avrebbero modo di farsi notare; oppure di flop che, al contrario, rischiano di suscitare l’effetto opposto a quello sperato. Non esistono vie di mezzo, insomma. E questo perché il poco tempo che ciascun ensemble ha a disposizione non lascia spazio a particolari approfondimenti, costringendo, magari, i musicisti a lasciare fuori dalla porta del materiale addirittura migliore di quello inserito nel disco. Con il risultato, inoltre, di generare una competizione tale da portare inevitabilmente uno dei due gruppi a essere ‘vincitore’, e l’altro ‘perdente’.

Quest’ultima fattispecie pare sia proprio quella cui inserire “Reborn VI / Dishonor-able”, album della SG Records che unisce gli EP “Reborn VI” (2013) dei friulani Sepolcral e “Dishonor-able” (2015) dei marchigiani Antagonism. Due realtà italiane dalla notevole esperienza (i Sepolcral sono nati nel 1992, gli Antagonist nel 2005), peraltro autori di discografie non abbondanti ma complete di full-length.

Il campo di azione sia dei primi, sia dei secondi, è il death metal. Senz’altro più ortodosso nel caso dei Sepolcral, che basano la loro proposta su una matrice piuttosto classica, ancorché tirata a lucido per l’occasione. Gli ottimi suoni di song violentissime come “Angerlust” non hanno nulla da invidiare a quelli attualmente proposti dai migliori act del genere, e ciò è senz’altro da imputare non solo all’esteso retroterra culturale dei Nostri, ma anche a una preparazione tecnica inappuntabile. Tanto è vero che alcuni passaggi più elaborati (“Plague”) possono far venire in mente il principe dell’arzigogolo, e cioè il ‘technical death metal’. Tolto di mezzo il breve intermezzo ambient “Charon”, i minuti a disposizione dei Sepolcral sono una quindicina. Un po’ pochi per consentire di sviluppare qualcosa di davvero sostanzioso ma, soprattutto, di lasciare traccia nella mente dell’appassionato. Le canzoni non sono male, tuttavia tendono ad appiattirsi con gli ascolti, non rivelando molto di più rispetto alla già menzionata abilità tecnica.   

Ancora di meno è la durata ad appannaggio degli Antagonism. Anche in questo caso occorre tagliare l’intro senza titolo per lavorare su una dozzina di minuti e nulla più. A differenza dei Sepolcral, gli Antagonism si basano su sonorità orientate sul versante *-core. Hardcore, in particolare, come dimostra per esempio “Disonorevole”, dai testi (piuttosto scontati) in lingua madre. Quello che qualche anno fa si chiamava ‘nu-metal’, in parole povere. Per questo, lo stile non regala granché, in termini di originalità, e anche l’innesto di una female vocals non apporta variazioni sul tema. Complessivamente, una prestazione un gradino più in basso rispetto a quella dei Sepolcral.

Il che definisce il poco spessore di un’opera senza dubbio importante per le due formazioni tricolore, ma della quale si poteva fare a meno nell’economia del death metal italiano.

Daniele “dani66” D’Adamo

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