Recensione: Recipe For Disaster

Di Alberto Biffi - 16 Giugno 2010 - 0:00
Recipe For Disaster
Band: Third Eye
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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77

“Melius Abundare Quam Deficere”.

Questa locuzione latina sembra il motto seguito dal gruppo trattato in questa recensione e, come vedremo in seguito, soprattutto dal loro singer e leader indiscusso.

I Third Eye, questo il nome del combo, sono una band danese che, per mettere immediatamente le cose in chiaro, rappresenta musicalmente un incrocio (i paragoni sono spesso fastidiosi ma restano l’unico ed impietoso modo per spiegare la musica in modo rapido e fruibile) tra Nevermore, Fate, Control Denied e King Diamond, il tutto suonato con una “intenzione” decisamente progressive.

Il primo episodio di questo lavoro, “Solitary Confinement”, è un ottimo brano che, ricordandoci gli episodi meno thrashy della band di Warrel Dane,  ci mostra immediatamente le potenzialità enormi di un gruppo che ha come singer un vero e proprio Freak.
Per Johansson (ex Crystal Knight ed ex Fate), è decisamente un vero fenomeno della natura.
Al pari della posseduta Emily Rose di cinematografica memoria, il nostro cantante si esprime con almeno una dozzina di voci differenti, al punto che potremmo pensare che il dazio pagato per il suo dono, sia davvero un patto con il demonio se non una vera e propria possessione diabolica.
Johansson è accostabile all’ottimo Tim Aymar e il nostro “cassetto della memoria” (come Jerry Scotti ci insegna) si apre, ricordandoci il mai dimenticato  Chuck Schuldiner che appellava il “suo” singer come “l’uomo dalle 1000 voci”.
Sorridendo, pensiamo che se Evil Chuck avesse potuto ascoltare Johansson, avrebbe dovuto aggiungere almeno tre zeri alla sua ridondante definizione.
Parti recitate che sembrano fare il verso a Dane, acuti halfordiani, falsetti degni del re diamante, cantanti aggressivi ai limiti del growl, armonizzazioni impossibili ed un’alternanza continua di tecniche ed approcci vocali che, quantomeno al principio, disorientano non poco.

Riproviamoci, altro giro.
L’idea di un pazzo psicopatico affetto da disturbi della personalità, che fuggito da un manicomio si era impossessato di un microfono, ora ci fa sorridere. Johnasson è sicuramente un grande singer, in grado di fare la fortuna di qualsiasi metal band.
“Recipe for Disaster” ora è chiaro e definito, come una fotografia che sviluppandosi nel suo acido bagno, lascia intravedere l’immagine che celava. Il disco ora è uscito dalla sua “camera oscura”.
Tutto questo, per farvi comprendere come in questo lavoro, la carne al fuoco è davvero molta.

Riff potentissimi, assolo splendidi e un lavoro ritmico davvero stupefacente, non sono la cornice per la prestazione del singer, ma una volta assorbito il platter e la sua essenza, capiamo che tutto è incredibilmente “dosato” e pensato, ragionato e valutato.

Un approccio decisamente progressive metal, in cui una tastiera sempre presente e mai invadente, arricchisce e stratifica ulteriormente brani davvero belli.
Simon Long Krogh, (tastiere) si rende protagonista di un’ottima prestazione, destreggiandosi tra tappeti e filler, tra solo a volte dal sapore hard rock a suoni moderni e “spaziali”, che giovano non poco alla proposta “claustrofobica” ed oscura del combo.

Michael Bodin e Thomas Kuhlmann si dimostrano grandi axemen, in grado di cesellare ritmiche taglienti e complesse, quanto soli tecnicamente impressionanti e melodici e non ultimi, arpeggi malinconici ed oscuri.
Andreas Schumann al basso e Martin Damgaard (ex Sweet Leaf) alla batteria, sorreggono e spingono il tutto con potenza e precisione. Cambi di tempo improponibili nella loro difficoltà, tempi dispari e attacchi frontali decisamente metal sono il segno indelebile che lasciano in questo lavoro tanto complesso quanto bello.

Dopo innumerevoli ascolti, disamine e ragionamenti, arriviamo alla conclusione che i Third Eye propongono una musica sì complessa ed articolata, ma assolutamente genuina e suonata con passione e convinzione.

Un metal “intelligente” e “adulto” quanto quello dei Control Denied e del pluricitato gruppo dell’ex Sanctuary, Warrel Dane.
Comprendendo finalmente il disco ed il valore delle gemme in esso incastonate, non possiamo fare altro che, ascolto dopo ascolto, riconoscerne il valore indiscusso.

– Sint ut sunt aut non sint –

Siano come sono…o non siano.

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Tracklist:

01.    Solitary Confinement
02.    Reciper For Disaster
03.    Dark Angel
04.    Six Feet Under
05.    Eye Of Envy
06.    Psychological Breakthrough
07.    Darkness Into Dawn
08.    Snake In The Grass
09.    The Sacred And The Profane
10.    The Psychiatrist

Line Up:

Per Johansson – Voce (ex Crystal Knight Album “Crystal Knight” / Fate “Scratch ‘ N Sniff”, “Fate V”)
Michael Bodin – Chitarra (ex Prophets doom – Northern empire)
Martin Damgaard – Batteria (ex Sweet Leaf)
Thomas Kuhlmann – Chitarra
Andreas Schumann – Basso
Simon Long Krogh – Tastiere
 

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