Recensione: Recursive

Di Matteo Lavazza - 6 Agosto 2004 - 0:00
Recursive
Band: Methedras
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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85

Nati nel 1996 e con alle spalle un demo e due promo, usciti rispettivamente nel 1997, 2001 e 2002, i Methedras arrivano all’esordio sulla lunga distanza, si fa per dire visto che il cd dura poco più di 30 minuti, con questo “Recursive”.

La proposta della band è un Thrash/Death vecchia maniera che pesca un po’ dai Death, per certe soluzioni ritmiche, e molto di più dagli ultimi Testament, quelli del pluriosannato “The Gathering”, avendo però l’accortezza e l’intelligenza di non scadere mai nella sindrome dei copioni, ma riuscendo sempre a donare alle canzone quel tocco personale che le rende davvero avvincenti, come è ben dimostrato dall’iniziale “L.R.S.”, brano aperto da un riff che riporta subito alla mente i riff del mai troppo compianto Chuck Schuldiner, prima di esplodere in un inferno Thrash, una canzone davvero potentissima, anche per merito della voce davvero cattiva di Claudio, che si cimenta in una sorta di Growl alternato ad altre parti quasi in screaming.

Tutto il cd è un aggressione continua, ma i Methedras riescono comunque ad aggredire l’ascoltatore senza annoiarlo dopo poco, grazie alla varietà compositiva che viene fuori da canzoni davvero molto belle come “Drowning by Torment”, dotata di un ottimo groove e di un parte centrale davvero splendida, lenta e cupa nonché di una potenza devastante, “Wreck ‘n’ Roll”, aperta da un riff lento e pesante prima di esplodere in una sfuriata Thrash che rimanda la memoria ai Testament anni ’80, davvero molto ben studiati ed eseguiti anche i numerosi cambi di tempo che donano dinamicità al tutto, “Time to Die”, mid tempo roccioso e cattivo dotato di un ritornello davvero azzeccato ed avvincente, “The Denied God”, rocciosa come non mai con delle melodie vocali davvero splendide per il genere, “Under”, Thrash allo stato puro che non potrà non esaltare gli amanti del genere, con uno stacco centrale dotato di cambi di tempo spezzacollo, e “Darkness”, degno finale di un lavoro davvero molto bello, dopo un inizio che grazie ad una tastiera molto cupa richiama atmosfere da film horror il brano esplode in un crescendo di aggressività con un occhio sempre rivolto al groove tra accelerazioni e stacchi davvero violentissimi.

L’unico brano a non avermi convinto del tutto è “My Iniquity Whirl”, che seppur tutt’altro che disprezzabile mi è sembrato leggermente sottotono rispetto al resto del disco.

I suoni sono decisamente molto buoni, secondo me l’unica cosa non proprio all’altezza sono i suoni delle chitarre soliste, non sempre in evidenza come mi sarebbe sembrato giusto.

Tecnicamente il gruppo è davvero bravo, soprattutto in fase ritmica la band gira davvero alla grande, riuscendo ad esprimere una potenza davvero incredibile.

Come ho già avuto modo di scrivere altre volte la scena Thrash italiana sta mettendo in mostra, negli ultimi tempi, uno stato di salute davvero ottimo, adesso sta a tutti noi supportare come si deve questa scena, e quando ci sono uscite come questo “Recursive” dare il giusto supporto al nostro underground diventa solo un piacere.

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